< weniger ist mehr >
(m
eno è più)
(L. Mies v. d. Rohe)

 

Segno, Impegno, Compostezza

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Idea | pro-getto per la ricostruzione del
Ponte-Viadotto "RICCARDO MORANDI", G e n o v a

 



Segno, Ingegno, Compostezza



Proposte progettuali dello Studio Renzo Piano (Italia e Francia) e PiroUrbatectureStudio (Germania) a confronto per cittadini (genovesi compresi) autocritici e critici; studenti e giovani professionisti ingegneri e architetti; bavosi e silenziosi Consigli, Ordini e Collegi prfessionali di ingg., archh., geomm., geoll., procuratori della Repubblica, istituzioni, politicanti locali e centrali, media ruffiani e meschini.

A che pro se https://static.nexilia.it a corpi ancora caldi delle vitteme del crollo scriveva: "Renzo Piano, mandato del PD a Genova pre progettare un nuovo Ponte . . . e ch strnz . . ." e qualche giorno fa il sindaco di Genova Marco Bucci e il presidente dei porti di Genova e Savona, Paolo Signorini, privi di un preciso mandato istituzionale e percorrendo la Via della „Sete“ (e della vergogna!)) <in una missione "parallela" a quella del governo, guidata dal vicepremier Luigi Di Maio, si sono recati a Shanghai per chiedere ai colossi cinesi di costruire il nuovo ponte Morandi e la Gronda> (così il ruffiano IL SECOLO XIX)? Sulla base di quali progetti mai deliberati, conferiti, elaborati e approvati da una seria istituzione di "questa" italia, dei quali uno vede come protagonista un' archistar internazionale con passaporto italiano e senatore di questa Repubblica fondata su intrallazzo, malapolitica, malaffare e corruzione dove un Procuratore-Capo della Repubblica, quella di Genova, insegue ombre evanescenti quali responsabili del collasso senza rendersi conto (sic) di averle tutte a portata di mano, piedi, manette e carcere, tutte comodamente appollaiate negli scranni e negli armadi di istituzioni espressione di fradiciume?


. . .
Gardare la foto di un modello di ponte-viadotto nato da schizzi e e strip-tease del dolore, esibizioni di narcisimo, leccaggi mediatici e commenti dei lettori, taluni dei quali indecorosi, se rivolti ad una autoritas e ambasciatore della buona Architettura - nello stesso tempo, membro; sia pure onorario, del Senato senza senso di una repubblica allo sbando, nelle condizioni, tuttavia, di muovere la mota nella quale sono in putrefazione dalla ricostruzione postsismica al recupero sociale e urbatettonico delle periferie, sino alle ipotesi vghe di rigorose leggi, norme, ordinamenti e regolamento che da tempo avrebbero dovuto sulla scia di quelle lasciate dal Fascismo, superandole in termini di qualità, rigore e compostezza mettendo ordine, rigore in un marcio sistema di fare città nel segno del malcostume connotato dall' indiscussa ed ingombrante presenza diel consueto, quanto disonesto, <indice di cubatura>,

Nulla di tutto questo. E, allora, prima d' incominciare il terzo ciclo d' informazione dei lettori e degli interessati al destino della Tecnica e dell' Architettura, esorto l' oltremodo da me stimato collega-architetto Renzo Piano, prima che archistar e senatore della Repubblica, a toglioere dalla circolazione quella sua (s)proposta progettuale che offende la memoria delle vittime del crollo, i genovesi, gli italiani, la Cultura italiana, europea e mondiale. Si adoperi in tal senso e nella massima celerità possibile tenendo ben presente il mio più assoluto e disinteresse ad ogni qualsivoglia forma dii frivola polemica, poiché l' ambito necessita di ben altri approfondimenti.

Si dovrebbe assumere come punto di partenza un acronimo e lo facciamo ricorrendo alla vocale, „A“, ed alla consonante „N“, composte in A.N.A., per tessere i tre ambiti nei quali operano la mente e la mano dello „architettore“ (per Vasari „Il Vecchio“) si trovano a coniugare <Architettura-Natura-Ambiente>, donde A.N.A., con l' Ambiente ad ingoblare Architettura, Natura e, di conseguenza, l' Uomo. La componente paesaggistica, cioè la Natura, ad influenzare la progettazione, cioè l' Archtettura, e il tutto ad essere posto in quel grande contenitore che è l' Ambiente, per essere percepito in segni e metabilizzato nella memora dal fruitore: il viandante.
E l' arco ribassato cos' è, se non un segno primordiale che nella forma dell' arcobaleno è stato percepito dall' uomo preistorico, prima di emanciparsi ad <homo sapiens>, e abbandonare la caverna scavata dal vento e dall' acqua che le conferirono la copertura a forma di una volta, per passare, infine, alla capanna? Pertanto sistema arcuato, prima, sistema trilitico, poi, alla ricerca di quella stabilità che per primi i Romani hanno indivuato e storicizzato nella forma (statica) dell' arco <a tutto sesto> che nelle sue traformazioni conduce alla dinamica del movimento-spettacolo che scopriamo in quell' <arco ribassato> a rincorrere sé stesso, prima di superare un ostacolo naturale, sia esso un corso d' acqua (ponte) o un avvallamento (viadotto), e così porsi come „nesso“ tra natura e paesaggio nello spazio che li avvolge, l' uomo e l' auto sulla supericie sulla quale si muovono, la contemplazione e il rischio come momenti aperti alla sorpresa in un continuum senza jato che può, però, turbato dall' evenienza di un evento (im)prevedibile (?) o porsi come legame fisico con la città – come ci hanno insegnato i ponti dell' antica Roma e di Venezia medievale– per diventare monumento, opera d' arte, apparteneza ad un sistema antropologico e urbano nello stesso tempo.

Per giungere a tale <status>, cioè di „arco“ (donde, l'archi-tetto) è stato necessario molto tempo e tanto ingegno (donde, l' ingegnere). Una condizione, questa, percepibile nel „pro-getto“ (per il getto . . . lo schizzo e alllo stesso tempo idea promordiale „strappata“ alla mente e „gettata“ sulla carta – donde l' „ent-wurf“ heideggeriano - dala quale discendono <descriptio et constructio>: il progetto preliminare e l' esecutivo di cantiere) dell' architetto-ingegnere Santiago Calatrava.
Con l' arco ribassato da noi proposto per cavalcare una accentuata criticità e promisquità urbana (residenza, industria, commercio, terziario ibrido, traffico motorizzato e pedonale, traffico ferroviario, corso d' acqua, etc.) s' è voluto fare ricorso ad un „ordo“ dinamico, di alleggerimento e di trasparenza non disturbato dalla presenza di rigidi elementi verticali (piloni), orizzontali (il „cassone-trave continua“ dell' impalcato) e d' irrigidimento (saette) che possono costituire possibili fattori di disturbo sia alla guida che alla percezione visiva di un sistema-città tutto da rigenerare nelle domensioni geo-volumetrico-spaziali e socio-economiche, dove il tutto „sottostàre“, senza essere diaframmato – e non per polemica, bensì per necessità contingente – alle leggi della chiarezza e della comprensione dettate dal gesto di una campata libera e dal ritmo delle luci tra le pile, a destra e a sinistra del „ponte“, lil tutto nella definizione di un rapporto armonico scandito dai multipli di un <modulo-base> di 1,75 m nella seguenza di 70, 56, 42 e, se si,vuole, di 28 m, che trova sublimazione in una composizione architettonica e spaziale pronta a coagularsi con urbanità e funzionalità nelle destinazioni d' uso che „prescriverà“ un avveduto Piano Particolareggiato coinvolgente la vasta area, anticipato da un Masterplan elaborato dall' Ufficio urbanistico della Città di Genova sulla base dei risultati di un serio concorso internazionale di progettazione.
Tutto il resto è „dettaglio“: sia che si tratti della coniugazione delle forme lenticolari accentuate delle pile e dell' impalcato che della loro „unica“ pelle - donde la lamiera di acciaio, a forte spessore pel cassone metallico è sottoposta alle stesse condizioni atmosferiche della lamiera a spessore sottile di rivestimento delle pile -, in guisa che sia la stessa „patina“ a connetterle alla percezione visiva il cromatismo mutevole nelle superfici dell' acciaio a contatto con l' aria senza il ricorso a vernici e a conseguenti periodici costi di manutenzione e accessori.
Il cassone metallico contenente un camminamento pressocché rettangolare e percorribile per tutta la lunghezza della tratta, le costole trapezoidali d' irrigidimento interne e, secondo calcolo statico, i traversi reticolari, costituisce un „tutto“, in acciaio legato e climaresistente, come elemento torsio-rigido della struttura che trasferisce la sua complessa energia, statica e dinamica, sulle pile cave in conglomerato cementizio armato ordinario e da queste al suolo.

Quanti riferimenti preistorici, storici, teorici e letterari possono essere fatti pel ponte ad arco ribassato „pensato“ nello schema proposto di <ponte a via (impalcato) superiore>? Tanti: dalla porta del viadotto costruito sulla cinta muraria dell' antica Elea (la romana Velia) ai tempi della Magna Grecia, sul litorale tirreno passando per Poseidone, del IV o V secolo a.C., al muro e l' arco in pietre poligonali della sacra città di Delfi nel VI secolo a.C., sino,al ponte ad arco ribassato in pietra costruito nel XVIII secolo d.C. in quel di Carrbridge (Scozia). E poi la teoria dei pesi di L.A. Alberti che condusse all' arco e il dialogo tra Marco Polo e Kublai Kan nelle Città invisibili di Italo Calvino, allorché Marco Polo spiega a Kan che „il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra, ma dalla linea dell' arco che esse formano“. E il Kan, quasi infastidito: „Perché mi parli delle pietre? È solo dell' arco che m' importa“. Donde di rimando Polo: „Senza pietre non c' è arco“.
Oggi non è così. Con gli acciai legati ad alta resistenza climatica, l' inimmaginabile è possibile. Una possibilità che a Genova deve diventare certezza tutta italiana, anche se progetto architettonico e progetto strutturale di un ponte sono affidati a soggetti e protagonisti diversi.

Giovani, tanti giovani voglio che partecipino al concorso per la realizzazione della Stazione di Firenze“, fece sapere Mussolini a Marcello Piacentini, designato come presidente della commissione giudicatrice dei progetti. E cosù fu. Vincitore del primo premio risultò essere il Gruppo di giovani guidato dal giovanissimo Giovanni Michelucci e la stazione venne costruita sulla base di una soluzione veramente d' avanguardia, quasi a sfidare l' equilibrio formale ed estetico della Basilica di Santa Maria Novella dell' Alberti.
Così doveva essere per la ricostruzione del ponte-viadotto RICCARDO MORANDI a Genova e, ora, lungi da interesse alcuno e spinto soltanto dalla ferma volontà di operare bene, riaffermo la mia posizione: né ragion di Stato né stato di necessità. Men che meno idolatria chiatta e pacchiana. Invece una feconda partecipazione die cittadini italiani tutti ed il coinvolgimenti di studenti e giovani liberi professionisti ai quali è venuto a mancare la presenza delle Istituzioni e l' afflato trainante di un grande architetto come Renzo Piano
Ordine, rigore e igiene politica, latu sensu, dunque.





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