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eno è più)
(L. Mies v. d. Rohe)

 

SMART CITIES: Opportunità e Rischi

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Allorché nel 2007 il primo smartphone è arrivato sul mercato in molti Paesi venne innescato uno sviluppo dalle dimensioni imprevedibili. Ebbe così inizio la diffusione globale della tecnologia intelligente, anche se la tecnologia digitale era stata utilizzata molto prima nell'architettura.

La tecnologia CAD ha reso possibili molte cose che le avanguardie tutte non avrebbero mai potuto immaginare. Vivo è ancora il ricordo dei nuovi edifici in rovina di Frank O. Gehry o dell'architettura neo-espressionista di Coop Himmelb (l) au. Di questo sviluppo l'anno 2000 si pose come pietra miliare.

Mi ricordo ancora bene della casa sul pendio del bacino di Stoccarda, il cui guscio di vetro era stato un vecchio sogno di architetti moderni, progettatta e costruita dall' architetto-ingegnere tedesco Werner Sobek, anche se l' involucro cubico cristallino non era rivoluzionario. Tuttavia l'applicazione della tecnologia intelligente costituì un evento epocale, rendendo così il vivere dentro una serra - per Sobek semplicemente R 128 -, un' avventura di un fascino sconosciuto alla luce delle più recenti esperienze tecnologiche.

L' obiettivo del „maestro“ tedesco fu quello di rivoluzionare il modo dell' abitare col ricorso alla tecnica più moderna da mettere al servizio dell' uomo all' insegna del comforto abitativo in una casa con porte senza maniglie e interruttori nella quale i LED regolano la temperatura dell'acqua e dei termosifoni. La luce artificiale viene accesa e spenta pel tramite di trasmettitori a infrarossi, mentre le porte obbediscono ai comandi dei sensori di movimento. Insomma, si trattò dalla prima casa „intelligente“ o „smart house“, anche se trascorse ancora del tempo allorché il frigo sarebbe potuto essere attivato stando seduti in auto aprendo così l' orizzonte all' automazione totale.

Si deve far rilevare che al contrario della casa intelligente (smart house), ancora legata a parametri fisici, la „smart home“ si svincolò presto da tali restrizioni rendendo possibile il fatto che le persone potessero comunicare con qualsiasi oggetto e, in primis, gli oggetti „smart“ comunicassero tra loro, azzerando le barriere fisiche della„smart house“ in direzione della „smart home“.   

 

                                                           

Non è un semplice gioco di parole, bensì di sensi che vanno oltre le sensazioni, passando così dal semplice utente del passato all' user di una casa messo nelle condizioni di una assoluta indipendenza nelle condizione di controllare un mondo „smart“ o intelligente, tutto ciò che prima avveniva secondo atti cadenzati e d' abitudine. È il momento in cui il monitoring non seguirà più cadenze e prassi tradizionali.

 

E se la casa „smart“ era ancora circoscritta al perimetro dell' utenza, ecco, la „smart city“ innestarsi, come per incanto, agli sviluppi conseguiti da smart house e smart home trasferendone le tecnologie „smart“ o „intelligenti“ al contesto urbano, infrastrutture comprese, con la conseguenza che dietro il „city-user“ (l' abitante della città) ad operare è un raffinato sistema di controllo che funziona in maniera sì perfetta da poter contare sulle capacità di una buona parte della popolazione. È il momento in cui, grazie alle visione del pianificatore urbano americano Adam Greenfield „l' urban computing“ viene proiettato e introdotto nella pianificazione a scala „macro“.

Le esperienze si susseguono e si moltiplicano dagli Stati, al Canada, all' Europa – con Germania e Gran Bretagna in prima fila -, sino a Cina e Giappone. Tanto per ricordare, in Germania, il progetto europeo „Together Smarter“, introdotto a Monaco di Baviera sotto l' assistenza del pianificatore urbano Klaus Illigmann che ne conosce segreti ed ombre, con la Cina ad installare un perfetto sistema di controllo capace di gestire i dati di una popolazione nell' ordine di un miliardo.

E, a proposito di Cina, non si può non richiamare valore e significato delle Infrastrutture, ambito specifico di pianificatori urbani, grandi investitori e Governi, alla luce delle immani sfide globali come cambiamenti climatici, limitate risorse energetiche, instabilità in termini di economia e di sicurezza, il tutto alla ricerca spasmodica di soluzioni possibili per un mondo minacciato da catastrofi e crisi, Dibattiti su un „Capitalismo delle catastrofi“ o su un mondo postumano partono dal presupposto che catastrofi ecologiche, economiche o del venir meno di sicurezza tecnica sono già sul punto di avverarsi o già presenti - come quella pandemica del „corona-virus“ che stiamo vivendo. Questo presupposto non viene messo minimamente in discussione. È realtà acquisita e amara. Come reazione si fa avanti un nuovo paradigma ossessionato da „Infrastrutture-Hightech“ smart, onnipresenti e resilienti. Smartness e Resilienza riferiti in senso specifico a sistemi digitali computerizzati (reti elettriche e sistemi di management di edifici), teoricamente capaci di autoregolarsi pel tramite di proprie analisi di dati. Il tutto indipendentemente se una minaccia provenga da terrorismo, Hypoteche-Subprime, limitazione energetica, uragani e cicloni, la reazione che corre sul filo del rischio deve essere soltanto quella di realizzare un' infrastruttura smart e resiliente che deve seguire la logica dei test di un laboratorio nel quale una rapida successione di prototipi, versioni innovative e dimostrative possano consentire un miglioramento passo-passo del sistema.

 Volendoci riferire ad un esempio concreto l' attenzione va rivolta alla città di Songdo situata ad un' ora di auto da Seoul, Corea del Sud, Si tratta di una città sorta dal nulla, capolavoro d' ingegneria. In attesa di poter entrare nel pieno delle sue funzioni è stata predisposta un' ampia infrastruttura su base di fibre ottiche capace di dotare la città di un sistema a banda larga. Quale parte della vasta zona di libero scambio Incheon Free Economic Zone, Songdo è uno die tre progettati poli di sviluppo, pianificata per 300.000 abitanti con punto di forza ricerca e sviluppo nel settore Hightech, mentre Yeongjong servirà come snodo logistico del quale fanno parte l' aereoporto e il porto di Incheon, due dei più grandi impianti di trasporto e logistica d' avanguardia nell' Asia orientale.

 

Incheon ha inoltre come punto di forza la prestazione di servizi finanziari e offerta di tempo libero, il tutto raccolto in un pacchetto di tecnologia, logistica e servizi di alta finanza, finanziato da una serie di partneriati pubblico-privato con partecipazione della californiana Società IT e di rete Cisco, così come della Posco, un Consorzio sudcoreano, con la pertecipazione della Gale International e Kohn Pederson Fox Associates (Studio internazionale di Architettura e Ingegneria con sede a N.Y.), con ruolo principale al progetto ed alla realizzazione del Masterplan a fare di Songdo non una semplice entità, piuttosto un „processo“, una Versione-Beta di vita urbana per fare della città una piattaforma che impegna il suo Smartness nell' armonizzazione in maniera perfetta di interessi imprenditoriali e stile di vita, oltreché all' ottimizzazione del contesto. La qualcosa ha consentito la collocazione di Centri di Ricerca di multinazionali come la Divisione-Bio della Samsung, la centrale amministrativa di Prisco, la UN Economic and Social Kommission for Asia and the Pacific e del Global Climate Found, con IBM e KYOBO a condurre una E-Book-Serverfarm e dispositivi di Cloud-Computing.

 

La formazione non sta a guardare, poiché nel grande Campus universitario di Songdo-Global-University, accanto alle Scuole Superiori, sono rappresentate Università internazionali come la State University of N.Y. (SUNY), l' Università of Utah, l' Università Gent e l' Università Sankt Petersburg, in guisa da soddisfare una variegata offerta che va dalle Infrastrutture-Hightech per gli apparati amministrativi delle grandi imprese a moderne piattaforme di Ricerca e Produzione sino ad una molteplicità di possibilità di consumo al servizio di un paesaggio formativo che assicura alle ditte una riserva di forze di lavoro qualificate.

Agevolazioni fiscali completano l' offerta dei vantaggi a favore delle imprese, investimenti pubblici nella costruzione di una infrastruttura a base di fibre ottiche, reti elettriche smart, sistemi di trasporto locale (anche una metropolitana che collega a Seoul) e un impianto futuristico pel trattamento dei rifiuti urbani e industriali collegato al circolo energetico. Ad arrotondare l' offerta senza fine di Songdo sono i cosiddetti „smart pole“ nella forma di pali per la realizzazione di un „contesto felice“ (sic) i cui sensori e camere di sorveglianza, teoricamente, dovrebbero contribuire al controllo del traffico, alla lotta alla criminalità, a mitigare la violazione delle norme della circolazione. misurazione ed elaborazione a tempo di record dei dati sull' inquinamento atmosferico, preavvisi di catastrofi, di irradiazioni radioattive e armi chimiche secondo i sistemi già in funzione a New York.

 

Insomma nei laboratori delle Smart Cities s' incontrano presente e futuro secondo le scansioni dell' „ora e subito“, „testare o morire“ non da percepire come minaccia, bensì come invito di partecipazione al nuovo, quasi a sostituire le vecchie regole della democrazia con l' incitamento neoliberal-liberista all' intrapresa ed alla creatività.

Smart Cities che dovrebbero trasformare lo spazio pubblico, inteso come forma di manifestazione del Demos (popolo), in Versione-Demo, chissà se nel suo orizzonte temporale, intesa come forza d' immaginazione e triste versione del Politico, quasi a predire (o a significare) che vivere la vita in un continuo testare significa ancora una volta morire in custodia di macchine collegate in rete per spingere eternamente in avanti le conseguenze.

 

Poiché un fatto è certo: non sarà il corona-virus a fermare l' avventura umana.

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Nasce il primo sistema di certificazione per le smart city

 

Già il 26 Aprile 2013 !

E l' Italia?

 

 

Barcellona e oltre trenta città, enti e università di tutto il mondo, GDF Suez e Cisco hanno raggiunto un accordo per lanciare un sistema di certificazione per le smart city chiamato City Protocol. Il programma si avvale di una rete globale di metropoli che, in collaborazione con l’industria e i centri di ricerca, svilupperà approcci e soluzioni comuni per aiutare le città a costruire un futuro sostenibile. Utilizzando le proprie conoscenze e l’esperienza accumulata in progetti reali di trasformazione, questa comunità aperta e competente rappresenterà una guida sicura per tutte le realtà nel mondo che vorranno affrontare un percorso virtuoso verso la sostenibilità. Basandosi su principi di apertura, trasparenza e collaborazione, City Protocol permetterà di ottenere risultati condivisi, affidabili e di utilità universale. Il programma svilupperà tematiche che la comunità stessa avrà individuato sia per mettere in atto progetti e politiche urbane certificate sia per stilare standard tecnologici per l’industria. La City Protocol Society sarà un’organizzazione associativa che avrà il ruolo di gestire il programma City Protocol. Municipalità, aziende, enti di ricerca e altri enti coinvolti nella trasformazione delle città potranno diventare membri dell’organizzazione, che sarà pienamente operativa a partire da aprile 2013.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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