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(L. Mies v. d. Rohe)

 

Il Bello e il Sublime in I. K a n t

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Il Bello e il Sublime in I. K a n t

Della critica della forza del giudizio: Analisi del Bello e Analisi del Sublime

 

 

Bello della natura, oggetto e concetto della limitazione. In sostanza il bello della natura non può che essere riferito alla forma dell' oggetto, la quale consiste nella limitazione. Il sublime, invece, può trovare il suo riferimento anche in un oggetto informe dove il <gesto> (tede.: dieGestaltung) non ha trovato ancora la sua collocazione, in quanto in esso, o per per suo motivo, sia rappresentata una illimitatezza a cui si aggiunga il pensiero della sua totalità. In tal guisa l' oggetto può trovare la sua rappresentazione in quanto sublime in due modi: sublime matematico e sublime dinamico.

 

"Sublime" chiamiamo noi ciò che in sé è grande. Ma tra l' essere grande e una grandezza, sostiene Kant, occore collocare alcuni concetti come quello di magnitudo e quantitas. Nello stesso tempo sempliciter dire che qualcosa è grande e come dire che assolutamente è grande. Kant precisa: <absolute, comparative magnum>. Esattamente, scrive Kant: <Das letztere (cioè "magnum"), was über alle Vergleichung ist>: ciò che è sopra tutti i confronti, che si può interpretare per dire che sublime matematico è ciò che è assolutamente grande, ciò che è grande al di là di ogni comparazione. Ma cosa significa l' espressione secondo cui qualcosa può essere grande o piccola o mediocre? Certamente non si tratta di un concetto comprensibile; men che una visione dei sensi e ancor meno un concetto della ragione, poiché alcun principio della conoscenza conduce al Sublime. Deve essere, allora, un concetto della forza del giudizio o di un principio da questa derivante o una soggettiva praticità dell' idea che poggia sul principio della forza del giudizio. Se poi la Natura - ed ecco un Kant a noi contemporaneo in riferimento alla profonda crisi ambientale - deve esssere giudicata da noi dinamicamente sublime, deve essere rappresentata come tale da provocare timore, poiché il piacere del sublime è diverso dall' altro del bello che produce direttamente un sentimento di esaltazione della vita, mentre il sublime è un piacere che ha solo un' origine indiretta in quanto sorge dal sentimento di un momentaneo arresto delle energie vitali, cui segue una loro esaltazione. Ed è così che Sublime è ciò di cui il solo fatto di essere pensato dimostra la presenza di una facoltà del nostro animo che trascendeogni misura sensibile.Kant: <Erhaben ist,was auch nur denken zu können ein Vermoegen des Gemuets beweiset, das jeden Masstab der Sinne übertrifft.>

 

Il sentimento sublime della Natura è pertanto riguardo e rispetto per la nostra propria destinazione (Bestimmung) mettendoci nella condizione di intuire la superiorità della determinazione razionale delle nostre facoltà conoscitive anche, se non soprattutto, sul massimo potere della sensibilità.

Dove sta allora il Sublime, si chiede Kant, se non in alcuna cosa della Natura, bensì nel nostro animo, in quanto noi possiamo riconoscerci superiori alla Natura?

 

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