Vitti 'na scrozza
La nuova Legge urbanistica regionale: una lepida insalata mista senza capo né coda. . . .
. . . . incastonata in un contesto fumoso e confuso che, speriamo, non varchi i confini nazionali per approdare a Bruxelles e da lì, varcata la soglia che dalla Mitteleuropa si schiude ai Paesi Scandinavi e anglosassoni, condurre a compimento il fallimento di quella che doveva essere la resurrezione dell' Italia o la sua reincarnazione nello spirito del demiurgo di turno maltrattato da un destino crudele che ne ha irrimedibilmente azzoppato le due „v“ introduttrici di vis et voluntas. Che poi doveva essere proprio Castelbuono a fare da battistrada all' ennesimo salto nel vuoto della politichetta locale, non ce lo aspettavamo proprio, atteso che dopo la fuga verso la campagna inaugurata negli anni Sessanta dalla carneficina delle amministrazioni carolliane con contorno di assurde infrastrutture primarie seminate sul territorio, il processo di implosione che doveva avviare il ritorno all' urbanità della fatiscente città consolidata, sottratta ad una grande operazione culturale di „renovatio urbis“ - che più tardi venne battezzata come „rigenerazione urbana“ -, finì per risolversi in un sogno di mezza estate. Doveva stagliarsi all' orizzonte un novello Ambrogio Lorenzetti per passare con accademica disinvoltura dalla sincopata <città aumentata> alla diffusione del nuovo vangelo intriso di norme e luoghi comuni per il buon governo del martoriato territorio urbano e agreste siciliano, mescolando e rimescolando ricette e concetti con i quali il sensibile Francesco Indovina, Professore presso la Facoltà di Pianificazione dell' Università IUAV di Venezia e condirettore della rivista Archivio di Studi Urbani e Regionali, aveva affrontato il tema cruciale di come possibile sarebbe stato il miglioramento delle condizioni di vita nelle città e nel territorio, grazie ad una esemplare pianificazionne urbana e territoriale.
Se proprio vogliamo parlare dell'essenza della pianificazione urbana, allora dobbiamo affermare che pianificazione è un termine ambiguo che può descrivere un processo - la pianificazione - e spesso viene applicato al suo risultato - ai <piani> che poi devono essere implementati nella realtà. Questi piani possono servire a diversi scopi: rappresentare un oggetto da creare (una casa, un insediamento) o determinare un processo regolare (un progetto di costruzione) o anche affrontare con lungimiranza risorse limitate per prevenirne l'esaurimento o uso inappropriato: risorse come denaro, materie prime o spazio. Queste diverse interpretazioni della pianificazione si incontrano nella pianificazione urbana: la creazione - così come la riconversione o la riprogettazione di un'area edificabile richiede innanzitutto la sua significativa integrazione nella pianificazione dello sviluppo a lungo termine della città. Per questo è necessario un piano dello stato obiettivo, dal quale la struttura, la forma e la funzione possono essere lette alla maniera di un <modello> - donde anche il flusso regolare di finanziamenti, acquisizione di terreni, sviluppo e misure di costruzione richiede una pianificazione. Uno dei requisiti specifici del pianificatore urbano è che si possa tener conto del collegamento di questi approcci progettuali nello spazio e nel tempo. La pianificazione urbana può quindi essere definita in modo molto generale come lo sforzo di organizzare la convivenza spaziale a livello della città o comunale secondo i bisogni umani. Tuttavia, questo termine comune, come il termine <Urbanistica>, che è spesso usato nello stesso senso, non è chiaro in quanto di solito si riferisce anche a quegli insediamenti che non hanno lo status di città; il termine meno comune di pianificazione locale descrive meglio la situazione. In Gran Bretagna, il termine <town and country palnning> è usato ufficialmente, cioè l'area rurale è inclusa, mentre il linguaggio colloquiale è solitamente limitato a <urbanistica>. Recentemente il concetto di <pianificazione territoriale> è stato sempre più utilizzato in Gran Bretagna; se l'uso dello spazio è in primo piano, <urban design> caratterizza la componente progettuale dell'urbanistica. Negli Stati Uniti, <city planning> è corrente, ma si usano anche <urban planning> o <community planning>. Le lingue romanze derivano coerentemente i loro termini dalla parola latina per città (urbs): <urbanisme (fr.), <pianificazione urbanistica> (ital.), <urbanisación> (spag.). Il termine tecnico olandese è <stedebouw> - la costruzione di siti - cioè <site building>. In sintesi possiamo definire la pianificazione urbana una scienza, un' arte ed una aspirazione politica volta alla formazione e all' orientamento della crescita fisica e dell' ordine delle città in armonia con i loro bisogni sociali ed economici, tenendo ben conto che è il concetto di bene comune a sostenere la giustificazione d' imporre restrizioni agli interessi privati con misure di pianificazione urbanistica. Tuttavia, tali restrizioni possono essere introdotte e applicate in uno stato di diritto solo se esiste una chiara base giuridica che regola sia la portata ammissibile delle limitazione dei diritti del proprietario terriero sia la procedura con cui tali limitazioni possono essere decise, donde la confluenza nel processo pianificatorio urbano e territoriale degli ambiti del Diritto urbanistico (Legge urbanistica “nazionale”, giammai leggine urbanistiche regionali, e Ordinamento “nazionale” sull' uso dei suoli e dei lotti edificabili), Diritto edilizio pubblico (Regolamenti edilizi “regionali” e Statuti urbani, questi irrinunciabili un un contesto culturale come l' Italia dove valore e ruolo della “città storica”, nel percorso che dalla “polis” greca, attraverso la “urbs” romana e la “civitas” medievale ha condotto, definito e caratterizzato la “città europea”, sono preminenti e, pertanto, da tutelare e tramandare evitendo i rischi di un' arida musealizzazione col ricorso ad attento, quanto critico, processo di “renovatio urbis” (come percepito e metabolizzato nella Berlino degli anni Settanta, grazie alla sensibilità di epigoni come Josef Paul Kleihues, Oswald Mathias Ungers, Aldo Rossi e tanti altri) capace di porre al centro la tipologia urbanistica del tipo “continuo” nella tipicità del tessuto edilizio italiano connotato dalla preminenza della tipologia residenziale della casa urbana “a schiera”, in ispecie nei casi di cortina edilizia semplice, e, parimenti, sottoponendo ad un accurato studio di analisi ed adeguamento a sani criteri di igiene la stessa tipologia urbana, ma in cortine edilizie doppie, entrambe a costituire interi comparti urbani, ahinoi aventi muri contigui in comune in un territorio nazionale di cl.2 a medio-alto rischio sismico per il quale indilazionabile dovrebbe essere il ricorso a strutture portanti in c.c.a., atteso che la ricerca in questo ambito in Paesi come Austria, Svizzera e Germania ha raggiunto risultati inimmaginabili in termini di sostenibilità ambientale e produzione di conglomerati con inerti provenienti dal riciclaggio di materiale di scarto e da demolizioni e produzione di cementi a basso sviluppo di CO2.
La risposta alle trasformazioni sociali in atto in uno con la revisione dei criteri distributivi e degli standards abitativi nella considerazione delle irrisolte questioni abitativa e urbana viste alla luce di fattori di criticità come consumo dei suoli, costo del denaro, crescente precarietà dei bilanci familiari, labilità del posto di lavoro, crescente ricorso alla robotizzazione del lavoro, risparmio energetico, difesa del clima, pandemie, crisi energetiche, etc., impongono la razionale rivisitazione di un modus vivendi nel segno della consapevolezza della precarietà delle risorse in uno con uno sviluppo, più umano e più giusto della società e il bando ad una burocratizzazione dei processi amministrativi senza tuttavia perdere di vista ordine, rigore e disciplina nella lotta spietata a parassitismo e corruzione nella gestione della cosa pubblica all' interno della quale va posta la gestione dei suoli quale premessa ad una città vivibile. L' atteggiamento prolisso e pseudo-romantico, al limite della superficialità e della noia, di taluni nella formulazione di una legge urbanistica regionale fuori dalla ragione e lontano dal senso comune, è stato fuorviante e preoccupante. Quale il senso di quelle sigle di piani senza senso al cospetto di una lacerazione senza pari nelle democrazie occidentali della città, del paesaggio naturale e della natura, quale è stata quella consumata nel Belpaese di un tempo che fu? In Austria si parla di <polifonia urbana> e in Germania della consolidata armonia tra Piano Regolatore Generale (PRG) e Piano Particolareggiato (PP): il primo nella sua funzione di <pianificazione preliminare> finalizzata ad un saggia ed equilibrata allocazione delle destinazioni d' uso sul territorio comunale in forza delle sue <indicazioni>, il secondo per comparti e brani urbani nella sua funzione di <pianificazione vincolante> in forza delle sue <prescrizioni> (tipologia urbanistiche, tipologie e allineamenti stradali, tipologie residenziali, indice di superficie per lotto edificabile e indice di superficie di piano per il numero dei piani fuoriterra consentito, forma dei tetti, distanze tra gli edifici, esclusione categorica dello sporco <indice di cubatura> tutto italiano, cagione della più disonesta speculazione fondiaria ed edilizia, poiché sono il <pro-getto urbano> (di piano) e il <pro-getto di architettura> a tessere e ritessere la città. Pro-getto (it.), Ent-wurf (ted.), come sublime atto creativo di meditata riflessione per Martin Heidegger, giammai sporcizia à l' italiana. Così è in Germania e così deve essere in Italia: senza si e senza ma. Pianificazione urbana e pianificatori urbani al posto di urbanistica e sdolcinati urbanisti per pianificare e costruire luoghi di vita e non necropoli come a Palermo dove un delirio di sfrenatezza ha lambito chi deve riposare in pace per non essere trascinato nel vortice del ridicolo e del banale.
Che esegeti e rauchi cantori stonati di filastrocche urbanistiche stiano lontani da una città pensata per l' uomo.Non continuino ad ingannare semplicioni raccattapalle ai bordi del campo. Se docenti, che indichino il giusto percorso ai loro studenti; se politici che si leghino un macigno al collo e via, giù, a testa bassa da Monte Pellegrino. Di loro ne abbiamo donde.
A Palermo “Classi fredde e tetti di “carta” , studenti protestano contro scuole fatiscenti.
nicolo piro
G e r m a n i a
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