Ricostruzione postsismica

Written by Nicolò Piro on .

Valutazione attuale: 1 / 5

Stella attivaStella inattivaStella inattivaStella inattivaStella inattiva
 

R i p e t.

RICOSTRUZIONE POSTSISMICA

 

<La Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita>: l' affresco di Maolino, che aveva come aiutante il più Giovane Masaccio, facente parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.

 

Deve essere percepita come fenomeno complesso con al centro l' uomo e la città, questa considerata latu sensu, deve necessariamente essere incastonata tra polarità come antropologia umana e sociologica urbana, da una parte, urbanistica e architettura (URBATETTURA), dall' altra, tenendo in debito conto categorie come teoria (Teoria di architettura e Teoria di urbanistica) e ricerca (urbana, abitativa, edilizia, sociale, etc.), aperta ad un contributo internazionale il più ampio possibile e non consegnata ad avventurieri cotti e stracotti della malapolitica italiana – tale è il commissario straordinaro per la ricostruzione nelle aree colpite dai sismi dell' agosto e ottobre 2016, Signor Vasco Errani - e a demiurghi artificialmente costruiti, come è emerso dalla superficiale e deformante intervista dell' 8. Giugno u.s. concessa dall' architetto e p(i)anificatore urbano, Stefano Boeri, a La Repubblica, "incaricato" in pieno stile Emilia-Romagna . . . magna nientepocodimenoche dal commissario straordinario per la ricostruzione.


Occorre tener conto che l' idea nasce dalla mente malata di un Matteo Renzi, il politicante tuttofare che a cavallo dell' ippogrifo esce da una novola e penetra nell' altra in cerca di quella fortuna politica che gli dovrebbe essere negata. E così che si affrontano le emergenze per calamità naturali in "questa" italia scassata, sfacciata e senza pudore dopo che la Germania da ben sessant' anni si sforza di dimostrare quanto irrinunciabile sia l' apporto del contributo di idee per affrontare le emergenze, rinnovare la città, rianimanndo teoria, didattica e ricerca, ristudiando i "grandi" del passato per capire, intanto, che l' Urbanistica è una parte della Pianificazione urbana ad occuparsi essenzialmente della dimensione costruttiva e spaziale della città a differenza e a completamento della dimensione sociale, economica, ecologica della Pianificazione urbana e spaziale.

Poiché, per intenderci, l' Urbanistica è connotata dal rapporto con le risorse materiali e fisiche quali il suolo, l' edificazione, le infrastrutture, e il verde e/o per ricordare Ildefonso Cerdá: "L' Urbanistica (urbanización) è . . . un disporre di edifici così tra loro in rapporto e comunicazione in guisa che gli abitanti possono incontrarsi, aiutarsi reciprocamente, difendersi e assieme attivare quei servizi che senza danno personale contribuiscono alla crescita e allo sviluppo del benessere generale e del progesso".

E si, poiché l' Urbanistica - per ricordarlo all' architetto - è per le sue origini una disciplina architettonica, oltre che scienza. Fino all' inizio dell' era industriale un dato incontestato. Non soltanto tecnica ed estetica stavano una accanto all' altra, bensì URBAnistica e ArchiTETTURA, oggi: URBATETTURA. Architetto e ingegnere erano nella stessa persona. L' architetto-ingegnere progettava gli edifici e pianificava la loro disposizione, rappporti e collegamenti tra loro. Nel noto trattato di L.B. Alberti, De re aedificatoria (1485), che ci ha consegnato una sistematica rappresentazione dell' intreccio per la pianificazione dell' ambiente costruito, l' Urbanistica viene espressamente e dettagliatamente trattata per assumere verso la fine del 19. Secolo, l' espressione di "Staedtebau" (lett.: costruzione della città) in Germania e Austria, grazie al ruolo-guida dell' urbanistica tedesca e austriaca tra il 1890 e il 1914, di "Stedebouw" in Olanda, di "urban design" o "city design" a differenza di "urban planning" (city planning, town planning) o Pianificazione urbana in Gran Bretagna, di "Urbanisme" (raramente "urbanisation“) e "aménegement urbain" in Francia, di "urbanismo" (per I. Cerdá "urbanización" in "Teoria general de la urbanización", 1867) in Spagna e "urbanistica" in Italia.

Ma cosa viene a raccontarci l' architetto dei "boschi verticali per sdolcinati milanesi, Stefano Boeri, senza spendere una parola o un concetto (poiché non può) sulla Sociologia urbana, sui muitamenti sociali in corso in una Italia che al proletariato ha sostituito il precariato, depone gli anziani in case di pena gestite da personale privo di elementari nozioni di geriatria e psicoterapia per masscrarli a botte, sulla riorganizzazione degli spazi abitativi con al centro una rivisitata tipologia della casa urbana "a schiera" nella tipicità della città europea, del tessuto urbano dominante nella città italiana e, soprattutto, nei centri minori, sulla struttura e qualità dello "spazio pubblico" (la "cultura" dello spazio pubblico per Jürgen Habermas) per il quale Richard Sennet, in riferimento a Kevin Lynch, sostiene essere occasione di <identificazione degli abitanti con la loro città in forza di articolate figure architettoniche le cui ben definite e caratteristiche qualità d' immagine consentono (per Aldo Rossi) la sua presa di possesso>.

Dunque nuovi standards edilizi e abitativi per la casa urbana "a schiera (ingl.: the townhouse) con i quali connotare i processi di ricostruzione e di renovatio urbis per i quali una fonte inesauribile d' ispirazione e di identificazione degli abitanti ci viene data dai tessuti urbani della città medievale dell' Italia centrale, ma anche dalla lettura delle "Città invisibili" laddove Italo Calvino scrive: "Aldilà dei sei fiumi c' è Zora, una città che nessuno di chi l' ha vista può dimenticare. Con le sue sequenze di strade e case lungo le strade Zora ha la caratteristica di restare punto per punto nella memoria, anche se non ha particolari bellezza e rarità da mostrare". Il tutto è, pertanto, più importante delle sue parti, mentre l' insieme urbanistico-spaziale trova nello spazio pubblico la sua sceneggiatura e la singola casa ritmo e struttura, soprattutto nella premessa che si tratti di case di una precisa e determinata dimensione in larghezza del fronte e altezza dell' edificio e che la sua architettura non appaia bizzarra e appariscente. L' idea di una casa possibilmente stretta, acquisita come unità canonica <muro a muro> sviluppantesi in altezza, scomparve con l' avvento del Movimento Moderno (si ricordano a tal uopo le "Siedlungen" della Germania alla fine del primo conflitto mondiale) facendoci dimenticare che l' ordinata successione della casa urbana "a schiera" era sinonimo di densità e urbanità.

Per Max Weber: "Si può cercare di definire una città in maniere diverse, ma tutte le definizioni hanno un aspetto in comune: la città è in ogni caso una composizione urbana del tipo "chiuso", giammai la successione di edifici isolati". La casa urbana "a schiera", la tipologia edilizia di maggior successo di tutti i tempi - si tratti della casa unifamiliare o dell' edificio plurifamiliare -, rappresenta l' alfabeto di un ordine grammaticale dell' architettura urbana costituendone di conseguenza la sua caratterizzazione. In tale ruolo la sua disposizione come quinta scenica dello spazio urbano di strade e piazze la casa urbana "a schiera", come corpo edilizio con prospetto sulla strada e retroprospetto sul giardino privato o sulla strada retrostante, rappresenta un principio costitutivo della città. Questa convenzione insita nella successione della casa urbana è stata nel tempo illimitata ed oggi offre un ideale campo sperimentale per il progetto contemporaneo della dimora nella città. (v.: 1.* La guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita, l' affresco di Masolino, che aveva come aiutante il più giovane Masaccio, facente parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze, e 2. Esempi di casa urbana "a schiera" nel Comune di Amelia, provincia di Terni, Umbria).

 

 

   

 

                            

Da brevi cenni di storia e composizione urbana al progettare e costruire in zona sismica di cl..2.** in una Italia senza regole e, soprattutto, un affidabile <Diritto urbanistico> (Legge urbanistica "nazionale" e Ordinamento "nazionale" sull' uso dei suoli e dei lotti edificabili) e <Diritto edilizio pubblico> (Regolamenti edilizi "regionali" e Statuti urbani), Norme edilizie, Diritto professionale per categorie professionali (archh., ingg., geomm.), efficienti Scuole di Architettura e d' Ingegneria, Istituti Tecnici Superiori per Geometri, Scuole professionali per la formazione di muratori e carpentieri, etc.

Costruire in zona sismica, per intenderci, all' insegna di sicurezza, economia, funzionalità, estetica, responsabilità verso la committenza, sia pubblica che privata. Casa urbana "a schiera" in laterizio autoisolante o con gabbia di c.c.a. (paramenti in mattoni pieni, spessore ad 1 testa con intercapedine di 25 cm. in c.c.a. del tipo leggero, solette in c.c.a. e non in laterizio) senza il ricorso a materiali coibenti (tranne per i tetti e strutture interrate in forma di coibentazione perimetrica. Case con cantinato o senza, con fondazioni dei muri portanti esterni e di controventatura interna ad una profondità tale, estesa ad edifici contigui separati da una fuga di 25 mm, in guisa da <ancorare> l' edificio al suolo, tenuto conto che le onde sismiche raggiungono la massima intensità sulla superficie terrestre.

Ci racconti qualcosa, l' architetto (non urbanista, ma "p(i)anificatore" urbano, non storico della città né studioso di sociologia urbana), Stefano Boeri, e, piuttosto, si faccia portatore di un messaggio di pulizia, di etica professionale e di responsabilità civica, sollecitando: a. Concorsi internazionali di progettazione urbana e di architettura aperti al contributo di architetti di Paesi come Svizzera, Austria, Germania, Francia, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Danimarca, Cina, Giappone; b. L' allontanamento di smorfie politiche e umane come i sigg. Graziano Delrio e Vasco Errani; c. L' istituzione di una Commissione ministeriale che, in sintonia con i Consigli Nazionali di ingg. e archh., sottoponga al Governo un convoluto di "Direttive progettuali e tecniche" per interventi su scala nazionale dalla cui ottemperanza si faccia dipendere la richiesta e il corretto impiego di fondi europei.

 

Stampa