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(L. Mies v. d. Rohe)

 

Inflazione e salario minimo

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Il problema immanente è noto: ovunque in Europa lo scenario è caratterizzato da un'inflazione elevata, che colpisce soprattutto coloro che guadagnano particolarmente poco, perché spendono gran parte del loro reddito per beni di prima necessità come l'energia e l'energia, che sono diventati particolarmente costosi .
Quindi la domanda che si pone è: cosa fare? Pertanto, ovunque esista, il salario minimo legale diventa un problema con un focus su quanto dovrebbe aumentare in modo che i redditi più bassi non si riducano finanziariamente. Dalla Spagna all'Inghilterra passando per l'Europa centro-settentrionale, ma meno nei paesi del Nord Europa come Danimarca e Svezia, il dibattito è aperto. In Germania, i datori di lavoro hanno scavalcato i sindacalisti con l'aiuto del capo della commissione neutrale e il salario minimo aumenterà solo di 41 centesimi nei prossimi due anni. È più che chiaro che, dato l'aumento imprevisto del salario minimo da parte del governo nel 2022, è sufficiente, sostengono i datori di lavoro. Ma come stanno andando le cose in altre parti d'Europa nel momento in cui una nuova direttiva di Bruxelles che gli stati dell'UE devono attuare entro il 2025 porta una nuova dinamica al dibattito accanto all'inflazione? Ciò significa che esiste per la prima volta un quadro europeo, anche se la legge non prescrive alcun salario minimo o il loro importo. Al contrario, raccomanda come trovare un adeguato limite salariale inferiore, che i datori di lavoro devono poi rispettare. Un criterio, o uno tra pochi, è il potere d'acquisto, cioè il denaro rimasto dopo l'inflazione. Inoltre, l'UE fa riferimento a valori di riferimento internazionali standard, secondo i quali il salario minimo dovrebbe essere almeno il 60 percento del salario medio di tutti i dipendenti e questo significa un aumento fino a 14 euro in Germania.

Ad evitare discorsi lunghi e noiosi poniamo l' attenzione sugli estremi quali, a nostro debol parere, possono essere l' Italia odierna della neo -postafascista Giorgia Meloni e della chiacchierona a vuoto Elly Schlein, da una parte, e i Paesi Scandinavi ad alta tradizione socialdemocratica, come Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia. Con punto di forza Danimarca e Svezia, dall' altra. Per quanto riguarda l'Italia, la questione non è quanto dovrebbe essere il salario minimo, ma se esso debba avere una qualche giustificazione nell'ambito del dibattito in corso in cui le sinistre sono favorevoli e le destre contrarie, senza aver mai preventivamente chiarito le loro posizioni con i sindacati la maggior parte dei quali rifiutano un salario minimo legale, facendo riferimento ai contratti collettivi da loro negoziati ritenuti vantaggiosi in quanto regolano non solo i salari, ma anche le condizioni di lavoro nel loro insieme. <Sine ira et studio> bisognerebbe tornare un po' indietro nel tempo, e cioè verso la fine degli anni Dieci del 20° secolo, allorché videro il loro battesimo le due grandi „rivoluzioni d' Ottobre, la fascista e la bolscevica, con la prima anticipata a Milano dal Manifesto dei Fasci di combattimento (6 giugno 1919) e la seconda, nella sua fase finale e decisiva della Rivoluzione russa, iniziata in Russia nel febbraio 1917, che, orfana di un autentico programma sociale, segnò dapprima il crollo dell'Impero russo e poi l'instaurazione della Russia sovietica.

La „questione sociale“ posta dal primo e autentico Fascismo di Benito Mussolini, impostata su un perentorio <Noi vogliamo>, fu autenticamente tranchant. Il 23 marzo 1919, presso il Circolo per gli interessi industriali e commerciali in piazza San Sepolcro a Milano, questi fonda i Fasci di combattimento il cui Manifesto, pubblicato su il Popolo d' Italia il 6 giugno 1919, propugna radicali proposte di riforma politica e sociale come risposta e margine „ai due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra“. Soltanto parte di queste vennero realizzate durante gli anni del regime (1922-1943), e che, pur riprese successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana – come la socializzazione delle imprese e dei mezzi di produzione -, rimasero sostanzialmente inapplicate a causa degli eventi bellici. Del „problema sociale“ del Programma di San Sepolcro, ecco i punti-cardine del „Noi vogliamo“: 1. La sollecita promulgazioine di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro. 2. I minimi paga. 3. La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell' industria. 4. L' affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici. 5. La rapida e completa sistemazione die ferrovieri e di tutte le industrie die trasporti. 6. Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull' invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di etàproposto attualmente da 65 a 55 anni.

Si dovrà attendere la fondazione della Quarta Internazionale da parte di Lev Trockij, nel 1938 a Périgny, vicino a Parigi, per poter parlare di opposizione sia nei confronti del capitalismo (lo aveva fatto già Mussolini prima della costituzione die Fasci di combattimento) che nei confronti dello stalinismo andato al potere nell' Unione Sovietica dopo la morte di Lenin, ma anche di „rivoluzione permanente“, ponendo in essere il principio secondo il quale un „socialismo“ senza „democrazia“ sarebbe stato impossibile: un dettaglio, questo, sfuggito dalla cecità di Stalin al servilismo del Pci del „bastardo“ (così sottinteso dall' emigrazione antifascista rifugiatasi a Mosca) Palmiro Togliatti nei riguardi l' UdSSR e, oggi, più che mai assente all' interno dei quadri (ammesso che di tali possa parlarsi) di un „putinismo“ fondato sul terrore dell' apparato spionistico di stato.

Fatta questa premessa e acclarato il carattere rivoluzionario (e sociale) del Primo Fascismo, nella caotica Italia di oggi esiste un'ampia rete di regolazioni tariffarie con i partiti cosiddetti di sinistra che, assieme al Movimento Cinque Stelle, tendono ad un salario minimo di nove euro che categoricamente e avulso da serie e fondate motivazioni viene bocciato da Giorgia Meloni in Parlamento nella convinzione che un presunto alleggerimento della pressione fiscale possa accontentare tutti e consentire ai datori di lavoro di giocherellare con i salari die lavoratori. E se vero è, che le aziende soffrono di non poche vessazioni legali, occorre mettere in risalto che sovente i costi salariali aggiuntivi per dipendente sono ancora una volta alti quanto il salario stesso con il risultato che, ove possibile, a volte vengono pagati stipendi estremamente bassi, spesso, tra l'altro, illegalmente e aggirando lo Stato. Pertanto accade spesso (e sovente) che a un operaio edile qualificato in cerca di lavoro venga seriamente offerto un lavoro a tre euro l'ora, e agli accademici al primo lavoro viene spesso offerta una paga molto al di sotto del livello di altri paesi dell'UE.

Nel Nord Europa, invece, il salario minimo è osteggiato in forza del principio per il quale il legislatore deve tenersi lontano dalle contrattazioni salariali. Soprattutto in Svezia, dove dalla fine degli anni '30 il rapporto tra le parti della contrattazione collettiva e il governo è stato regolato dal "modello svedese", modello scandinavo o modello nordico, secondo il quale i salari sono negoziati esclusivamente tra sindacati e datori di lavoro e fissati nei contratti collettivi. Questo modello include uno stato sociale globale e una contrattazione collettiva multilivello, integrata nei meccanismi propri di un sistema capitalistico, con un'alta percentuale della forza lavoro sindacalizzata e una grande percentuale della popolazione occupata nel settore pubblico. In questo senso, è considerato da alcuni una sintesi di successo tra le caratteristiche del sistema socialista e quelle del sistema liberista. Nei contratti, i salari minimi sono chiamati stipendi iniziali e variano a seconda del settore e spesso anche in base all'età. Un sistema che, come in Danimarca, funziona molto bene, poiché grazie a sindacati forti le tariffe vengono applicate a tutto campo.

Per l' Italia, pertanto, un futuro orientato verso un ordine „socialfascista“? È presto per sognarlo e mai troppo tardi per realizzarlo . . . almeno nelle menti e nei cuori.

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Un lungo viaggio nel mistero di Cina e Giappone che non deve essere fermato

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Zheng He diresse le sette spedizioni cinesi verso l' oceano indiano tra il 1405 e il 1433 allorché degli Stati Uniti non esisteva nemmeno la penombra. Le sue navi raggiunsero l' Africa, certamenta non cariche di antigrittocamici velenosi, e forse ne doppiarono il capo meridionale facendone della Cina la maggior potenza navale dell' epoca. A metà del XIX secolo, nel corso delle guerre dell' oppio, la flotta cinese non potè resistere alla difesa delle sue coste dall' arrivo delle navi di quell' Europa che in passato è stata il focolaio di tutte le guerre in tutte le direzioni. Da quella che oggi è la costa vicino a Shangai, salparono per secoli le navi che, attraverso il mar cinese orientale, portarono in Giappone gli elementi caratteristici del mondo cinese come la scrittura, il riso, il bronzo, il confucianesimo, il buddismo e la progettazione urbanistica. Già nelll' XI secolo le grandi imbarcazioni cinesi, già dotate di compartimenti stagni, timone fisso, bussola e svariate vele, che ne facevano dei mezzi sicuri e con una grande capacità di carico, imposero l' egemonia nel mar cinese meridionale da dove , attraverso lo stretto di Malacca, andarono a contendere le preziosissime rotte dell' oceano indiano alle navi arabe, affacciandovisi così per la prima volta con una flotta meglio equipaggiata dell' epoca, creata dalla dinastia Song. Questa è storia che l' Occidente deve conoscere, prima di imporre embarghi tacnologici. Gli interventi nell' ordine globale nn sono una esclusiva soltanti di certi paesi o ideologie occidentali e il fatto che il Presidente Xi assicuri al suo paese potere con legge e ordine, calpestando talvolta i più elementari diritti umani degli Uguri, deve essere riconusciuto come suo diritto e le angherie denunciate nelle sedi opportune. Demonizzare il Presidente Xi senza soffermarsi a lungo sull' assalto di Trump alla democrazia americana atteggiandosi a moralisti è semplicemente provocatorio e pericoloso. La Cina, piuttosto, dovrebbe adoperarsi a mitigare il suo appoggio alla Russia di Putin e rispondere per le giuste rime diplomatiche alle provocazioni della Casa Bianca, finalizzate a <contenere e schiacciare l' ascesa della Cina>. Ma che linguaggio è questo, Mister Biden? Olanda, Corea del Sud e Giappone aderiscono aderiscono all' embargo imposto dagli USA sostenendo le politiche industriali con sussidi statali e mix di aiuti pubblici? Beh, questi sono affari loro . . . ma non tanto. Di più vedo un ruolo della Cina in un contesto ideologico-culturale con al centro la crisi irreversibile del Cristianesimo alla ricerca di convergenze spirituali tra questo, fondato su principi dogmatici e il Buddismo ancorato sulla realtà della vita terrena del quale va richiamata la pratica della "meditazione", capace di rendere più tranquilla e più serena la via di relazione e di lavoro, più contemplativa la vita interiore con il ricorso a "zazen" (meditazione) e "satori" (illuminazionme, risveglio), precipui del buddismo-zen giapponese, e di questo inalare quei sani principi di quel "minimalismo" tutto giapponese che dal designo all' architettura fa del "vuoto puro e essenziale" la scoperta del vivere semplice, sottolineando il valore o il significato di assegnazione degli spazi vuoti. Questo è il messaggio del Buddismo-Zen, che contraddice lo stile di vita consumistico moderno occidentale, vocato a riempire lo spazio all' infinito e, talvolta, di cose inutili. E quì siamo all' estetica giapponese pura, evolutasi intorno al concetto di spazio per favorire, così, l' adesione a uno stile di vita ordinato e pulito. Esiste, pertanto, un <file rouge> che sottende un legame spirituale tra Cina e Giappone turbato da dolorose incomprensioni del passato, ma che può ripreso e vivificato da un Occidente in crisi? E, allora, la domanda: cosa si nasconde dietro la Sala di meditazione vicino a Pechino progettata dall' Atelier Deshaus, il ritiro buddista pensato per creare una perfetta oasi di silenzio, ubicato in una valle laterale della sezione Jinshianling della Grande Muraglia cinese, a circa 120 km a nord-est della capitale Pechino, con il giardino progettato dall' architetto e monaco giapponese e progettista di giardini, Shunmyo Masuno? Quando progetta un giardino, poeta della natura prima medita per stabilire un dialogo con lo spazio, consistente nello svuotamento del sé per "sentire" parlare gli elementi del giardino alla scoperta dell' etica del giardinaggio, "portatrice di gentilezza nel progettista nel costruttore e nei custodi", essendo il giardino insegnamento della "tale", overossia il valore intrinseco di ogni cosa, la connessione, l' armonia, la tranquillità e la sacralità del quotidiano che aiuta a sviluppare un senso di rispetto per tutte le cose e così diventare un essere umano etico rispetto agli altri essere umani che all' ambiente, in generale. Questo è il messaggio che ci perviene dall' Estremo Oriente e che non dobbiamo respingere, se vogliamo sotrarre l' Occidente da una decadenza disatrosa. E, ancora, non siamo alla filosofia tibetana nella quale, sogniamo, di accedere presto. Dalla Germania: nicolo piro | www.facebook.com/profile.php?id=100084991549924.

 

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I bisogni dell' Italia

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Oltreché di ordine sociale ed economico sono soprattutto di igiene politica per poter far funzionare l' irruginita macchina dello Stato. Di cosa si tratta in termini reali dopo aver accennato in altra occasione l' irrefrenabile dilagare della ferrea oligarchia delle informi agglomerazioni partitiche che dei caratteri di partiti politici, votati al bene comune, hanno poco nulla?

Democrazia di sostanza, intanto, poiché è con una sentita partecipazione che si può diventare protagonisti di una crescità della comunità grazie al valore e al contributo di esperienza, competenza e impegno. Un discorso, questo, che, pur nei limiti derivanti dall' impianto strutturale del regime totalitario fascista, fu posto in essere dal corporativismo la cui ragion d' essere si radicava nella convizione secondo la quale il sistema demo-liberale in tema di rappresentività, proprio in ragione della sua genetica illuministico-borghese costituiva un intralcio alla connessione organica e responsabile del mondo del lavoro e della produzione nella gestione del potere decisionale: una imperdonabile „disattenzione“, certamente non pagata dal riconoscimento di forma, più che di sostanza, al CNEL, Consiglio Nazionale dell' Economia e del Lavoro, il Volkswirtschaftsrat del 1881 di memoria bismarkiana o Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni del 1930 di memoria fascista, appagato soltanto dalla concessione della semplice funzione consultiva.

Una lacuna che emerge vieppiù, imposta dalla crisi profonda crisi dei partiti e dei sindacati e, soprattutto, dalle stragi quotidiane di lavoratori, aspetti che da tempo avrebbero dovuto imporre un' attiva partecipazione delle forze del lavoro e della produzione ai vertici del potere decisionale a tutto vantaggio sia del sistema rappresentativo che delle riforme istituzionali. E invece il dilagare della partitocrazia a tutti i livelli operativi e scale istituzionali ha impedito, e continua ad impedire, una corroborazione della democrazia nel contesto di un consolidamento dell' impegno di presenza attiva e di miglioramento della qualità gestionale della cosa pubblica, fino alla composizione delle giunte comunali e regional con i membri espressi dalle singole categorie e il risultato di un' azione amministrativa sostenuta da esperienza sul campo, professionalità e, in primis, competenza, di certo non il degrado messo in atto dal presidente della Regione uscente Nello Musumeci o dal sindaco di Castelbuono, Mario Cicero, tanto per restare in ambito delle nostre denunce sui professionisti della politica ai quali il sistema partitocratico, da un lato, e l' abulia dei cittadini, dall' altra, hanno assicurato, lucro, carriera e vita comoda.

Il „sistema“ è fradicio e l' allarmante fenomeno di degrado politico e morale, sociale ed economico e, soprattutto, culturale, altro non può essere scaricato che sulle classi dirigenti che dal secondo dopoguerra si sono succedute fino ad oggi e la loro saccenteria di voler insegnare agli italiani come si governa una nazione, facendo credere a loro che corruzione e immoralità, malcostume e malgoverno, droga, violenza e criminalità comune e organizzata, disfunzioni nella scuola, nella giustizia e nelle strutture istituzionali, dissesto amministrativo e finanziario altro non sono stati che eredità del <deprecato ventennio> (Cazzullo).

<Cosa fare?>, tanto per richiamare alla memoria la teoria dell' organizzazione e la strategia del partito rivuluzionario del proletariato, sostituendovi, oggi, la coscienza di classe del rivoluzionario russo con la drammaticità delle ore che viviamo.

A pochi giorni dal voto dobbiamo ricondurre il discorso agli ambiti tradizionali di democrazia diretta e/o democrazia rappresentativa con la prima che sino a quando nel 1835-40, Alexis de Tocqueville pubblicò il suo <De la démocratie en Ámerique>, per „democrazia“ veniva intesa quasi sempre quella „diretta“, praticata nella polis o la Basilea del XVIII secolo, e con „democrazia e rappresentanza“ considerate forme opposte di governo, nella considerazione che la democrazia diretta sia più democratica di quella rappresentativa, che l' uomo è, e resta, <zoon politikon> e, pertanto, il cittadino comune un' entità intelligente e capace di prendere decisioni sensate, trascurando il suo interesse privato a fronte dell' interesse nazionale, cosciente ed informato sulle questioni che coinvolgono la comunità e nelle condizioni di prendere direttamente le decisioni politiche razionali al posto di delegarle a politic(ant)i professionisti?

 

Il dibattito è aperto. Cerchiamo di approfondirlo nel segno della maturità e della regione, piuttosto che dalla imposizione dello stato di necessità e di dipendenza che paralizzano la coscienza e la volontà di „pensare“.

 

 

 

 

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Italia, domani

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Al Signor Presidente della Repubblica

Sergio Mattarella-Buccellato-Rimi

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Al Signor presidente del Consiglio die Ministri

Prof. Mario Draghi

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Alla Signora Presidente della Commissione Europea

Dr. Ursula von der Leyen

Rue de la Loi / Wetstraat 200

1049 Brussel, Belgium

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Alla Signora Ministra della Giustizia

Prof.ssa Marta Cartabia

e per Lei al Capo-Gabinetto

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Al Signor Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione

Dr. Pietro Curzio

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Al Signor Procuratore Generale della Cassazione

Dr. Giovanni Salvi

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Al Signor Presidente uscente della Regione Sicilia

Nello Musumeci

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Al Signor Presidente uscente Assemblea Reg. le Sicilia

Gianfranco Miccichè

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Al Signor Presidente della Commissione d'inchiesta e vigilanza sul fenomeno della mafia e della corruzione in Sicila

Claudio Fava

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Al Signor Ambasciatore della Repubblica Federale di Germania

Viktor Elbling

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Per me il rapporto tra Italia e Germania è una questione di cuore,

anche perché sono convinto di questo rapporto per l' Europa.

Soprattutto in questi tempi drammatici dobbiamo essere uniti.

L' Europa è il nostro futuro comune.“

 

Questo pensiero toccante le onde hertziane del sentimento nazionale del Signor Ambasciatore Viktor Elbling, che ogni volta alla sua lettuta a me mozza il fiato, da una parte, e la vibrante odierna critica della Vicepresidente del Parlamento europeo, Katarina Barley (SPD), del portavoce die Verdi tedeschi Rasmus Andresen, e della politica liberale Nicola Beer, tutti membri del Parlamento europeo, al sostegno espresso al Signor Silvio Berlusconi dal Signor Manfred Weber, presidente della EVP (Partito Popolare Europeo), dall' altra, hanno richiamato alla mia memoria il commento del Times, intitolato <Gotico Italiano“, di Federico Sala dell ' 8 ottobre 2009 che testualmente riporto:

<Silvio Berlusconi ha gettato vergogna su sé stesso e sul suo paese con le sue buffonate sessuali e i suoi tentativi di evitare processi. Ora si deve dimettere>.

 

Per la cogente attualità del rivoltante tema e il rischio che questo il subdolo soggetto Silvio Berlusconi, la sua compagna e la sua schiera di disperati possano rimettere piede nel Parlamento italiano che nascerà dalla consultazione elettorale del 25 p.v., esorto i miei conterranei di Sicilia ad un sentito voto di protesta, oltreché nei loro riguardi, anche nei riguardi di tutti i reduci della trascorsa e fallimentare amministrazione regionale, soprattutto nelle persone dei Sigg. Sebastiano (Nello) Musumeci (Presidente della Regione) degli „avvocaticchi“ (nella scala: giuristi, avvocati, avvocaticchi e nullità) Marco Zambuto (Assessore Reg.le delle autonomie locali e della funzione pubblica), Marco Falcone (Assessore regionale delle infrastrutture e dell mobilità), Salvatore Cordaro (Assessore regionale del territorio e dell' ambiente) per essere venuti meno, come pars pro toto di tutti i predecessori, ai loro compiti e doveri di competenza, rispettivamente in relazione al mancato controllo sull' attività delle autonomie comunali e della funzione pubblica (Assessore Marco Zambuto), della cura del paesaggio naturale e urbani di Città e Comuni della Sicilia in ragione delle recenti emanazioni della <Nuova legge urbanistica> e del < Regolamento edilizio unico> della Regione Sicilia (Assessori Marco Falcone e Salvatore Cordaro), dell' istituzione di inutili e, pertanto, dispendiose istituzioni quali: l' Ufficio Speciale per la Progettazione, il Dipartimento regionale per l' Urbanistica, la conferma del Commissariato di Governo per il dissesto idrogeologico, assegnati - giammai nel rispetto di precise scelte di competenza e professionalità, bensì sulla perversa scelta di considerazioni di malapolitica-, a soggetti quali l' ingegner. Leonardo Santoro, l' architetto Calogero Biringheri e il chimico Maurizio Croce sulle cui attività si sollecita la Magistratura indagante (Procure della Repubblica presso le sedi die Trubunali della Sicilia) ad attivare una severissima e globale inchiesta giudiziaria estesa a tutto il territorio nazonale in ragione e forza dell' amputazione della L.U. n.1150/'42, sostituita da sedicenti, quanto insignificanti, leggi urbanistiche regionali, dell' assenza di rigorosi principi e dettati di Diritto urbanistico (Legge urbanistica „nazionale“ e Ordinamento „nazionale“ sull' uso dei suoli e dei lotti edificbili), Diritto edilizio „pubblico“ (Regolamenti edilizi „regionali“ e Statuti urbani), Diritto contrattuale e sull' Assegnazione e regolamento di appalto per i lavori di costruzione“, per i quali il riferimento, suffragato dalla cinquantennale attività professionale dello scrivente (architetto) nella Repubblica Federale di Germania, ai corrispondenti convoluti deve costituire una ferma conditio di imprerogabilità pel prossimo Esecutivo di Governo italiano.

 

All' uopo, avulso da ogni riferimento demagogico, si rimanda allo stralcio dell' intervista del 17. Dicembre2014, concessa dal Prof. Mario Draghi, al tempo ancora Presidente della EZB, al redattore del settimanale della Germani DIE ZEIT, Giovanni di Lorenzo. Un' intervista mai tradotta in italiano e messa a disposizione degli Italiani, chissà se per evadere il discorso „storico“ sull' Italia del Ventennio e, di questa, i ruoli svolti dal Duce, Benito Mussolini, e dal Ministro del Lavoro del Regno d' Italia, Alberto Beneduce (Caserta, 26 ottobre 1877 – Roma, 26 luglio 1944, fu un dirigente pubblico , economista, politico e accademico italiano, amministratore di importanti aziende statali nell' Italia liberale e fascista, amm. Re delegato dell' INA) nel contesto dell' istituzione dell' IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), fondato nel gennaio 1933 del quale Beneduce fu il primo presidente fino al 1939, e dell' attività svolta dal padre del Prof. Mario Draghi, Carlo.

 

 

 

Questi, originario di Padova, aveva lavorato per la Banca Centrale Italiana dal 1922, trasferendosi prima all' Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI), e poi alla Banca Naz. Le del Lavoro (BNL).

 

Ecco uno stralcio dell' intervista:

 

D.

Lei ha una reputazione inequivocabile. L' ex boss di Fiat e Ferrari, Luca di Montezemolo, che con Lei ha frequentato la scuola a Roma, ha detto, Lei essere stato il più capace e serio: Mario, il più serio . . . Mario, lo studente modello.

 

R.

Ha esagerato. Non mi sono mai sentito il migliore, assolutamente no. Sono andato a scuola, poiché vi sono stato mandato.

 

D.

Può darsi che Lei ha più responsabilità di altri: Lei ha perduto suo padre quando aveva 15 anni e sua madre è morta poco dopo. All' improvviso s' è trovato ad essere un capofamiglia molto giovane.

 

R.

Ricorso di essere tornato a 16 anni con un amico da una vacanza che avevamo fatto insieme al mar. Tornava a casa e poteva fare quello che voleva. Io, invece, ho trovato un mucchio di lettere alle quali rispondere, bollette da pagare. Ma i giovani non pensano a cosasta succedendo loro e come reagire. Reagiscono e basta. Questo è importante, li salva dalla depressione, anche in circostanze difficili.

 

D.

Lei si è reso conto possibilmente anche molto presto dove risiedevano le sue possibilità di sopravvivenza. Ad esempio nel lavoto.

 

R.

La fede nel lavoro ci è stata inculcata dai nostri genitori. Mio padre diceva: il lavoro è la cosa più importante nella vita di una persona.

 

D.

Sembra una virtù molto tedesca.

 

R.

Molte persone lavorano duramente in tutto il mondo. Ma forse è stato influenzato dlla sua conoscenza della cultura tedesca. Il suo tedesco era buono quasi quanto l' italiano. Negli anni '30, mentre mio padre era responsabile del finanziamento die progetti energetici presso l' Istituto statale per la ricostruzione industriale, viaggiò molto in Germania per vedere cosa lì si stava facendo in questo ambito. Per inciso, a quel tempo – nato nel 1895 e sposato solo all' età di 52 anni -, non era raro, anche per le famiglie della classe media, essere educate a un sentimento di appartenenza allacultura europea che andava oltre i confini nazionali.

 

D.

Cos' altro Le ha dato?

R.

Quanto sia importante seguire le proprie convinzioni con un' azione coerente e, se necessario, con coraggio. Una volta mi ha raccontato che in una piazza di una città della Germania c' era un memoriale sul quale c' era scritto: Se hai perso i tuoi soldi, non perso nulla, poiché con un buon affare puoi riportarlo indietro. Se hai perso il tuo onore, hai perso molto; ma con un atto eroico puoi riportarlo indietro. Quando tu hai perso il coraggio, hai perso tutto.

 

. . .

 

Questo è il Prof. Mario Draghi che, ibernato e tenuto lontano dal Quirinale, ora viene restituito ad un' Italia che necessariamente deve cambiare percorso per poter sopravvivere e affronare con coscienza di causa e sapere le immani sfide di un futuro che continua a bussare alla sua porta.

 

Una restitutio ad integrum, intesa come guarigione completa di una malattia o ferita che ripristina la conditio intatta del corpo, non per semplice e, quasi formale, acclamazione, bensì collocata al centro di quella grande e agognata riforma istituzionale e costituzionale che deve porre il cittadino nel ruolo di protagonista della scelta diretta del „suo“ Capo dello Stato in quanto primus inter pares, in forza di un „partito politico“ forte di un „programma“ di grande e profonda ispirazione democratica e respiro sociale (possa essere il „Partito Socialista Repubblicano d' Italia“, per chi scrive, soltanto un intimo desiderio, quanto speranza!) nel contesto di una democrazia organica, corporativa e partecipativa nell' ordine, nel rigore, nella disciplina in una „grande“ Europa „dall' Atlantico agli Urali“.

 

Ancora una volta, consapevoli della sconfinata tradizione artistico-culturale della „nostra“ Italia, che siano un forte richiamo sentimentale, quanto un sentito riferimento alla „Sachlichkeit“ della „Grande“ Germania, a darci la speranza in una politica et moralis renovatio.

 

Da:

 

nicolo piro

Italienischer Mitbürger in Germania

 

Ahornstr. 27

D-48485 Neuenlirchen

 

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Digitalizzazione: molti aspetti ancora da chiarire

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La digitalizzazione ha cambiato le nostre vite in molti modi. Anche prima della pandemia di coronavirus, aveva trovato la sua strada in quasi tutte le aree della vita, ma il blocco ha alimentato questa tendenza ancora una volta. Amazon, Netflix e Google sono senza dubbio tra i vincitori della crisi, come si può facilmente constatare dall'andamento dei prezzi in borsa. Abbiamo anche fatto amicizia con videoconferenze, home office e piattaforme di apprendimento digitale più o meno volontariamente.

 

I progressi associati alla digitalizzazione offrono numerose opportunità. Impressionanti, ad esempio, sono gli enormi progressi nella cosiddetta agricoltura di precisione, nota anche come agricoltura intelligente. La natura del terreno è registrata viene monitorizzata con precisione quasi al centimetro quadrato, in modo che semi, fertilizzanti e pesticidi possano essere dosati esattamente, tenendo conto del clima locale e delle condizioni meteorologiche. Questo è un vero progresso della produttività che ci rende ottimisti sulla necessità di nutrire una popolazione mondiale in crescita. Progressi simili sono stati compiuti in molti altri settori della vita, come l'approvvigionamento energetico, i trasporti, la logistica e la produzione.

 

Tuttavia, anche la digitalizzazione è motivo di preoccupazione. Da un lato, c'è la paura di perdere il controllo sulla propria vita. Gli algoritmi e i giganti di Internet dettano ciò che leggiamo, vediamo, ascoltiamo, compriamo, mangiamo, beviamo e non ce ne accorgiamo nemmeno – una paura così comune. D'altra parte, i processi di concentrazione e il potere economico e politico associato di alcune società digitali sono accolti con sospetto. Circa dieci anni fa, le compagnie petrolifere e del gas erano ancora le cinque società più preziose al mondo in termini di capitalizzazione di mercato. Oggi è Google (o Alphabet), Amazon, Facebook, Apple e Microsoft.

 

Il modo in cui il potere dei giganti di Internet può essere efficacemente limitato e l'abuso di potere prevenuto è stato oggetto di un intenso dibattito in politica, scienza e pubblico da qualche tempo. All'inizio dell'anno in Germania, il Ministero federale dell' Economia e dell'Energia ha presentato un progetto considerevole per la modifica del Diritto della concorrenza. In quanto "Legge fondamentale dell'economia sociale di mercato", il diritto della concorrenza è stato tradizionalmente lo strumento indispensabile finalizzato a limitare l'accumulo di potere economico. La concorrenza non solo porta a prezzi bassi, offerte interessanti e a prodotti innovativi, ma libera anche l'individuo dalle dipendenze creando un vasto panorama di opportunità e di scelte. Pertando s la domanda: come si possono preservare le scelte in modo da non diventare dipendenti dai giganti di Internet?

 

La prevista modifica del Diritto della concorrenza prevede un intero bouquet di nuove norme per l'economia digitale. Ad esempio, le piattaforme Internet dei potenti del mercato non devono rendere più difficile la vita ai loro utenti in guisa che costoro possano diventare attivi su altre piattaforme in parallelo o, come spesso dicono gli economisti, operare "multihoming". Allo stesso modo, le piattaforme dei potenti del mercato dovranno presentare ragioni convincenti in futuro, se vogliono negare a terzi l'accesso ai dati. Una ragione convincente può spesso risiedere nella protezione dei dati, ma molto spesso non sarà così per i dati di fatto. In futuro, il Bundeskartellamt della Germania potrà vietare alle piattaforme con "eccezionale rilevanza inter-mercato per la concorrenza" di riservare un trattamento preferenziale ai propri servizi e di discriminare le offerte dei concorrenti. Queste proposte hanno anche trovato la loro strada nel piano della Commissione europea per una "legge sui servizi digitali".

 

Ma anche se la legge antitrust è probabilmente lo strumento giusto per limitare il potere economico dei giganti di Internet, non tutte le domande del mondo digitale possono essere risolte in base alla legge antitrust. Il Diritto della concorrenza, ad esempio, non può fare nulla per il fatto che i processi di formazione delle opinioni sono cambiati, in quanto il cittadino-utente rischia l' immersione in bolle di filtro e l' isolamento da informazioni che non corrispondono al proprio punto di vista. Non è la mancanza di diversità di opinioni o di scelta per gli utenti che sta plasmando il panorama dei media oggi, compresi i social media. A lungo termine, tuttavia, la percezione selettiva di informazioni vere e false da parte dell'individuo è probabilmente un problema per lo Stato costituzionale per il quale non esiste ancora una soluzione facile.

 

 

 

 

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Italia e PNRR allo sbando

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La mossa di Draghi: non fare nessuna mossa

di Ugo Magri

 

Magari alla fine i “grandi elettori” sceglieranno un altro perché non scatterà la combinazione giusta per spalancargli le porte del Quirinale. Ma se il colpo riuscirà, Super Mario diventerà re d’Italia senza dover dire grazie a nessuno

 

Huffingtonpost 23 Gennaio 2022

 

C O M M ENT O

 

Cosa vogliono significare quei due puntini verdi sotto? Equivalgono a censura preliminare? Intanto che il Drago, sulla scorta di un dettagliato consuntivo, informi il Parlamento e l' Unione europea quanto e cosa ha fatto, cioè realizzato, con le prime rate di miliardi previsti per l' attuazione del PNRR senza testa e senza coda. E lo faccia subito, cioè prima che possa esplodere un grande bomba capace di bloccare il tutto.

 

nicolo piro

G e r m a n i a

 

https:teorico.eu

Categoria:Varie

 

p.s.: Si fa presente che questo commento, in comunicazione circolare, viene inviato per conoscenza ad alcune Cancellerie europee.

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Filosofia, Diritto dello Stato e Urbatettura

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POLITICA

Huffingtonpost 16/01/2022 18:41 CET

Il Parlamento sventola bandiera bianca

Cinque scenari per il Colle, ma nessuno che contempli un parlamentare. Eppure sono 945, gli eletti...

By Ugo Magri



Indovinello sul Quirinale: che cos’hanno in comune le varie ipotesi di cui più si parla? Mettiamole in fila. La prima è l’incoronazione di Mario Draghi, il quale vince la scommessa col suo barista diventando presidente e Maresciallo d’Italia. Il secondo pronostico consiste nella clamorosa rivincita del Cav, alla faccia di chi pensava di averlo liquidato per via giudiziaria. La terza eventualità è che si richiami in servizio Giuliano Amato, dai tempi di Bettino Craxi eterna “réserve de la République”. La quarta possibilità si declina tutta al femminile, tanto che si tratti di Letizia Moratti quanto di Marta Cartabia. L’ultima via d’uscita, la più disperata, fa leva su Sergio Mattarella e sul suo senso di responsabilità, ma solo se rischieremo il collasso delle istituzioni.

Cinque scenari molto diversi, con un minimo comune multiplo: nessuno di questi personaggi è deputato o senatore. Sono tutti fuori del Parlamento. Draghi vi ha messo piede solo da premier, prima frequentava i santuari della finanza; Berlusconi venne cacciato da Palazzo Madama nel 2013 a seguito della condanna per frode fiscale; Amato da otto anni è giudice della Consulta, a fine mese dovrebbe diventarne il nuovo presidente; Cartabia (e Moratti prima di lei) è diventata ministro direttamente, senza fare gavetta; quanto a Mattarella lui senatore tra poco lo diventerà, ma “di diritto” in qualità di ex.

Insomma, ecco la risposta all’indovinello: i principali candidati sono tutti esterni alle Camere, in qualche caso zombie, in altri dinosauri, in altri ancora alieni. Gli unici membri del Parlamento che, sulla carta, avrebbero qualche chance sono Elisabetta Casellati e Pier Ferdinando Casini. Però la prima non viene mai presa in considerazione; quanto a Pier Furby (grande esperienza da vero professionista) circola insistente voce che Draghi non rimarrebbe a Palazzo Chigi un giorno di più se gli facessero il torto di piazzare sul Colle qualcuno non all’altezza della sua statura; dunque il cerchio si stringe alle figure elencate sopra. E ciò, in fondo, potrebbe apparire ovvio, banale, anzi scontato visto che gli “onorevoli” sono da tempo la categoria sociale meno onorata, semmai quella maggiormente disprezzata, incarnazione della Casta, quintessenza del vero o supposto privilegio.

Leader di spessore nel Parlamento non ve ne sono; quasi esclusivamente comprimari, figure talvolta anonime e senza storia; sarebbe interessante scoprirne il perché. Forse la politica non ha più attrattiva. Magari ha suscitato disgusto, cosicché la gente perbene se ne tiene alla larga. Oppure, semplicemente, quelli in gamba non hanno alcuna possibilità di arrivare in alto. Il sistema elettorale ci ha messo del suo creando masse di “nominati”, di raccomandati dai capi, di “paracadutati” in collegi dove nessuno ce li ha mai visti, dunque di traditori e di “voltagabbana” (ben 276 i cambi di casacca in 5 soli anni). Tra l’altro le Camere si sono auto-sputtanate varando nel 2019 una riforma della Costituzione che tratta gli eletti dal popolo quali costi da abbattere, cioè spese di cui si può fare tranquillamente a meno in ossequio alle visioni tecnocratiche, piazzaiole, neo-fasciste, populiste, grilline che vanno per la maggiore.

Adesso siamo alla desolazione finale. Nel momento in cui c’è da scegliere il nuovo vertice delle istituzioni, il Parlamento rinuncia a esprimere candidati propri. Sull’onda dell’anti-politica riconosce che di 945 eletti non ce n’è uno (o una) in grado di rappresentarci a certi livelli, con uno standing adeguato alle funzioni presidenziali. Si prepara a un’umiliazione perfino peggiore di nove anni fa, quando le forze politiche si inginocchiarono davanti a “Re” Giorgio Napolitano supplicandolo di concedere il “bis” e lui accettò prendendole a male parole. Allora perlomeno un paio di personaggi erano scesi in campo, salvo venire massacrati (Franco Marini e Romano Prodi); stavolta, a quanto pare, nemmeno quello. Una resa non priva di conseguenze. Si stanno gettando le basi, politiche e psicologiche, per qualche cambio di sistema. Un Parlamento masochista, privo di orgoglio, incapace di reagire, che prova addirittura imbarazzo di sé, non può pretendere di restare l’ombelico del mondo. Inchinandosi davanti al “Papa straniero” perderà ogni residuo credito agli occhi dei cittadini e darà più forza alle ragioni di chi cerca salvezza nel presidenzialismo: visto che i rappresentanti del popolo non si reputano essi stessi all’altezza, preso atto che alzano bandiera bianca senza nemmeno combattere, anzi già sarebbe tanto se salvassero le apparenze, tanto vale che in futuro si saltino le inutili mediazioni e si dia voce direttamente alla gente perché scelga da chi farsi buggerare. Forse, a questo punto, non sarebbe nemmeno tanto sbagliato.

C O M M E N T O

Filosofia, Diritto dello Stato e Urbatettura

 

Ippodamo da Mileto (498 - 408 a.C.) è stato un architetto, urbanista, medico, matematico, meteorologo e filosofo greco antico, noto come "il padre della città", il padre della pianificazione europea. Ippodamo nacque a Mileto e visse nel V secolo a.C. a.C., considerata la sorgente dell'antica epoca classica greca. Suo padre era Eurifone. Dopo Aristotele, Ippodamo fu il primo autore che scrisse sulla teoria del governo senza conoscere le questioni pratiche. I suoi piani delle città greche erano caratterizzati da ordine e regolarità in contrasto con la complessità e la confusione delle città comuni dell'epoca, anche Atene.

 

È considerato l'ideatore dell' idea-teoria secondo la quale il piano della città formalmente dovrebbe incarnare e chiarire un ordine sociale razionale. Nelle opere di Aristotele, Stobäus, Strabone, Esichio, Fozio e Theano viene ricordato come un pedante osservatore e nel Trattato Sulla Virtù, Theano (apparentemente con riferimento alla moglie di Pitagora) scrisse di un tal Ippodamo di Thurium (presumibilmente quello stesso uomo) che nelle sue opere introdusse la dottrina della Media aurea.

 

Secondo Aristotele (in Politica ii.8), Ippodamo fu un pioniere dell'urbanistica e progettò una città ideale per essere abitata da 10.000 uomini (cittadini maschi liberi), mentre la popolazione totale (compresi donne, bambini e schiavi) arriverebbe a 50.000. Ha studiato i problemi funzionali delle città e li ha collegati al sistema dell'amministrazione statale. Di conseguenza, divise i cittadini in tre classi (soldati, artigiani e "mariti"); divideva anche il paese in tre (sacro, pubblico e privato). Aristotele ha criticato il monopolio delle armi da parte di una singola classe negli scritti di Ippodamo sullo "Stato migliore", sostenendo che ciò avrebbe portato all'oppressione dei "contadini" e dei "lavoratori" da parte della classe armata. Il concetto di Aristotele prevedeva una grande classe media in cui ogni cittadino svolgeva tutte e tre le funzioni di autolegislatore, detentore delle armi e lavoratore".

 

Secondo Aristotele („Politica“), fu il primo urbanista a prestare attenzione alla corretta disposizione di una città ideale per essere abitata da 10.000 abitanti (cittadini maschi liberi), mentre la popolazione totale (compresi donne, bambini e schiavi) sarebbe dovuto arivare a 50.000 abitanti con i problemi funzionali collegati al sistema dell' amministrazione statale. Di conseguenza divise i cittadini in tre classi (soladati, artigiani e „mariti“) e il territorio della città in <sacro, pubblico e privato>, criticandone fortemente il monopolio delle armi da parte di una singola classe, sostenendo che ciò avrebbe portato all'oppressione dei "contadini" e dei "lavoratori" da parte della classe armata”, ma anche la personalità eccentrica “con i suoi capelli lunghi, ornamenti costosi e gli stessi vestiti caldi a buon mercato indossati inverno ed estate". Nel Trattato sulla virtù, Theano (apparentemente la moglie di Pitagora) disse a un certo Ippodamo di Thurium (presumibilmente quello stesso uomo) che la sua opera contiene la dottrina della media aurea. Il concetto di cortesia di Aristotele includeva una grande classe media in cui ogni cittadino svolgeva tutte e tre le funzioni di autolegislazione, deposito di armi e lavoro".

 

Per il Pireo (il porto di Atene) di Pericle, Ippodamo progettò un' ampia strada che si irradiava dall'agorà centrale, comunemente chiamata Hippodameia (in suo onore), e costruì la città rifondata di Rodi a forma di un teatro. Nel 440 a.C. andò tra i coloni ateniesi e progettò la nuova città di Thurium (poi Thurii nella Magna Grecia), con strade che si incrociavano ad angolo retto; di conseguenza, a volte viene indicato come l'Ippodamo di Thurium.

 

I suoi principi furono in seguito utilizzati in molte città importanti, come Alicarnasso, Alessandria e Antiochia. Per la pianta della nuova città di Rodi concepita da Ippodamo nel 408 a.C., Strabone elaborò il layout; tuttavia, poiché Ippodamo morì nel 479 a.C, se fosse stato coinvolto nell'assistenza alla ricostruzione di Mileto nel 300 a.C., sarebbe stato molto anziano quando ha avuto luogo questo progetto. La pianta della griglia a lui attribuita consisteva in una serie di strade larghe e diritte che si intersecavano ad angolo retto. A Mileto troviamo il prototipo del piano di Ippodamo. Di grande rilievo nel suo piano era un'area centrale più ampia che, secondo la sua previsione urbana su macroscala, è stata tenuta nel limbo, sviluppandosi più tardi nel tempo con lo sviluppo dell' Agorà, il centro urbano e nello stesso tempo sociale

 

Lo studio urbanistico per il Pireo (451 aC), formulò gli standards urbanistici di quell'epoca e fu utilizzato in molte città dell'epoca classica. Secondo questo studio, sono stati costruiti quartieri di circa 2.400 m2 con isolati di case a 2 piani. Le case erano allineate con muri contigui che le separavano (un sistema ripreso nell' urbs romana e più tradi nella civitas medievale, fino ai giorni nostri) mentre le facciate principali erano rivolte a sud. Lo stesso studio utilizza formule polinomiali per la costruzione di di infrastrutture di pompaggio dell' acqua. fil

 

Da Ippodamo giunsero le prime nozioni di diritto dei brevetti. Ippodamo ha suggerì che la società dovrebbe premiare quegli individui che creano cose utili alla società. Aristotele ha criticò l'approccio utilitaristico di Ippodamo mettendo in rilievo la tensione insita nel premiare singoli individui pel bene che arrecano alla società, nel senso che, premiando gli individui viene dimenticato lo Stato che è quello che deve provvedere al bene collettivo, quasi a ricordarci il pensiero di Giovanni Gentile secondo il quale „lo stato è tutto, l' individuo nulla“. Insomma, secondo Aristotele, lo Stato potrebbe effettivamente soffrire a causa dell'attrattiva delle ricompense individuali, poiché gli individui possono proporre concetti che lo indebolirebbero.

 

In sostanza, Aristotele prevedeva la tensione intrinseca tra le ricompense private per il servizio sociale, la potenziale biforcazione tra interessi individuali e sociali. La più grande critica di Aristotele a Ippodamo, tuttavia, è se gli individui gratificati“cosa che suona allettante, effettivamente scoprono qualcosa di benefico per la città... „.. Infatti, mentre l'innovazione è di grande beneficio per le arti e le scienze, "il cambiamento in un'arte non è come il cambiamento nel diritto; in quanto il diritto non ha forza rispetto all'obbedienza fuori dall'abitudine, e questa non si crea se non nel tempo.

Quindi il facile modificare delle leggi esistenti a favore di nuove e diverse leggi indebolisce la forza stessa del Diritto.

 

Un rispecchiare, questo, la situazione caotica nell' Italia odierna con in primo piano la crisi dello Stato (e delle sue Istituzioni) che viviamo nella scelta del suo rappresentante istituzionale e che ci fa accopponare la pelle al pensare Silvio Berlusconi, Capo dello Stato italiano e presidente del Consiglio Superiore della magistratura. Insomma, roba(ccia) da Lega e fratellini d' italy o da Salvini, Meloni et varia.

 

Che vergogna!

 

 

 

 

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Infrastrutture possono essere "debito buono", se . . . .

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ECONOMIA

Huffingtonpost 13/01/2022 14:42 CET

Daniel Gros: "Quello per le infrastrutture è debito buono, per tornare a crescere"

Intervista all'economista tedesco e membro del Board del Ceps

 

By We Build Value



 

Le infrastrutture migliorano l’ossatura del Paese, velocizzano le comunicazioni, creano insomma le premesse per una crescita sostenuta, robusta e duratura”. Così Daniel Gros, economista tedesco e membro del Board del Center for European Policy Studies di Bruxelles, uno dei più prestigiosi think-tank europei, spiega in un’intervista a “We Build Value” il ruolo delle infrastrutture nella ripartenza economica post-Covid.

Dall’Europa agli Stati Uniti i nuovi piani di sviluppo stanno sostenendo la crescita, grazie anche alla comprensione che quello per le infrastrutture ”è un debito buono, che favorisce l’economia e non rischia di far aumentare l’inflazione”.

 C O M M E N T O

Una rondine non ha mai fatto primavera, se per rondine si debba intendere qualche rara impresa italiana (penso al Gruppo Webuild) che si è confrontata, e anche bene, con il concetto di "infrastruttura", coniugando impegno e innovazione tecnologica. Tutto il resto è buio, ignoranza, presunzione e arretratezza paurosa, se, in particolare, si rivolge il pensiero a rete idrica e fognante nazionali, le infrastrutture più vicine agli interessi e bisogni dei cittadini che possono autorizzare a parlare di "paese moderno". Certo, qualcuno continua a riempirsi la bocca parlando e scrivendo del <nuovo Ponte San Giorgio>, una normalissima e contorta normalità, del quale i cui due aspetti costitutivi, Progetto architettonico e Progetto strutturale, sono stati rispettivamente sottratti a rigidi controlli preliminari, quale il rilascio dell' indispensabile <permesso a costruire> da parte del Comune di Genova e Regione Liguria (Progetto architettonico) con il coinvolgimento di tante istituzioni intermedie, ed una verifica preliminare del Prgetto strutturale, separamente per le strutture in c.c.a. e le strutture in acciaio, da parte di ingg. verificatori, all' uopo abilitati (senza i consueti inciuci italiani) e secondo le rigide prassi vigenti in Paesi come Austria, Svizzera e Germania (soprattutto). Senza queste premesse si può parlare di <infrastrutture come debito buono per crescere>, in ispecie se inesistenti sono volontà politica e il rigore irrinunciabile di serie istanze di controllo (Provveditorati reg.li alle OO.PP. e Uffici prov.li del Genio Civile), Ordinamento sull' aggiudicazione dei lavori (il serio VOB di Germania!), Diritto contrattuale, quello che regola i rapporti tra committenza pubblica e impresa esecutrice dei lavori e concede alla prima tutte le garanzie per la durata prevista ai sensi di legge dalla data di presa inconsegna di un' opera essente da difetti visibili e invisibili. Pertanto riempirsi la bocca di belle parole continua ad essere un fare disonesto, irresponsabile e provocatorio da condannare e necessariamente collegare alla irresponsabile leggerezza con la quale il Capo del Governo, Mario Draghi, in procinto di varcare per viltà la soglia che lo separa dal Quirinale, ha avviato la sua avventura di <salvator italiae>. Che la varchi pure, gli si deve far sapere, ma in tal caso non s' illuda di avere una vita facile come capo dello Stato, nella certezza che accanto ad un movimento di protesta nazionale, anche Bruxelles possa finalmente svegliarsi dall' incomprensibile, quanto irresponsabile torpore e, accanto al dolore espresso per la dipartita di una figura politica e istituzionale di grande rilievo e carica umana, come il compianto Presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, sia in grado di onorarne la memoria col ricorso un rigore senza precedenti, se si vuole salvare l' Italia da una vergogna programmata per continuata assenza di regole e morale dalla quale si voluto far scaturire il sedicente PNRR.

 

 

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In cerca dell' unità di misura per il PNRR

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ECONOMIA

HuffPost 23/12/2021 14:59 CET | Aggiornato 9 ore fa

Il Pnrr misura "la nostra credibilità", richiede "rapidità, efficienza, onestà"

La bozza della relazione sullo stato d'attuazione visionata da Huffpost, con premessa firmata Mario Draghi: "Sfida decisiva"

By Giuseppe Colombo

 

Perché l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è una “sfida decisiva” per il Paese lo scrive Mario Draghi nella premessa alla prima relazione al Parlamento, in cui chiede “rapidità, efficienza, onestà”. Nella bozza di cui Huffpost è in possesso, si legge che dal Pnrr “dipende la nostra credibilità nei confronti dei cittadini e dei nostri partner”. È la raccomandazione a tenere alta la guardia sui prossimi obiettivi, dopo aver conseguito tutti i 51 che scadono a fine anno, il messaggio che il premier consegna al Parlamento. Ma anche al Governo, senza specificare che sarà il suo a occuparsene. E questo è un elemento che rafforza quanto detto durante la conferenza stampa di ieri, quell’abbiamo creato le condizioni “perché il lavoro continui, indipendentemente da chi ci sarà al governo”. 

È lo stesso Draghi a ribadire questi concetti durante la riunione della cabina di regia a palazzo Chigi per l’esame della relazione. Sollecita “un impegno quotidiano fino al 2026” perché “non è il momento di adagiarsi per l’obiettivo raggiunto”. Invita i ministeri ad attivare la cabina di regia subito in caso di difficoltà nell’attuazione. Ripete il senso stesso della missione Recovery: spendere “correttamente e onestamente, evitando fenomeni di corruzione e infiltrazioni delle organizzazioni criminali”. 

Il successo dell’avvio del Pnrr è nella richiesta di pagamento della prima rata da 24,1 miliardi (12,6 miliardi in prestiti e 11,5 miliardi a fondo perduto) che il Governo invierà nei prossimi giorni alla Commissione europea. Un paio di mesi di valutazione e se, come è ampiamente prevedibile dal check fatto dalla relazione, arriverà il disco verde allora il Tesoro incasserà il secondo bonifico. In cassa finiranno 21 miliardi perché dai 24,1 miliardi sarà scalata una quota del prefinanziamento ricevuto il 13 agosto. 

Ora inizia un’altra partita, che non è solo la programmazione per centrare i prossimi obiettivi, suddivisi tra riforme e investimenti, fissati per fine giugno. Bisogna completare i bandi e soprattutto avviare la spesa, ancora completare il rafforzamento della macchina amministrativa che muove il Pnrr a tutti i livelli, dal ministero all’ufficio comunale. Qui il messaggio del premier, in questo caso veicolato attraverso le parole della relazione, è “mettere la cultura della programmazione al centro dei processi della pubblica amministrazione”. Insomma bisogna continuare a fare bene anche nel metodo, quel metodo che dentro ha le leggi, ma anche una miriade di decreti attuativi e di atti amministrativi. Il precedente - è il senso del messaggio - c’è perché si è già conseguito un risultato tondo che ”è una prima importante dimostrazione della capacità del Paese di attivare i processi di riforma e di investimento previsti dal Piano”. 

È il Parlamento il destinatario delle consegne più importanti. Il premier gli riconosce “un contributo essenziale al conseguimento degli obiettivi e
ha dimostrato notevole sensibilità nell’approvare in modo tempestivo riforme e norme essenziali per la riuscita del Piano”. Parole che sono funzionali anche per provare a spegnere le polemiche che hanno accompagnato il Pnrr prima ancora che fosse scritto, già ai tempi del Conte 2. La scia velenosa delle Camere coinvolte poco e spesso per ratificare decisioni già blindate ha impattato anche sul governo Draghi. Non ci sono però solamente i ringraziamenti. C’è l’impegno a coinvolgere il Parlamento con un vasto programma di open data e a inviare una nuova relazione sull’attuazione del Piano alle Camere entro la prima metà di aprile, in corrispondenza con la trasmissione del Documento di economia e finanza. Una terza relazione a settembre e via via ogni sei mesi. 

Alla trasparenza del Governo, però, deve corrispondere un impegno di Camera e Senato. Non è un caso se la relazione pone l’accento proprio sulle riforme in Parlamento quando passa in rassegna gli elementi sull’attuazione del Piano. Ricordare cosa deve fare da subito e in un anno equivale a dire che la corsa va tenuta ad alta intensità. Eccola la corsa: quasi un terzo delle milestone e dei target (154 su 250) del Pnrr richiedono l’approvazione di “riforme”. Tra queste, più di un terzo (59 su 154) dovrà essere soddisfatto mediante l’approvazione
di disposizioni legislative. L’impegno per il 2022 è più che denso: 23 riforme su 66 richiedono atti legislativi, mentre 43 su 66, con una concentrazione notevole tra aprile e giugno, fanno riferimento a atti normativi secondari. 

Solo per fare alcuni esempi. Entro il 30 giugno bisognerà fare la riforma della carriera degli insegnanti e la delega per la riforma del codice degli appalti pubblici. Ed entro il 31 dicembre del prossimo anno bisognerà istituire un sistema di formazione di qualità per le scuole, uno di certificazione della parità di genere e dei relativi meccanismi di incentivazione per le imprese. Ancora la legge annuale sulla concorrenza. ”È quindi fondamentale - scrive ancora il Governo nella relazione - come è già stato nel corso del 2021, il ruolo del Parlamento nell’attuazione del Pnrr, nella definizione e piena realizzazione delle riforme e degli investimenti previsti nel Piano. Lo stesso Parlamento ha inoltre il compito di monitorare e, ove ritenuto opportuno, indirizzare l’attività del Governo nel corso dell’attuazione del Pnrr”.

 

Quello che va evitato, invece, è uscire fuori dal cronoprogramma perché “comporta costi molto alti”. Il passaggio che viene subito dopo suona come un richiamo a evitare di cadere nell’incompletezza e nella lentezza che ha  caratterizzato tradizionalmente la spesa dei fondi europei: “L’opzione di rinvii incompatibili con le tempistiche indicate non appare più percorribile”. 

Il ruolo del Parlamento e quello del Governo sono intersecati. Anche il futuro inquilino di palazzo Chigi, in caso di trasloco di Draghi al Colle, dovrà fare sua una logica che impone, oltre alle “tempistiche relative all’approvazione delle misure legislative”, l’indicazione di “scadenze tassative anche per gli atti normativi del Governo attuativi delle leggi indicate”. 

Un esempio lo fa la stessa relazione: la delega per la riforma del Codice degli appalti. Come detto dovrà essere approvata entro il 30 giugno 2022. Per l’entrata in vigore dei relativi decreti legislativi è previsto il termine del 30 marzo 2023. Poi, per la predisposizione di tutti gli atti attuativi (regolamenti di esecuzione, linee guida e altro) ci sono solamente altri tre mesi. ”È evidente - dice la relazione - che le Camere per l’approvazione della legge, il Governo per la predisposizione dei decreti legislativi e, di nuovo, le Camere per la relativa attività consultiva, sono tenuti ad attrezzarsi per rispettare tutte le scadenze, che si impongono all’Italia nel suo complesso e richiedono perciò il superamento di ogni tempistica che risulti incompatibile con gli impegni assunti con il Pnrr”.

Prossima fermata: 30 giugno. Gli obiettivi da raggiungere sono 47

Una tabella riassume gli obiettivi da portare a termine ogni sei mesi per richiedere la tranche successiva di risorse. Le rate sono in tutto dieci, con gli ultimi milestone e target che andranno chiusi entro il 30 giugno del 2026. Da gennaio a giugno del prossimo anno sono 47 gli obiettivi da raggiungere per il terzo bonifico da 21 miliardi. 

 

HUFFPOSTScadenze e rate Pnrr

La macchina del Pnrr

La Pubblica amministrazione - si legge sempre nella bozza della relazione - è chiamata a rispondere a questi impegni in modo agile ed efficace, senza
diminuire i propri obblighi di controllo, salvaguardando l’interesse generale e massimizzando le esperienze e le competenze maturate”. Il Governo mette in fila tutti gli interventi realizzati per dare conto del lavoro fatto con il coordinamento del Dipartimento della Funzione pubblica. Dalle convenzioni con le società a partecipazione pubblica all’assunzione di mille esperti per il potenziamento del personale delle Regioni e degli enti locali. Ma anche le convenzioni Consip e soprattutto l’ampliamento delle facoltà di assunzione. Ci sono anche i 2.800 funzionari per il Sud e i fondi ordinari per la progettazione.

Il protocollo sindacati-Governo. Tavoli per valutare le ricadute dell’attuazione del Pnrr

Cgil, Cisl e Uil firmano un protocollo con Draghi per “la partecipazione e il confronto” sull’attuazione del Pnrr. L’intesa prevede l’attivazione di “tavoli nazionali di settore finalizzati e continui nei quali sia dato conto delle ricadute sociali, economiche e occupazionali degli investimenti e delle riforme previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e dal Piano nazionale per gli investimenti complementari”. 

Saranno i ministeri coinvolti ad attivare i tavoli, che vedranno partecipare il ministro competente per gli interventi, i dirigenti di riferimento, ii rappresentanti della Conferenza delle Regioni, le Province, i Comuni e le parti sociali più rappresentative. Sono previsti anche tavoli territoriali, composti dal presidente della Regione o da un assessore delegato, con i dirigenti locali e un rappresentante per ciascuna delle parti sociali. Ci saranno tavoli anche a livello locale, con sindaco e assessori delegati.

C O M M E N T O

E se insistono a scriverlo i piccioni non ancora colombi, beh . . . ci deve pur essere una ragione. Ma, ahinoi, a pensarla come i piccioni, che ancora colombi non sono, sono pochissimi e sorge il dubbio che tra tanti non a pensarla come il non ancora colombo sia anche il Capo del Governo e artifex Mario Draghi alla richerca, chissà, dell' unità di misura necesaria per misurare "la nostra credibilità" richiedendo "rapidità, efficienza, onestà". . . . pani schittu e libertà (per la traduzione in italiano della mia aggiunta, rivolgersi al siciliano PdR. uscente). Nix "credibilità", che questa Italia ha smarrito cammin facendo, e l' osservazione che l' efficienza non può essere mai raggiunta con la rapidità, laddove richeste sono "menti raffinatissime", professionalità, organizzazione e idee chiare: molto chiare. E l' onestà? Non è mai stata il forte di questa Italia, donde "scadenze e rate", Mettiamola, oertanto, così: quanto è stato fatto con "boni" (plurale di "bonus") è roba da sollecitare di mettersi davanti ad un muro della vergogna, cospargersi il viso di cenere e piangere, almeno dal mio modesto punto di vista maturato all' interno del mio osservatorio di Germania. Insomma, il problema è veramente cornuto: o prendere una saggia decisione nell' interesse delle generazioni future o lasciare. A presto e con prove alla mano.

 

nicolo piro

G e r m a n i a

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Casa e rigenerazione urbana

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POLITICA

21/12/2021 16:11 CET

Draghi: "L'Italia ora è più forte, influente e credibile"

Il premier ha parlato alla Conferenza degli ambasciatori: "Omicron ci obbligano però alla massima cautela nella gestione dei prossimi mesi"

HuffPost

Gli ultimi anni sono stati molto difficili per il nostro Paese, come per il resto del mondo. Mi riferisco alla pandemia e alla crisi economica, che hanno colpito soprattutto i più deboli. Ma, in questi mesi, l’Italia ha dimostrato, ancora una volta, di saper reagire alle crisi più dure con coraggio, determinazione, unità”. Sono le parole del premier Mario Draghi alla Conferenza degli ambasciatori in corso alla Farnesina. 

Draghi ha sottolineato come, grazie alla politica estera, l’Italia sia “più forte, più influente, più credibile”. “Il nostro - ha rimarcato Draghi - é stato un multilateralismo efficace, che parte dalla consapevolezza che i fenomeni globali richiedono risposte collettive”. 

 

Il premier ha sottolineato la ripresa economica e il grande sforzo effettuato nella gestione della pandemia. “Medici, infermieri, volontari hanno somministrato oltre 106 milioni di dosi di vaccino, uno sforzo senza precedenti nella storia recente.
L’economia è in ripresa, grazie all’impegno di lavoratori e imprenditori” ha detto Drgahi.

 

Una difesa europea  

Nel suo discorso il premier ha ribadito ancora una volta l’importanza di Sto arrivando!ivare presto a creare una difesa europea, che collabori con la Nato. “Serve accelerare verso una difesa europea, complementare alla Nato. La Bussola Strategica che ci apprestiamo ad adottare é un primo passo, a cui deve seguire un impegno ancora maggiore in termini di capacita’ militari e risorse finanziarie” ha detto Draghi. “Dobbiamo costruire una politica estera più chiara e più forte, dotata di meccanismi decisionali efficaci - a partire dal superamento del principio di unanimità. All’interno di queste alleanze, il rapporto con gli Stati Uniti è e rimarrà centrale”, ha aggiunto.

La gestione della pandemia

Il premier ha spiegato che ora ci si trova di fronte ad una nuova fase della pandemia. “L’altra priorità è la gestione della nuova fase della crisi sanitaria. La campagna di vaccinazione ci ha permesso di salvare vite e di riaprire l’economia, le scuole, i luoghi della nostra socialità. L’arrivo della stagione invernale e la diffusione della variante Omicron ci obbligano però alla massima cautela nella gestione dei prossimi mesi” ha detto Draghi. Il presidente del Consiglio ha ribadito l’importanza di continuare con la campagna di vaccinazione in tutto il mondo. “Durante la presidenza del G20, abbiamo incoraggiato la comunità globale a ‘vaccinare il mondo’, per aiutare i cittadini dei Paesi più vulnerabili e ridurre il rischio di nuove varianti. Il Global Health Summit dello scorso maggio a Roma ha visto i Paesi più ricchi e le case farmaceutiche impegnarsi a donare un numero considerevole di dosi” ha detto il premier. “Dobbiamo mantenere queste promesse e assicurarci che i vaccini arrivino chi ne ha bisogno. L’Italia sostiene l’ambizione di vaccinare il 70% della popolazione di tutti i Paesi entro metà 2022. Quest’obiettivo ora deve essere raggiunto”, ha aggiunto.

Il Pnrr piano di rilancio di tutto il Paese”

Parlando della situazione economica nel Paese, Draghi ha sottolineato l’importanza del Pnrr. “Il Pnrr non è il Piano di rilancio di questo Governo. È il Piano di rilancio di tutto il Paese. E spetta a tutti - politici, funzionari, imprenditori, parti sociali - contribuire alla sua realizzazione in modo rapido, efficiente, onesto” ha affermato Draghi. “Nei prossimi cinque anni, dobbiamo investire 191,5 miliardi di euro, a cui si aggiungono altri fondi per un totale di 235 miliardi di euro. Ci siamo impegnati - ha aggiunto - a ridurre i divari territoriali, generazionali, di genere. Ad accelerare la transizione digitale e quella ecologica. A migliorare la scuola e rafforzare la sanità. E a riformare in modo profondo l’economia, per rilanciare la produttività, semplificare la burocrazia, favorire l’innovazione”. 

Migranti, una questione da affrontare con l’Europa

In Libia, dobbiamo proseguire con il nostro impegno per la piena stabilizzazione del Paese, seguendo il percorso tracciato dalle Nazioni Unite. È un processo che deve rimanere a guida libica, che la comunità internazionale deve sostenere e accompagnare. Nonostante il rinvio del voto del 24 dicembre, è importante che ci siano quanto prima elezioni libere, credibili e inclusive che possano unire il Paese e portare a una pace duratura” ha detto il premier. Dragi ha osservato come la stabilizzazione della Libia sia fondamentale anche per il controllo dei flussi migratori. “Nei mesi scorsi siamo riusciti a riportare questo tema al centro dell’agenda europea. Ora è essenziale che l’Unione europea adotti una gestione condivisa, umana e sicura, all’altezza dei nostri valori. Servono corridoi umanitari dai Paesi terzi verso l’Europa che impegnino anche altri Paesi europei, non solo l’Italia. E servono accordi di rimpatrio giusti ed efficaci. Anche in questo, l’Unione europea può svolgere un ruolo di guida” ha aggiunto il premier. Draghi ha spiegato anche che è stato organizzato un vertice straordinario sull’Afghanistan, “per coordinare una risposta comune sui temi degli aiuti umanitari, della lotta al terrorismo, della mobilità”. “Nonostante questo vertice la crisi diventa sempre più grave, come leggiamo oggi sui giornali” ha detto però il premier. Draghi ha affrontato anche la questione al confine tra Bielorussia e Polonia. “Siamo altrettanto determinati a ridurre le contrapposizioni sempre più evidenti ai confini orientali dell’Europa. Mi riferisco alle tensioni in Ucraina con la Russia, e la crisi al confine tra Polonia e Bielorussia. Dobbiamo essere fermi nel condannare qualsiasi provocazione. L’utilizzo dei migranti come strumento di pressione geopolitica é inaccettabile. Allo stesso tempo, dobbiamo proseguire con il dialogo, a livello bilaterale e sul piano multilaterale”, ha spiegato.

Sul clima, “bisogna coinvolgere i giovani”

È essenziale continuare a impegnarci perché tutti i Paesi partecipino al processo di decarbonizzazione. Questo può procedere con velocità diverse, a seconda del livello di sviluppo economico dei singoli Stati, ma deve partire al più presto ovunque” ha detto il premier. “Dobbiamo ribadire l’impegno, preso al G20 di Roma, di contenere il riscaldamento globale entro un grado e mezzo e raggiungere la neutralità climatica intorno alla metà del secolo. Il settore privato può contribuire in maniera decisiva a questo obiettivo, come é emerso alla COP26 di Glasgow. E dobbiamo coinvolgere i giovani, i veri protagonisti di questo cambiamento. La conferenza “Youth4Climate” di Milano è stata un modello di partecipazione ai processi negoziali e vogliamo si ripeta anche in futuro”, ha continuato Draghi. 

Obiettivo parità di genere

Il raggiungimento di una effettiva parità di genere è un obiettivo che dobbiamo perseguire ovunque - nel settore pubblico e privato” ha dichiarato Draghi. 

Draghi: “fare luce sul caso Attanasio”

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha ricordato oggi alla XIV conferenza degli ambasciatori e delle ambasciatrici “Luca Attanasio, ucciso brutalmente nella Repubblica Democratica del Congo con il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Mila’mbo”. Il premier ha poi aggiunto: “Sono morti per aver fatto il loro lavoro, in un contesto difficile, come quello in cui operano molti di voi. Ai loro cari va la mia piu’ sentita vicinanza. Auspico che venga fatta finalmente luce sul loro assassinio, e che si accertino prontamente tutte le responsabilita’”, ha detto Draghi.

C O M M E N T O

 

La smetta con le sue cretinate: l' Italia in ginocchio e il PNRR è fià un bluff.

Dopo essere state tabù per la malapolitica, le più urgenti considerazioni sfuggono, ora, all' astuzia del banchiere per essere consegnate all' improvvisazione.

 

Per il mio paesino natio, 90013 Castelbuono, ferito dal recente grave fatto di cronaca, sottoporre all' ettenzione dei miei compaesani il ruolo unico dell' Urbatettura per salvare i borghi e, in particolare, quelli del Sud abbandonato.

 

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Una domanda contrale: quale contributo può offrire l'architettura come componente per possibili strategie d'azione per una città in contrazione in considerazione del processo d' implosione in atto a seguito della sconsiderata espansione urbana avviata negli Sessanta, alla luce delle grandi trasformazioni sociali in corso ed alle conseguenze pandemia da COVID ?

È diventato chiaro che i progetti architettonici nel trattare con edifici abbandonati devono essere incorporati in una strategia globale per avere un effetto "oltre se stessi". Ritengo che quanto mai urge attivare una paziente ricerca sul campo nel contesto di un'analisi oggettiva e soggettiva per esplorare la forma e il contenuto della città.

Il punto di partenza altro non può essere che l' analisi e la rappresentazione dellecaratteristiche ricorrenti dei luoghi in cosiddetti "spazi d' identità" e sviluppare dai frammenti trovati un principio guida che può funzionare sistematicamente come una strategia d'azione futura. Chiamerei questo modus operandi, inteso come legante di analisi e ricerca, "L u o g h i", trattandosi di individuare analogie che raggruppino questi "spazi d' identità" e le risultanze dell'analisi oggettiva per passare alla scelta di due edifici culturalmente significativi e abbandonati nel centro (storico) della città, ciascuno per proporre un nuovo uso in grado di fornire un impulso di rafforzamento.

Come mediatore tra paesaggio e città, il Cine-Teatro „Le Fontanelle“ ripensato potrebbe rafforzare il centro storico e i quartieri che vi ruotano intorno. La finalità di un secondo intervento a nel Palazzo Marzullo dovrebbe essere quello di rendere nuovamente visibile il valore storico del palazzo e, attraverso una proposta di trasformazione un elemento del centro città coinvolgere l' intorno in uno spazio pubblico interattivo. Due progetti, insomma, capaci di interiorizzare il principio guida die „luoghi“ nel loro programma spaziale rendendo il contenuto e la forma della città visibili e tangibili in un unico luogo.

Concentramioci per il momento su questa ipotesi, rimandandola non alle calende greche, se si vuole affrontare il problema della rigenerazione urbana e in primis della casa, quando sarà vietato venderla o affittarla e così incominciare a dare risposte alla questione in sospeso tra l' Europa e il nostro patrimonio immobiliare. Non attendere che la spinta venga sempre dagli altri, come la riforma del castato spinta dall' Ue che non sarà certamente una carezza alle abitazioni, se si vuole percepire la portata dell' iniziativa di Bruxelles finalizzata al recupero ed alla tutela dell' ambiente ed alla necessità di tagliare l' emissione di CO2 nei prossimi anni, partendo subito dalla vargogna delle centraline per il riscaldamento domestico applicato ad altezza d' uomo sui muri esterni degli immobili.

 

 

 

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Antropologia della digitalizzazione

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Anthropologie der Digitalisierung

Die Herausforderungen digitaler Technologien für Philosophie, Theologie und Kirche DOI: 10.35070/ztp.v143i3.3843 Was den Menschen in seinem Wesen ausmacht, wird von Kulturen immer im Kontext ihrer jeweiligen Wertvorstellungen, ihres naturwissenschaftlichen Wissensstandes und ihrer technischen Möglichkeiten definiert. Deswegen hängt das Selbstverständnis des Menschen von seiner Lebenswelt ab, das heißt der Wirklichkeit, wie sie in der Weltanschauung des Subjekts konzeptualisiert ist.1 Sigmund Freund prägte die These, dass der Mensch durch wissenschaftliche Entdeckungen großen „Kränkungen“ unterworfen sein kann. Positiv deuten lässt sich eine solche Kränkung aber auch als Herausforderung, die uns dazu nötigt, unsere Vorstellung davon, was Menschsein ausmacht, zu überdenken und bestimmte Aspekte zu revidieren oder weiterzuentwickeln. So wie die philosophische Anthropologie – um die Beispiele Freuds aufzugreifen – sich den Herausforderungen der kopernikanischen Wende, der Evolutionstheorie und der Psychoanalyse gestellt hat, muss sie sich heutigen großen Entwicklungen stellen, wozu mit Sicherheit auch die zunehmende Digitalisierung der Gesellschaft, die Nutzung künstlicher Intelligenz und die zunehmende Verknüpfung von Biologie und Technologie gehörtBenedikt Paul Göcke Ruhr-Universität Bochum Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. • ORCID-iD: 0000-0003-0193-1686 Johannes Grössl Julius-Maximilians-Universität Würzburg Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. 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So wie die philosophische Anthropologie – um die Beispiele Freuds aufzugreifen – sich den Herausforderungen der kopernikanischen Wende, der Evolutionstheorie und der Psychoanalyse gestellt hat, muss sie sich heutigen großen Entwicklungen stellen, wozu mit Sicherheit auch die zunehmende Digitalisierung der Gesellschaft, die Nutzung künstlicher Intelligenz und die zunehmende Verknüpfung von Biologie und Technologie gehörtBenedikt Paul Göcke Ruhr-Universität Bochum Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. • ORCID-iD: 0000-0003-0193-1686 Johannes Grössl Julius-Maximilians-Universität Würzburg Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. 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So wie die philosophische Anthropologie – um die Beispiele Freuds aufzugreifen – sich den Herausforderungen der kopernikanischen Wende, der Evolutionstheorie und der Psychoanalyse gestellt hat, muss sie sich heutigen großen Entwicklungen stellen, wozu mit Sicherheit auch die zunehmende Digitalisierung der Gesellschaft, die Nutzung künstlicher Intelligenz und die zunehmende Verknüpfung von Biologie und Technologie gehörtBenedikt Paul Göcke Ruhr-Universität Bochum Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. • ORCID-iD: 0000-0003-0193-1686 Johannes Grössl Julius-Maximilians-Universität Würzburg Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. 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So wie die philosophische Anthropologie – um die Beispiele Freuds aufzugreifen – sich den Herausforderungen der kopernikanischen Wende, der Evolutionstheorie und der Psychoanalyse gestellt hat, muss sie sich heutigen großen Entwicklungen stellen, wozu mit Sicherheit auch die zunehmende Digitalisierung der Gesellschaft, die Nutzung künstlicher Intelligenz und die zunehmende Verknüpfung von Biologie und Technologie gehörtBenedikt Paul Göcke Ruhr-Universität Bochum Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. • ORCID-iD: 0000-0003-0193-1686 Johannes Grössl Julius-Maximilians-Universität Würzburg Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. 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So wie die philosophische Anthropologie – um die Beispiele Freuds aufzugreifen – sich den Herausforderungen der kopernikanischen Wende, der Evolutionstheorie und der Psychoanalyse gestellt hat, muss sie sich heutigen großen Entwicklungen stellen, wozu mit Sicherheit auch die zunehmende Digitalisierung der Gesellschaft, die Nutzung künstlicher Intelligenz und die zunehmende Verknüpfung von Biologie und Technologie gehörtBenedikt Paul Göcke Ruhr-Universität Bochum Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. • ORCID-iD: 0000-0003-0193-1686 Johannes Grössl Julius-Maximilians-Universität Würzburg Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. 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So wie die philosophische Anthropologie – um die Beispiele Freuds aufzugreifen – sich den Herausforderungen der kopernikanischen Wende, der Evolutionstheorie und der Psychoanalyse gestellt hat, muss sie sich heutigen großen Entwicklungen stellen, wozu mit Sicherheit auch die zunehmende Digitalisierung der Gesellschaft, die Nutzung künstlicher Intelligenz und die zunehmende Verknüpfung von Biologie und Technologie gehörtBenedikt Paul Göcke Ruhr-Universität Bochum Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. • ORCID-iD: 0000-0003-0193-1686 Johannes Grössl Julius-Maximilians-Universität Würzburg Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. 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So wie die philosophische Anthropologie – um die Beispiele Freuds aufzugreifen – sich den Herausforderungen der kopernikanischen Wende, der Evolutionstheorie und der Psychoanalyse gestellt hat, muss sie sich heutigen großen Entwicklungen stellen, wozu mit Sicherheit auch die zunehmende Digitalisierung der Gesellschaft, die Nutzung künstlicher Intelligenz und die zunehmende Verknüpfung von Biologie und Technologie gehört

(continua)

I T A L I A N O

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Antropologia della digitalizzazione

Le sfide delle tecnologie digitali per la filosofia, la teologia e la chiesa DOI: 10.35070 / ztp.v143i3.3843 Ciò che definisce un essere umano è sempre definito dalle culture nel contesto dei loro rispettivi valori, delle loro conoscenze scientifiche e delle loro possibilità tecniche. Ecco perché l'immagine di sé delle persone dipende dal mondo in cui vivono, cioè dalla realtà come è concettualizzata nella visione del mondo del soggetto.1 Sigmund Freud ha coniato la tesi che le persone possono essere soggette a grandi "ferite" attraverso le scoperte scientifiche. Tale offesa può essere interpretata positivamente anche come una sfida che ci costringe a ripensare alla nostra idea di cosa significhi essere umani e a rivedere o sviluppare determinati aspetti. Così come l'antropologia filosofica - per riprendere gli esempi di Freud - ha affrontato le sfide della rivoluzione copernicana, della teoria evoluzionistica e della psicoanalisi, deve affrontare i principali sviluppi odierni, tra cui la crescente digitalizzazione della società, l'uso dell'intelligenza artificiale e il crescente legame tra biologia e tecnologia appartiene a Benedikt Paul Gätze Ruhr-Universität Bochum Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. 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(continua)

 

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Raffaello: La Madonna del Granduca

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Raffaello, „Il grande Genio dell' Arte, spiegato in un solo quadro“:

La Madonna del Granduca

 

 

È l' articolo offerto oggi, 03. Marzo 2020, nel pieno della crisi sanitaria causata del „coronavirus“, dall' autorevole quotidiano della Germania <Die Welt>, Sezione „Cultura“, con l' invito ad osservare attentamente la mano del Bambino.

 

Alcun altro artista nelle sue opere ha elevato come Raffaello (1483-1520) agli alti livelli della classicità la visione degli ideali del Rinascimento in tema di dignità umana, monumentalità della forma ed equilibrio della composizione. Il Papa mediceo Leone X nominò nel 1515 Raffaello quale direttore die lavori della Chiesa di San Pietro e conservatore degli Antichi Monumenti di Roma, i cui scavi archeologici, rilievo e conservazione furono avviati proprio in quel periodo.

 

Come molti artisti del Rinascimento, anche Raffaello ha posseduto gli strumenti di dominio dell' Architettura nella stessa misura di quelli della Pittura. Nella Villa Madama Raffaello riuscì a coniugare la somma delle sue esperienze con l' incarico conferitogli dal Papa, al punto che la fama della sua arte pittorica ha spesso relegato in secondo piano i suoi eccezionali contributi in ambito dell' Architettura che occorre riportare ai livelli di conoscenza che merita(no) in un contesto di grandi innovazioni tecniche e tecnologiche e, soprattuto, della forma.

 

La Madonna del Granduca è considerata come una delle più note opere di Raffaello al punto di essere stata preferita dal Granduca Ferdinando III di Lorena. Si tratta di un dipinto a olio su tavola (84,5x55,9 cm) riconducibile a circa il 1504 e oggi conservato nella Galleria Palatina a Firenze. Incerta è la provenienza originaria che si presume possa essere stata per una destinazione privata allorché il giovane Raffaello giunse a Firenze. Per il volto più espressivo ed enigmatico della Madonna, il dipinto è ritenuto come uno dei suoi più famosi capolavori.

 

La Madonna, raffigurata in piedi, porta la tradizionale veste rossa e il manto azzurro. Si trae l' impressione che avanzi verso lo spettatore spuntando dall' oscurità. La sua figura esprime decisione mista ad una parca monumentalità in un sapientemente bilanciatato rapporto figurale con la Madonna ad accennare una rotazione a destra controbilanciata dalla appena percepita rotazione a sinistra del Bambino con la mano sinistra poggiata con leggiadria sull' asse ideale del viso-busto della madre, quasi a richiamare l' attenzione dello spettatore. Si tratta di un' operazione di grande maestria spaziale e dinamica della già affermata pittura rinascimentale a far dimentare la staticità bizantineggiante della composizione figurale Madonna-Bambino medieveale nel rapporto amoroso madre-figlio.

 

Il gioco dei pieni d' ombra e di luce non v' è dubbio che richiami il noto „sfumato“ leonardesco che certamente l' urbinate incominciò ad apprezzare nei primi anni del soggiorno fiorentino con riferimenti appena accennati alle Madonne dei fratelli della Robbia ed agli effetti del rilievo e della plasticità di scultori fiorentini come Ghiberti e Donatello..

 

Nella Madonna del Granduca, Raffaello esalta il drappeggio del manto della Madonna ricorrendo al richiamo del senso della vita ed è proprio l' accenno al movimento torsoniale del bambino ad evidenziare quella libertà pittorica fino ad allora sconosciuta. In sostanza movimento ed emozione si coniugano per trovare profondità nella calma espressività dei due soggetti esaltati dall' oscurità del sottofondo, aggiunta successivamente alla composizione conforendo così alla Madonna valori di presenza e di spiritualità esaltate, a ben ragione, al ruolo di fama.

 

Vi sarebbe molto da scrivere riguardo a descrizione, interpretazione e simbologia, riferimenti storici, stile e tecnica con il disegno che precede la pittura, colore ed effetti luminosi, composizione e inquadratura del capolavoro raffaellesco che si concretizza in un' immagine finale nella quale a predominare sono l' incarnato della Madonna e del Bambino, la sinuosa leggiadria del drappeggio del mantello di Maria, le linee scandendi in altezza le forme del corpo del Bambino, il tutto esaltato dall' equilibrio cromatico chiaroscurale che si conclude in uno sfumato che è andato oltre Leonardo.

 

Già dai suoi contemporenaei Raffaello era stato visto come „Il Dio della Pittura“, il maestro della bellezza classica, il genio della composizione di forma e colore, luce ed ombra in tutti i media da lui affrontati.A Roma egli si misura con Michelangelo che lo accusa di spionaggio. L' incontro ha luogo nel Vaticano con Michelangelo alle prese con la Cappella Sistina e Raffaello con le Stanze del Papa.

 

Una storia, quella dei due pittori, contrassegnata da una rivalità che ha condotto a capolavori d' Arte con Michelangelo ad accettare contro la sua volontà l' incarico del Papa per la volta della Cappella Sistina, che alla fine rivoluzionò l' Arte e l' immagine dell' uomo, e Raffaello con la Scuola di Atene ed altri affreschi ad inventare una rivulozionaria visione dell' armonia universale.

 

Una storia, quella dei due pittori, contrassegnata da una rivalità che ha condotto a capolavori d' Arte con Michelangelo ad accettare contro la sua volontà l' incarico del Papa per la volta della Cappella Sistina, che alla fine rivoluzionò l' Arte e l' immagine dell' uomo, e Raffaello con la Scuola di Atene ed altri affreschi ad inventare una rivulozionaria visione dell' armonia universale.

 

Armonia celeste, pertanto, e Italia . . . . Italia . . . . . sempre Italia: nel bene e nel male.

. . .

D e u t s c h:

 
Raphael, "Das große Genie der Kunst, erklärt in einem einzigen Gemälde":
Unsere Liebe Frau vom Großherzog

Es ist der Artikel, der heute, 03. März 2020, inmitten der durch das "Coronavirus" verursachten Gesundheitskrise von der maßgeblichen deutschen Zeitung <Die Welt>, Abschnitt "Kultur", mit der Aufforderung zur sorgfältigen Beobachtung der Hand des Kindes angeboten wird .

Kein anderer Künstler in seinen Werken hat Raphael (1483-1520) auf die hohe Ebene des Klassizismus gebracht, um die Vision der Ideale der Renaissance in Bezug auf Menschenwürde, Monumentalität der Form und Gleichgewicht der Komposition zu verwirklichen. Der Medici-Papst Leo X. ernannte Raffaello 1515 zum Direktor der Werke der Kirche San Pietro und zum Konservator der antiken Denkmäler Roms, deren archäologische Ausgrabungen, Reliefs und Konservierungen zu dieser Zeit begonnen wurden.

Wie viele Künstler der Renaissance besaß auch Raphael die Werkzeuge der Herrschaft über die Architektur in demselben Maße wie die der Malerei. In der Villa Madama gelang es Raffaello, die Summe seiner Erfahrungen mit dem ihm vom Papst übertragenen Auftrag zu kombinieren, bis zu dem Punkt, dass der Ruhm seiner Bildkunst seine außergewöhnlichen Beiträge auf dem Gebiet der Architektur, die auf das Niveau von zurückgebracht werden müssen, oft in den Hintergrund gedrängt hat Wissen, das es verdient (nein) im Kontext großer technischer und technologischer Innovationen und vor allem der Form.

Die Madonna del Granduca gilt als eines der bekanntesten Werke Raffaels, bis sie von Großherzog Ferdinand III. Von Lothringen bevorzugt wurde. Es ist ein Ölgemälde auf Holz (84,5 x 55,9 cm) aus dem Jahr 1504, das heute in der Pfalzgalerie in Florenz aufbewahrt wird. Die ursprüngliche Herkunft, die vermutlich für ein privates Ziel bestimmt war, als der junge Raphael in Florenz ankam, ist ungewiss. Für das ausdrucksstärkste und rätselhafteste Gesicht der Madonna gilt das Gemälde als eines seiner berühmtesten Meisterwerke.

Die stehende Madonna trägt das traditionelle rote Gewand und den blauen Umhang. Es entsteht der Eindruck, dass Sie sich dem Betrachter nähern und aus der Dunkelheit auftauchen. Ihre Figur drückt eine gemischte Entscheidung mit einer teilweisen Monumentalität in einer gekonnt ausgewogenen figürlichen Beziehung zur Madonna aus, um auf eine Rechtsrotation hinzuweisen, die durch die gerade wahrgenommene Linksrotation des Kindes ausgeglichen wird. Die linke Hand ruht anmutig auf der idealen Achse der Gesichtsbüste der Mutter, fast um die Aufmerksamkeit des Zuschauers zu erregen. Es ist eine Operation von großer räumlicher und dynamischer Beherrschung der bereits etablierten Renaissance-Malerei, die uns die byzantinische statische Natur der mittelalterlichen figürlichen Madonna-Kind-Komposition in der Liebesbeziehung zwischen Mutter und Sohn vergessen lässt.

Das Spiel von Schatten und Licht erinnert zweifellos an den bekannten "nuancierten" Leonardo, den Urbino in den ersten Jahren seines florentinischen Aufenthalts mit Bezug auf die Madonnen der Robbia-Brüder und die Auswirkungen zu schätzen begann das Relief und die Plastizität florentinischer Bildhauer wie Ghiberti und Donatello.

In der Madonna des Großherzogs erhöht Raphael das Drapieren des Madonna-Mantels, indem er an den Sinn des Lebens erinnert, und genau der Hinweis auf die Torsionsbewegung des Kindes unterstreicht die bisher unbekannte Bildfreiheit. Im Wesentlichen werden Bewegung und Emotion kombiniert, um Tiefe in der ruhigen Ausdruckskraft der beiden Themen zu finden, die durch die Dunkelheit des Hintergrunds erhöht und anschließend der Komposition hinzugefügt werden, wodurch die Madonna-Werte Präsenz und Spiritualität verwirrt werden, die mit gutem Grund die Rolle des Ruhms erhöhen.

Es gibt viel zu schreiben über Beschreibung, Interpretation und Symbologie, historische Referenzen, Stil und Technik mit der Zeichnung, die der Malerei, den Farb- und Lichteffekten, der Komposition und dem Rahmen von Raphaels Meisterwerk vorausgeht, das sich in einem endgültigen Bild materialisiert, in dem es vorherrschen soll Ich bin der Teint der Madonna und des Kindes, die geschwungene Anmut des Gewandes von Marias Umhang, die Linien, die sich in der Höhe über die Formen des Körpers des Kindes erstrecken, alles verstärkt durch das chromatische Hell-Dunkel-Gleichgewicht, das in einer Nuance endet, die darüber hinausgeht Leonardo.

Bereits von seinen Zeitgenossen und Raphael wurde er als "Der Gott der Malerei" angesehen, der Meister der klassischen Schönheit, das Genie der Komposition von Form und Farbe, Licht und Schatten in allen Medien, die er ansprach. In Rom maß er sich mit Michelangelo, der beschuldigt ihn der Spionage. Das Treffen findet im Vatikan statt, wobei Michelangelo sich mit der Sixtinischen Kapelle und Raphael mit den Räumen des Papstes befasst.
 
Eine Geschichte, die der beiden Maler, geprägt von einer Rivalität, die zu Meisterwerken der Kunst mit Michelangelo führte, um gegen seinen Willen den Auftrag des Papstes für das Gewölbe der Sixtinischen Kapelle anzunehmen, der schließlich Kunst und Image revolutionierte des Menschen und Raphael mit der "Schule von Athen" und anderen Fresken, um eine abstoßende Vision der universellen Harmonie zu erfinden.

Himmlische Harmonie also und Italien. . . . Italien. . . . . immer Italien: zum Guten oder zum Schlechten.
. . .
Englisch:
 
 

Raphael, "The great genius of art, explained in a single painting":
Our Lady of the Grand Duke

It is the article offered today, 03. March 2020, in the midst of the health crisis caused by the "coronavirus", by the authoritative newspaper of Germany <Die Welt>, Section "Culture", with the invitation to carefully observe the hand of the Child .

No other artist in his works has raised Raphael (1483-1520) to the high levels of classicism the vision of the ideals of the Renaissance in terms of human dignity, monumentality of form and balance of composition. The Medici Pope Leo X appointed Raffaello in 1515 as director of the works of the Church of San Pietro and conservator of the Ancient Monuments of Rome, whose archaeological excavations, relief and conservation were started right at that time.

Like many Renaissance artists, Raphael also possessed the tools of domination of Architecture to the same extent as those of Painting. In Villa Madama Raffaello managed to combine the sum of his experiences with the assignment given to him by the Pope, to the point that the fame of his pictorial art has often relegated to the background his exceptional contributions in the field of Architecture that must be brought back to the levels of knowledge it deserves (no) in a context of great technical and technological innovations and, above all, of form.

The Madonna del Granduca is considered to be one of the best known works of Raphael to the point of having been preferred by the Grand Duke Ferdinand III of Lorraine. It is an oil painting on wood (84.5x55.9 cm) dating back to around 1504 and now preserved in the Palatine Gallery in Florence. The original provenance which is presumed to have been for a private destination when the young Raphael arrived in Florence is uncertain. For the most expressive and enigmatic face of the Madonna, the painting is considered to be one of his most famous masterpieces.

The Madonna, depicted standing, wears the traditional red robe and the blue cloak. The impression is drawn that you are advancing towards the viewer, emerging from the darkness. Her figure expresses a mixed decision with a partial monumentality in a skilfully balanced figural relationship with the Madonna to hint at a right rotation counterbalanced by the just perceived left rotation of the Child. With the left hand resting gracefully on the ideal axis of the face-bust of the mother, almost to attract the attention of the spectator. It is an operation of great spatial and dynamic mastery of the already established Renaissance painting to make us forget the Byzantine-style static nature of the medieval Madonna-Child figural composition in the love relationship between mother and son.

The play of shadows and light there is no doubt that it recalls the well-known "nuanced" Leonardo that certainly from Urbino began to appreciate in the early years of his Florentine stay with references to the Madonnas of the Robbia brothers and the effects the relief and plasticity of Florentine sculptors such as Ghiberti and Donatello ..

In the Madonna of the Grand Duke, Raphael exalts the draping of the Madonna 's mantle by recalling the meaning of life and it is precisely the reference to the child' s torsional movement that highlights that pictorial freedom hitherto unknown. In essence, movement and emotion are combined to find depth in the calm expressiveness of the two subjects exalted by the darkness of the background, subsequently added to the composition thus confusing to the Madonna values ​​of presence and spirituality exalted, with good reason, to the role of fame.

There would be much to write about description, interpretation and symbology, historical references, style and technique with the drawing that precedes painting, color and lighting effects, composition and framing of Raphael's masterpiece which materializes in a final image in which to predominate I am the complexion of the Madonna and Child, the sinuous gracefulness of the drapery of Mary 's cloak, the lines stretched in height the shapes of the body of the Child, all enhanced by the chiaroscuro chromatic balance that ends in a nuance that has gone beyond Leonardo.

Already by his contemporaries and Raphael he had been seen as "The God of Painting", the master of classical beauty, the genius of the composition of form and color, light and shadow in all the media he addressed. In Rome he measured himself with Michelangelo who accuses him of espionage. The meeting takes place in the Vatican with Michelangelo dealing with the Sistine Chapel and Raphael with the Pope 's rooms.

A story, that of the two painters, marked by a rivalry that led to masterpieces of art with Michelangelo to accept against his will the Pope 's assignment for the vault of the Sistine Chapel, which eventually revolutionized art and image of man, and Raphael with the "School of Athens" and other frescoes to invent a revolting vision of universal harmony.

Heavenly harmony, therefore, and Italy. . . . Italy. . . . . always Italy: for better or for worse.

. . . 

Französisch:

Raphaël, "Le grand génie de l'art, expliqué dans un seul tableau":
Notre-Dame du Grand-Duc

C'est l'article proposé aujourd'hui, 03 mars 2020, au milieu de la crise sanitaire provoquée par le "coronavirus", par le journal officiel allemand <Die Welt>, rubrique "Culture", avec l'invitation à observer attentivement la main de l'Enfant .

Aucun autre artiste dans ses œuvres n'a élevé Raphaël (1483-1520) à un haut niveau de classicisme la vision des idéaux de la Renaissance en termes de dignité humaine, de monumentalité de forme et d'équilibre de composition. Le pape Médicis Léon X a nommé Raffaello en 1515 directeur des travaux de l'église de San Pietro et conservateur des monuments anciens de Rome, dont les fouilles archéologiques, le secours et la conservation ont commencé à ce moment-là.

Comme de nombreux artistes de la Renaissance, Raphaël possède également les outils de domination de l'architecture au même titre que ceux de la peinture. Dans Villa Madama Raffaello a réussi à combiner la somme de ses expériences avec la mission qui lui a été confiée par le Pape, au point que la renommée de son art pictural a souvent relégué au second plan ses contributions exceptionnelles dans le domaine de l'architecture qui doivent être ramenées aux niveaux de connaissances qu'elle mérite (non) dans un contexte de grandes innovations techniques et technologiques et, surtout, de forme.

La Madonna del Granduca est considérée comme l'une des œuvres les plus connues de Raphaël au point d'avoir été préférée par le Grand-Duc Ferdinand III de Lorraine. Il s'agit d'une peinture à l'huile sur bois (84,5x55,9 cm) datant d'environ 1504 et aujourd'hui conservée à la galerie Palatine de Florence. La provenance originale qui est présumée avoir été pour une destination privée lorsque le jeune Raphaël est arrivé à Florence est incertaine. Pour le visage le plus expressif et énigmatique de la Madone, la peinture est considérée comme l'un de ses chefs-d'œuvre les plus célèbres.

La Vierge, représentée debout, porte la robe rouge traditionnelle et le manteau bleu. L'impression est tirée que vous avancez vers le spectateur, sortant de l'obscurité. Sa figure exprime une décision mitigée avec une monumentalité partielle dans une relation figurative habilement équilibrée avec la Madone pour faire allusion à une rotation à droite contrebalancée par la rotation à gauche perçue de l'enfant. Avec sa main gauche reposant gracieusement sur l'axe idéal du visage-buste de la mère, presque pour attirer l'attention du spectateur. C'est une opération d'une grande maîtrise spatiale et dynamique de la peinture de la Renaissance déjà établie pour nous faire oublier la nature statique byzantine de la composition figurative de la Madone-Enfant médiévale dans la relation amoureuse entre la mère et le fils.

Le jeu des ombres et de la lumière ne doute pas qu'il rappelle la "nuance" bien connue de Léonard de Vinci que l'Urbino a certainement commencé à apprécier dans les premières années de son séjour florentin avec des références aux Madones des frères Robbia et aux effets le relief et la plasticité de sculpteurs florentins comme Ghiberti et Donatello.

Dans la Madone du Grand-Duc, Raphaël exalte le drapage du manteau de la Madone en rappelant le sens de la vie et c'est précisément la référence au mouvement de torsion de l'enfant qui met en évidence cette liberté picturale jusqu'alors inconnue. Essentiellement, le mouvement et l'émotion sont combinés pour trouver de la profondeur dans l'expressivité calme des deux sujets exaltés par l'obscurité de l'arrière-plan, ajoutés ensuite à la composition confondant ainsi avec les valeurs de présence et de spiritualité de Madonna exaltées, avec raison, au rôle de gloire.

Il y aurait beaucoup à écrire sur la description, l'interprétation et la symbologie, les références historiques, le style et la technique avec le dessin qui précède la peinture, les effets de couleur et d'éclairage, la composition et l'encadrement du chef-d'œuvre de Raphaël qui se matérialise dans une image finale dans laquelle prédominer. Je suis le teint de la Vierge à l'Enfant, la grâce sinueuse de la draperie du manteau de Marie, les lignes tendues en hauteur les formes du corps de l'Enfant, le tout rehaussé par l'équilibre chromatique en clair-obscur qui se termine par une nuance qui a dépassé Leonardo.

Déjà par ses contemporains et Raphaël, il avait été considéré comme "Le Dieu de la peinture", le maître de la beauté classique, le génie de la composition de la forme et de la couleur, la lumière et l'ombre dans tous les médias qu'il a abordés. À Rome, il s'est mesuré avec Michel-Ange qui l'accuse d'espionnage. La rencontre a lieu au Vatican avec Michel-Ange traitant de la Chapelle Sixtine et Raphaël avec les salles du Pape.

Une histoire, celle des deux peintres, marquée par une rivalité qui a conduit à des chefs-d'œuvre de l'art avec Michel-Ange d'accepter contre son gré la mission du Pape pour la voûte de la Chapelle Sixtine, qui a finalement révolutionné l'art et l'image de l'homme, et Raphaël avec "L' école d'Athènes" et d'autres fresques pour inventer une vision révoltante de l'harmonie universelle.

Harmonie céleste donc et Italie. . . . Italie. . . . . toujours l'Italie: pour le meilleur ou pour le pire.

 

 

 

 

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