< weniger ist mehr >
(m
eno è più)
(L. Mies v. d. Rohe)

 

La casa urbana "a schiera" o townhouse

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<Oltre sei piedi c'è Zora, una città che nessuno che l'abbia mai vista può dimenticare. Zora ha la proprietà di essere ricordata punto per punto con la sua sequenza di strade e case lungo le vie, anche se non ci sono particolari bellezze o rarità da mostrare> (Italo Calvino, Le città invisibili). Quindi il tutto è più importante delle sue parti. L'insieme urbano riceve il suo palcoscenico nello spazio pubblico e, in ogni singola casa, struttura e ritmo. La premessa in verità è che si parli soprattutto di case di una determinata dimensione, cioè in larghezza e altezza, la cui architettura non deve necessariamente essere bizzarra, evidente o invadente..

 

L'idea di una casa come unità definita, possibilmente strettamente delimitata, che si erge come unità urbana fondamentale <muro a muro> in un blocco edilizio urbano, scomparve in gran parte con l' avvento del Movimento Moderno cedendo il posto a insediamenti con i loro “oggetti” dalle dimensioni indefinite che si ergono nel verde.

 

Questa giustapposizione ordinata della casa “a schiera urbana” è un segno della densità e dell' urbano. Max Weber: <Si può provare a definire una città in modi molto diversi. Tutte le definizioni hanno tuttavia in comune: il dato che si tratta comunque di un insediamento del tipo chiuso, e non di una o più dimore singolarmente dislocate. Al contrario, le case nelle città tendono ad essere prevalentemente contigue <muro a muro> tra loro, donde il rilievo e la possibilità di poter definire una città in diversi modi, facendo della casa a schiera urbana, nelle sue variazioni dimensionali - non ha importanza sia che si tratti di una casa monofamiliare o plurifamiliare -, la tipologia edilizia di maggior successo di tutti i tempi, percepita come l'alfabeto di un ordine grammaticale dell'architettura urbana che contemporaneamente ne definisce i caratteri e l' identità.

In questo ruolo, per la sua disposizione come definizione e quinta nello spazio pubblico costituito da strade e piazze, la casa urbana a schiera rappresenta un principio costitutivo della città in dipendenza di alcuni suoi tratti caratteristici: è bifronte in tessuti urbani a cortina semplice; ha una facciata principale su sulla strada ed una secondaria nel caso della presenza di un giardinetto privato posteriore; un fuori e un dentro e un su e un giù.

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Il futuro del ' abitare e della città

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<La Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita>: l' affresco di Maolino, che aveva come aiutante il più Giovane Masaccio, facente parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. Sullo sfondo splendidi esempi della casa urbana "a schiera" con 4 piani.

Alcun tema occupa e preoccupa le società della grande famiglia mondiale in maniera così intensa come l' abitare, sia che si tratti della casa che della città. Si tratta di un trend centrale del quale in Germania ad occuparsi è lo „Zukunftinstit“, che,,fondato nel 1998, ha caratterizzato in maniera notevole la ricerca sul futuro ponendosi come un influente Thin Tank della ricerca europea sui ternd e sul futuro. L' ambito della sfida quotidiana ruota intorno alla domanda: quali cambiamenti, trends e megatrends caratterizzano il nostro presente e quali deduzioni si possono trarre per il futuro della società, dell' impresa e della cultura.

Il tema dell' abitare non riflette gli aspetti se in proprietà o in affitto, bensì larelazione tra pubblico e privato, famiglia e lavoro, libertà individuale e sicurezza colletiva. In primopiano si pongono i concetti dell' abitare che devono rispondere alle cogenti domande poste dai mutamenti demografici in corso e in definitiva in che modo di reagire sia ai cambiamenti climatici che agli avvenimenti della natura. Le recenti inondadazioni in Italia, in Europa e nel mondo ha conferito (meno in Italia) al dibattito sul futuro dell' abitare una completamente nuova dimensione e una inaspettata forza esplosiva. Ma anche imprese di servizi e del terziario in quasi tutte le branche: dalle banche alla gestione dei rifiuti urbani, dall' industria dei mobili fino all' high-tech, dalla gastronomia ai gestori di servizi di formazione.

Gli ambiti del dibattito non sono nuovi e, come da storia ed esperienza, già in tempi lontani l' Italia è sta una precorritrice. Nel primo die dieci libri del re aedificatoria, Leon Battista Alberti paragona lo stato a una grande casa e la casa, a sua volta, a un piccolo stato. Nella parte successiva si chiarisce che egli non intende riferirsi all' involucro, bensì agli spazi della casa, allorché presenta gli elementi della grande casa come Casipole, Atrio, Portico, etc. Nel quinto libro, nell' nesposizione sugli edifici privati, l' Alberti definisce la casa come una piccola città, durante la costruzione della quale si debba prendere in considerazione alla stessa maniera tutto quanto si associa all' impianto di una città: <La città è una grande casa per una grande famiglia>. In quanto „casa grande“ lo stato e la città sono posti in analogia: nella struttura spaziale della città. Corrispondentemente nell' articolazione spaziale di una „casa grande, si rispecchia la struttura della società urbana.

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Ricostruzione postsismica

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R i p e t.

RICOSTRUZIONE POSTSISMICA

 

<La Guarigione dello storpio e resurrezione di Tabita>: l' affresco di Maolino, che aveva come aiutante il più Giovane Masaccio, facente parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.

 

Deve essere percepita come fenomeno complesso con al centro l' uomo e la città, questa considerata latu sensu, deve necessariamente essere incastonata tra polarità come antropologia umana e sociologica urbana, da una parte, urbanistica e architettura (URBATETTURA), dall' altra, tenendo in debito conto categorie come teoria (Teoria di architettura e Teoria di urbanistica) e ricerca (urbana, abitativa, edilizia, sociale, etc.), aperta ad un contributo internazionale il più ampio possibile e non consegnata ad avventurieri cotti e stracotti della malapolitica italiana – tale è il commissario straordinaro per la ricostruzione nelle aree colpite dai sismi dell' agosto e ottobre 2016, Signor Vasco Errani - e a demiurghi artificialmente costruiti, come è emerso dalla superficiale e deformante intervista dell' 8. Giugno u.s. concessa dall' architetto e p(i)anificatore urbano, Stefano Boeri, a La Repubblica, "incaricato" in pieno stile Emilia-Romagna . . . magna nientepocodimenoche dal commissario straordinario per la ricostruzione.

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Politica, casa, città & società

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Politica, casa, città & società

 

Le dimostrazioni di piazza a Hong Kong sono una chiara richiesta di democrazia da parte della società e in particolare dei giovani. Non si sentono rappresentati dal loro governo e lottano nelle strade per la loro idendità. E così anche in Italia in quisa da sostituire le proteste contro la TAV con richieste più cogenti come, p.e., il diritto all' abitazione e alla città?

 

Vivere a Hong Kong, una delle più popolate megacity del mondo, è stato sempre un problema a causa degli affitti in aumento. Per i giovani, anche una piccola abitazione, è stato sempre un sogno irrealizzabile, donde la loro protesta.

                                     

 

Il fenomeno è ormai globale: la popolazione cresce e le città sono sottoposte ad un crescente processo di densificazione conseguente al processo d' implosione, dopo la dissennata crescita espansiva con l' invasione, l' infrastrutturazione primaria e la cementificazione del territorio (la „campagna“ nel Medioevo!). Altrove molti architetti hanno affrontato con consapevolezza il tema e in tal senso, con punto di partenza il Giappone contemporaneo, si è registrato un continuo moltiplicarsi di cosiddette Tiny House-Minicase nelle quali è possibile abitare in pochi metriquadrati e in maniera confortevole. Dai tubi sovrapponibili di Hong Kong fino alle alle casette strette in un interstizio urbano di Varsavia.

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DULCE ET DECORUM EST PRO CIVITATE VIVERE

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DULCE ET DECORUM EST PRO CIVITATE VIVERE

Le tipologie della casa urbana "a schiera" e della casa urbana "a torre" del Medioevo.

Due tipi edilizi da reinterpretare, grazie anche al filone illuministico del 18. Secolo in Francia e nel contesto più ampio e articolato di una ricostruzione postsismica e di una umanizzante rigenerazione urbana in Italia.

Premessa

Il Medioevo, con le sue città e borghi, come grande risorsa di Cultura e fonte inesauribile di ricerca, lavoro e innovazione.
. . .

Dal Rinascimento all' Illuminismo.

Ogni epoca s' è data un' immagine propria del Medioevo. Per gli Illuministi del 18. Secolo è stata è stata un' epoca connotata da superstizioni e crudeltà, a differenza fondamentale dal punto di vista dei Romantici, per i quali s' è trattato di un' epoca contraddistinta da spiritualità e comportamenti cavallerschi.

Naturalmente nessuno sapeva nel Medioevo di vevere nel Medioevo.L' etichetta retroattiva consegnata a tale epoca deve essere ricondotta a quelle generazioni nate a cavallo tra la fine del Basso Medioevo e la fase del Proto-Rinascimento,.i cui eruditi ricorsero al nomignolo Medioevo con una certa aria di superiorità per dividere le loro radici culturali giammai con i loro predecessori medievali, piuttosto con il patriziato dell' antica Roma, donde la tripartizione della storia in <Antichità, Medioevo ed Era moderna> e il ricorso degli Umanisti all' espressione pregna di adulazione "Rinascenza", poi Rinascimento.

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Ricostruzione postsismica

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RICOSTRUZIONE POSTSISMICA

TRA SOSTENIBILITÀ ESTETICA, STABILITÀ SOCIALE

E

BELLEZZA URBANA

 

Come può essere intanto sostenibile la ricostruzione postsismica se non viene amata della politica, dalla società (architetti compresi) e se la città italiana, latu sensu, non viene apprezzata, amata e ritenuta bella dai suoi abitanti?

Tra le rrichieste odierne di sostenibilità dell' ambiente costruito è pertanto necessario sottoporre a riflessione l' estetica della città storica e dei centri minori italiani del Trecento, la cura indispensabile per consentirne la durabilità nel tempo, la stabilità sociale e la loro bellezza, poiché in realtà i reali caratteri compositivi dei nostri edifici storici, degli spazi urbani e degli ensambles che li contestualizzano hanno una rilevante implicazione in relazione a quanto oggi s' intende per sostenibilità ecologica, economica e sociale. È il caso di parlare di una certa predisposizione a recepire o meno un luogo, recepirne i caratteri visibili e invisibili necessari a soddisfare il benessere estetico mancando il quale non può aver luogo quel senso di appartenenza che grazie alle forme espressive dell' ambietnte costruito contribuiscono non poco al consolidamento della stabilità sociale.

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