Marcus Vitruvius Pollio

Written by Nicolò Piro on .

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Marcus Vitruvius Pollio: <De architectura libri decem> . . . ., l' architetto (che nello stesso tempo nel padre dei boschi verticali di Milano, Stefano Boeri, si rivela "urbanista") e la città del futuro nelle fauci di grandi gruppi imprenditoriali tecnologici al servizio di uno spudorato Postcapitalismo in trasformazione che intende pianificarla su base algoritmica.

(Traduzione di Paragrafo 1 - 2, Libro 1 Capitolo 1)

                                                                                      

 

1 - Architecti est scientia pluribus disciplinis et uariis eruditionibus ornata, cuius iudicio probantur omnia quae ab ceteris artibus perficiuntur opera. Ea nascitur ex fabrica et ratiocinatione. Fabrica est continuata ac trita usus meditatio a propositum deformationis, quae manibus perficitur e materia, cuiuscumque generis opus est. Ratiocinatio autem est, quae res fabricatas sollertiae ac rationis pro portione demonstrare atque explicare potest.
2 - Itaque architecti qui sine litteris contenderant ut manibus essent exercitati, non potuerunt efficere ut haberent pro laboribus auctoritatem, qui autem ratiocinationibus et litteris solis confisi fuerunt, umbram non rem persecuti videntur. At qui utrumque perdidicerunt, uti omnibus armis ornati citius cum auctoritate quod fuit propositum sunt adsecuti.
Traduzione all'italiano

1 - La scienza dell'architetto è adornata di molte discipline e di molteplici cognizioni, tutti i lavori che si fanno in ogni arte sono sottoposte al suo giudizio. Si compone di pratica e di teoria. La pratica è una continua e consumata riflessione sull'uso, e si esegue con le mani dando una forma propria alla materia necessaria, di qualunque genere essa sia. La teoria, poi, è quella che può dimostrare e dar conto delle opere fatte con le regole della proporzione e col raziocinio.
2 - Quindi, gli architetti, i quali senza la teoria si sono applicati solo alla pratica, non hanno potuto giungere ad acquistare nome con le loro opere; al contrario, coloro i quali si sono appoggiati solamente alla teoria e alla scienza, sembrano aver seguitato l'ombra, non già la cosa. Ma quelli che hanno appreso l'una e l'altra, come (soldati) provveduti di tutte le necessarie armi, sono giunti più presto e con reputazione al loro scopo.

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Nel suo libro "Rebel Cities: From the Right to the City to the Urban Revolution" il geografo e sociologo David Harwey, professore di antroplogia al Graduate Center della City University di New York, ha raccolto le sue osservazioni e critiche sugli effetti delle politiche finanziare liberiste sulla vita urbana, il paralizzante debito dei ceti medi e a basso reddito d' America (ma anche in Europa), la devastazione della natura e dello spazio pubblico a danno dei cittadini operata da uno sviluppo sfuggito al controllo.

Dopo la reclamazione del "diritto alla città" nel saggio "La Revolution urbaine" del filosoo marxista francese Henri Lefebrve il grido di allerme di David Harwey in "Rebel Cities: From the Right to the City to the Urban Revolution" ha scosso il mondo della cultura urbana in alcuni Paesi europei (certamente non in "questa" italia della malapolitica, corruzione, caos e malaffare), da quelli Scandinavi ai Paesi Bassi, Francia, Germania, Austria e Svizzera. Ricollegandosi ad esperienze del passato a partire dall' arroventato clima politico innescato dalla Comune di Parigi del 1871, allorché la cittadinanza rovesciò il potere aristocratico prendendo il potere, sino alla Praga del 1968, al Cairo del 2011 ed alle proteste di New York conseguenti ai danni arrecati dall' Amministrazione Bloomberg con la distruzione della City.

Il filo conduttore continua ad essere la trasformazione delle città da una posizione d' incantesimo protrattasi sino all' alba del movimento stiudentesco del '68 ad una fase che da anni le pone come terreno ideale di coltura di movimenti radicali con punti di forza riorganizzazione, inclusione, giustizia sociale (questa irrimidiabilmente sfuggita al sedicenti partiti di sinistra), soluzione delle irrisolte questioni abitativa, urbana e sociale: un "tutto" che soltanto un sentito <SocialFascismo>, nel contesto di una democrazia cooperativa, corporativa, organica e partecipativa nell' ordine e nel rigore potrebbe essere - in quanto percepito e metabolizzato dalle coscienze - nelle condizioni di garantire nel tempo.

Il campo di battaglia è, pertanto, la città nell' aspetto cogente delle mutate condizioni della pianificazione urbana, l' invadenza della "Smart City" nella quotidianità proprio alla luce delle analisi di Harwey che vedono la silenziosa trasformazione della città "amministrata" (una delle tipicità della "città europea") in città "monopolizzata" alla cui fine altro non si vede che la visione della pianificazione urbana postpolitica e algoritmica del Postcapitalismo contro la quale dai Paesi Scandivani a uelli della Mitteleuropa vengono già affilate le armi, mentre nell' Italia debole (e, pertanto, facile preda di tentazioni e ricatti), sottoposta all' azione di tutti i venti, si moltiplicano i contatti a livelli di "intelligence" con gli Stati, dove il pdR. recherà in "visita di stato", chissà per farsi porre qualche paletto alle già sopite relazioni economiche con la Cina, salutate qualche tempo fa al suon di Fanfare, banchetti e promesse.

Nel merito scrive la Repubblica: <Un sistema di “Stato profondo” tiene sotto scacco il presidente del Consiglio dopo le visite in Italia del ministro della Giustizia Usa William Barr a caccia di informazioni sulla vicenda delle email di Hillary Clinton . . . .>. Ci si chiede, pertanto, cos' hanno da dividere tali sporghi intrighi con il default morale, istituzionale economico e sociale di "questa" italia.

Le buone relazioni internazionali sono importanti per una armoniosa convivenza tra i popoli, ma non devono condurre a mescolare Weltanschauungen e culture di vita (e urbana) a causa di un permanente stato di necessità e sudditanza verso terzi nel nome e nell' interesse di un Made in Italy (con sapore di grana padano) maltrattato da dazi.

Alla luce di questi fatti la nostra attenzione si concentra sul ruolo che devono giocare le città odierne (e la "città europea", in particolare) nelle considerazioni economiche delle grandi imprese dell' alta tecnologia d' oltreoceano che intendono investire nel loro spazio fisico inventandosi concetti come Smart City la cui nascita e successiva commercializzazione/intruduzione nel lessico pianificatorio e urbano, ruotano intorno a Big Data con al centro l' offerta di nuove possibilità architettoniche, infrastrutturali e di pianificazione urbana nelle voci altisonanti come ottimizzazione, efficientismo, Feedback (informazione di ritorno, risposte a domande poste in ambito della comunicazione tra gli uomini), capacità di reazione, etc., recepibili grazie all' aiuto di grandi serbatoi d' informazione come Side Walk Labs della canadese Alphabet Inc., diretto da Daniel L. Doctoroff, le cui finalità sono il miglioramento dell' infrastruttura urbana, grazie al ricorso ad avanzate soluzioni tecnologiche per dare così risposte algoritmiche adeguate a temi come costi della vita, efficienza dei trasporti, consumo energetico con le ricadute negative consequenziali su architettura e pianificazione urbana già denunciate da Rem Koohlaas in quel contesto paradigmatico della Smart-City che cerca di rimuovere valori e finalità dell' urbanistica tradizionale europea, come libertà uguaglianza, e fratellanza, interscambiandoli con valori come comfort, sostenibilitè e sicurezza. Un cambiamento o alterazione di valori che altera valenza e visione (VV) della città come <bene comune> e l' ideale di città come <progetto collettivo> a favore di una <qualità della vita> che porta seco l' esclusione di ceti meno abbienti e l' inclusione di ceti abbienti elevati con marcate simpatie per risorse altamente tecnologiche. In altri termini dietro il modello dlla Smart-City si nasconde un modello sociale e commerciale che si attende grandi vantaggi dalla raccolta e uso di dati lasciati dai cittadini nel loro spazio fisico, proprio in ragione del fatto che l' interesse delle grandi società produttrici di alte tecnologie è per cittadini generatori di dati della cui mancanza di controllo e trasparenza genera non pochi dubbi, se si tien in debito conto che il tutto ruota intorno ad un rinnovato "diritto alla città" ed alla questione di rilievo sul ruolo dell' architetto e del pianificatore urbano (per non strapazzare - più di quanto non faccia l' architetto e padre dei boschi verticali milanesi che negano la buona architettura, Stefano Boeri-, la figura astratta dell' urbanista) in un contesto nel quale lo spazio urbano diviene vieppiù interesse (e appetito) di nuove ideologie e teorie.

Si tratta di sviluppi che perseguono tendenzialmente valori tecnici e razionali nella tipicità delle grandi società operanti nel settore delle tecnologie dove i presupposti sono in primis di natura economica, grazie al ricorso ad algoritmi in grado di generare una città postpolitica ad alta efficienza, ottimizzata sino al paradosso che nulla da vedere con i valori tradizionali e tipici della "città europea" - e italiana, in particolare - che dall' urbanità vanno alla città come crogiolo, spazio e luogo di fusione di emancipazione e libertà a garanzia dell' anonimità e della sfera privata, messa così in discussione dall' introduzione di nuovo paradigmi.

Non è la città "mediterranea" alla scala della "città europea" che conosciamo e intendiamo tramandare alle genereazionini future in forza dei due suoi irrinunciabili strumenti urbanistici di base: il Piano Regolatore Generale (pianificazione "preliminare" per "indicazioni") e Piano Particolareggiato (pianificazione "vincolante" per "prescrizioni") che, a loro volta, presuppongono una ferma volontà politica nella predisposizione di efficienti e flessibili nel tempo:
1. "Diritto urbanistico" (<Legge urbanistica "nazionale"> e <Ordinamento "nazionale" sull' uso dei suoli e dei lotti edificabili> che escluda in maniera tassativa il ricorso al disonesto "indice di cubatura"), 2. "Diritto edilizio pubblico" (<Regolamenti edilizi regionali>, autentici volani di economia, e <Statuti urbani>), 3. Regime dei suoli capace di soffocare sul nascere ogni forma di sporca speculazione fondiaria, consegnando ai Comuni e alle Città - dotati di efficienti Uffici tecnici e Uffici per lo Sviluppo, Pianificazione urbana e territoriale, Mobilità e Trasporti -, i terreni espropriati a largo raggio aperti alle più articolate destinazioni d' uso con punto di forza il <Diritto alla proprietà della casa>, piuttosto che un astratto e generico "Diritto alla casa", nel contesto generale di una edilizia sociale e sostenibile negli aspetti di sostenibilità economica, ecologica, sociale e ambientale.

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