DULCE ET DECORUM EST PRO CIVITATE VIVERE

Written by Nicolò Piro on .

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DULCE ET DECORUM EST PRO CIVITATE VIVERE

Le tipologie della casa urbana "a schiera" e della casa urbana "a torre" del Medioevo.

Due tipi edilizi da reinterpretare, grazie anche al filone illuministico del 18. Secolo in Francia e nel contesto più ampio e articolato di una ricostruzione postsismica e di una umanizzante rigenerazione urbana in Italia.

Premessa

Il Medioevo, con le sue città e borghi, come grande risorsa di Cultura e fonte inesauribile di ricerca, lavoro e innovazione.
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Dal Rinascimento all' Illuminismo.

Ogni epoca s' è data un' immagine propria del Medioevo. Per gli Illuministi del 18. Secolo è stata è stata un' epoca connotata da superstizioni e crudeltà, a differenza fondamentale dal punto di vista dei Romantici, per i quali s' è trattato di un' epoca contraddistinta da spiritualità e comportamenti cavallerschi.

Naturalmente nessuno sapeva nel Medioevo di vevere nel Medioevo.L' etichetta retroattiva consegnata a tale epoca deve essere ricondotta a quelle generazioni nate a cavallo tra la fine del Basso Medioevo e la fase del Proto-Rinascimento,.i cui eruditi ricorsero al nomignolo Medioevo con una certa aria di superiorità per dividere le loro radici culturali giammai con i loro predecessori medievali, piuttosto con il patriziato dell' antica Roma, donde la tripartizione della storia in <Antichità, Medioevo ed Era moderna> e il ricorso degli Umanisti all' espressione pregna di adulazione "Rinascenza", poi Rinascimento.

Per gli Umanisti i termini Medioevo e Rinascenza si riferivano all' inizio alla mancanza dell' eredità greco-romana negli strati sociali eruditi medievali. Gli eruditi rinascimentali del 14. e del 15. Secolo si dedicarono con intensità all' eredità culturale dell' Antichità, andarono alla ricerca di scritti scomparsi o dispersi, paragonarono il loro modo di scrivere con quello antico e crearono edifici, sculture e pitture in uno stile riconducibile a quello dell' Antichità mettendo, così, in luce i caratteri precipui del Medioevo, e cioè tutto quanto si sviluppò tra l' antica Roma e la loro epoca.

L' umanista fiorentino Leonardo Bruni (ca. 1369-1444) era del convincimento che la letteratura romana avesse raggiunto il suo apice con Cicerone, la sua decadenza con la fine dell' Impero romano e l' invasione dei Goti e il 1° Sacco di Roma del 410 d.C. e, dopo una fase di sedimentazione, per riavere con Francesco Petrarca (1304-74) un rigoglio che finì per "riportare la perduta e morta eleganza del vecchio stile a nuova luce", creando così la sensazione di un conflitto ideologico per incrementare uno stile a scapito dell' altro, in guisa che il termine "Medioevo" venne ad assumere il carattere delle stesse categorie di etichette storiche come "Epoca oscura", "Riforma" e "Illuminismo" che, insieme, conducevano più ad una affermazione o negazione, piuttosto che andare alla ricerca di una analisi o descrizione oggettiva, quanto specifica. E allora non sorprende che ancora intorno al 1900 d.C. soltanto una certa minoranza di eruditi europei curasse ancora interesse per Abelardo o Tommaso d' Aquino.

L' immagine che gli umanisti avevano dei precursori del Medioevo era quella di uomini che disponevano di una insufficiente conoscenza del latino, essendo atratti premitentemente da cavillosità, litigiosità e superstizione, come più tardi accentuò la Riforma protestante luterana, ma antrambi finirono per ammettere che il Medioevo fu anche un' epoca d' oro alimentata più dal Protocristianesimo che dalla cultura greco-romana, ma che alla fine si propose la lotta alla tirannia dei papi , dei vescovi e dei monaci alla quale si voleva porre fine, così come la fanatica venerazione di santi e Reliquie, la fede nel Purgatorio, le prediche per i morti e il rapporto con celibato. Insomma un Medioevo come l' era del papismo e della bigotteria; per i protestanti un mondo di compiaciuti prelati, di sacerdoti celibatari e intriganti geograficamente e per ragioni di tempo localizzabile nell' Europa cattolica e nei trascorsi medievali, senza dimenticare il fanatismo e le crudeltà delle crociate per liberare la Terra Santa dal già consolidato Islam. A tal proposito il liberale francese del 18. Secolo Voltaire rimanda alla ferocia della quarta corciata, allorché l' Occidente venne condotta non soltanto contro i musulmani, ma anche contro i cristiani di Bisanzio.

Può darsi che siano stati gli Umanisti a marcare il Concetto originale di "Medioevo", ma l' immagine che di tale epoca si ha oggi altro non è che creazione dei Romantici e, soprattutto, di un loro rappresentante di primo piano quale fu il poeta tedesco Heinrich Heine (1797-1856) che definì il Romanticismo come "rinascita della poesia medievale, nei modi con cui si espresse nel canto, nella pittura, nell' arte e nell' architettura, ma anche nella vita", in guisa che a partire dal 1809 i Nazareni tedeschi, e dal 1848 i Preraffaelliti inglesi trovarono la loro ispirazione più che nei maestri del tardo Rinascimento, nei pittori del 14. e 15. Secolo e col Neogotico del 19. e 20 Secolo in architettura e scultura si pose fine a quella equiparazione di "gotico" con la quale veniva inteso il "barbarico Medioevo", riconducibile al Sacco di Roma dei Goti nel 410 d.C., donde la cresente popolarità concessa alle incisioni di edifici sacri e l' acquisizione dello stile gotico da parte del mondo moderno, grazie all' ultimazione del Duomo di Colonia, ed agli scritti di A.W.N. Pugin sulla rinascita dell' architettura gotica, il quale in "The True Principles of Pointed or Christian Architecture (1841) definì l' Arco a Sesto acuto come ispirato dalla fede cattolica. Un Neogotigo negli anni Quaranta dell' 800 proposto da Charles Barry per la decorazione e la costruzione della sede del Parlamento come monumento in Stile gotico-vittoriano nel cuore di Londra, mentro nello stesso tempo in Francia l' architetto e restauratore Eugène Emmanuel Viollet-Le Duc (1814-1879) avviava il progetto di ricostruzione della città di Carcassonne.

Enorme fu, pertanto, il ruolo svolto del movimento romantico nel campo della Cultura per innestarsi, così, con le due grandi rivoluzioni, quella politica e l' altra economica e sociale, di quel tempo. Infatti con la Rivoluzione Francese del 1789 venne introdotta un' epoca di radicali trasformazioni politiche nel motto "Libertà, Uguaglianza, Fraternità" nell' Europa occidentale alla quale fecero eco i mutamenti in Economia e Società già avviato dall' industrializzazione della metà del 18. Secolo in Gran Bretagna con l' Italia sino al 1861 ancorata nelle sue contraddizioni e remore di paese trascinato nella miseria da ataviche forme e strutture dominate da agricoltura, pesca, pastorizia e artigianato, questo più artistico che industriale, fino alla breve scossa modernista economica e culturale datale da un Fascismo che poco è servita a de-essenzializzare il significato di dittatura nella ricerca sia nella Russia sovietica che nella Germania nazista.

Il Medioevo italiano, nella sua unicità d' Arte e Architettura, ma anche di Civiltà politico-comunale, sembra essere uscito fuori dal contesto del magnetismo delle onde hertziane del sentimento di noi italiani. Una perdita tensionale ed emotiva che tocchiamo col cuore, con la mente e con le mani nelle balbettanti ipotesi e subdole promesse legate alle mancate ricostruzioni postsismiche. Il Medioevo, in genere, e italiano, in particolare, ci ha consegnato città in contesti stratificati di eccezionale valore che dobbiamo relazionare con un passato tutto da metabolizzare e da riscoprire, in considerazione del fatto che proprio in quell' epoca sono stati realizzati assetti di lunga durata che Hanno costituito il nostro carattere identitario espresso "in e da" un patrimonio storico, culturale e urbatettonico leggibile nei tratti peculiari di città, grandi, medie e piccole, e borghi dell' Italia centro-settentrionale, in primis, la cui salvezza non può essere mai una musealizzazione fine a sé stessa, bensì un intelligente aggancio alle dinamiche del nostro e dei tempi futiri nelle loro cogenti realtà di emergenze ancora irrisolte, come la "questione abitativa", la "questione urbana", la "qualità della vita" e così via.

Occorre trasformare i centri minori italiani in laboratori di applicazione di ricerca edilizia nel segno della industrializzazione, standardizzazione, omologazione di sistemi ed elementi capaci di condurre alla individuazione di nuove tipologie residenzili che, ispirate da lle forme canoniche, quali sono state la casa urbana "a schiera" e la casa "a torre", continuano a dare ai centri minori quella idendità unica al mondo che costituisce materia prima per ricerca, innovazione e sviluppo nel rigore di sani criteri di sostenibilità ed economia. In tal senso la ricostruzione postsimica avrebbe dovuto porsi come banco di prova per un impegno serio con al centro i tre ambiti: Analisi, Progetto, (ri)Costruzione.

Analisi

 

del binomio morfologia urbana-tipologia edilizia nella percezione secondo la quale la progettazione/reinterpretazione della casa urbana "a schiera" e della casa urbana "a torre" si collocano all' interno di una precisa cornice spaziale che rispettivamente vanno lette nelle cortine edilizie esistenti o precedenti all' evento sismico. Cortine che possono essere "semplice" e/o "doppia", in entrambi i casi a costituire una tipologia urbanistica del tipo "chiuso", ognuna delle quali "prescrive" il tipo edilizio da (ri)collocarvi, da progettare tenendo ben presente gli aspetti relativi a sicurezza, conforto abitativo (soprattutto in relazione alla ventilazione naturale longitudinale), estetica, ma anche i parametri precipui della tipologia edilizia, come orientamento, valori simbolici caratteristici, rapporto con il contesto, laddove la forma dei tetti (ad una falda spiovente con propspetto su un solo fronte e, pertanto, gronda parallela alla strada nel caso delle cortina edilizia "semplice"; a due falde contrapposte a solvente con linee di gronde rispettivamente parallele alle due vie pubbliche e, pertanto con prospetti su due fronti , linea di colmo più o meno centrale). Un' attenta analisi della tipicità ricorrente nei tessuti urbani della città storica italiana (e cosa di "storico" non è della città e dei centri storici minori dell' Italia centro-settentrionale) ci pone ineluttabilmente di fronte a quella criticità di muri comuni e contigui secolari in conci di pietrame naturale, raramente regolari privi di malta tra una unità immobiliare e l' altra in un pessimo stato di costruzione, conservazione e manutenzione, certamente non ripetibili sia nel caso di ricostruzione postsismica che nel caso della (impossibile!) demolizione e ricostruzione di una unità immobiliare esistente, come verrà brevemente trattato per l' ambito "Costruzione".

E, quando si parla di ANALISI (urbana), non si può prescindere da due aspetti di grande rilievo: A1. La Teoria dell' Architettura; A2. La Teoria dell' Urbanistica e, A3. Una stringente analisi sul costruito.

A1.
Già per Aristotele, che molto si occupò degli insegnamenti e delle innovazioni di Ippodamo da Mileto, la Teoria era intesa come dottrina da applicare all' osservazione. Ma furono, poi, Vitruvio (De architectura libri decem) e L.B.Alberti (De re aedificatoria libri decem) a sacralizzare i concetti di "firmitas,utilitas e venustas", sovente umiliati e offesi, e infine Andrea Palladio (Quattro libri dell' architettura). Insomma la Teoria dell' Architettura intesa come disciplina che si occupa dei principi fondamentali del costruire (aedificare) - dalle forme ideali alle finalità degli edifici, sino al rapporto tra archittura e società. Insomma altro che il riduttivo <form follow funktion> del Movimento Moderno!

A2.
Cos' è la città; come viene percepita dagli abitanti e come questi vi si identificano o vi si possono (e devono) identificare per farla propria? Non sono poche le Cattedre universitarie di Storia e Teoria dell' Urbanistica delle più note università d' Europa e del mondo (assenti quelle italiane!) che hanno fatto un salto all' indietro e aprrofindito indagine e ricerca in direzione dell' esperienza ippodamea nella quale affondano le radici della città occidentale, latu senso.
Ippodamo da Mileto, a ben ragione è considerato il primo pianificatore urbano ad indagare sullo spazio della "Polis", questa nel significato di città-stato e di città-fisica. Le sue proposte, riprese da Aristotele negli 8 libri della "Politica"(Llibro I, Cap.I: Della città, della casa e del borgo, e Cap. II: Che cosa sia la città; Libro III, Cap. I: Della città e del cittadino, e Cap. II: Quando una città sia una medesima; Libro IV, Cap.II: Se la felicità d' un solo e della città è la medesima, Cap.VI: Se la vicinità del mare sia buona o no, Cap.VIII: Quali siano le parti vere della città, Cap.XI: Del sito della città) mettono in luce la duplicità del pensiero di Ippodamo, sia come fiosofo che come pianificatore, che il filosofo di Agira arricchisce di considerazioni che per la prima volta indivuadono nella pianificazione, oltre l' aspetto di strumento di ordinamento dello spazio, un rapporto relazionale tra controllo sociale e controllo spaziale, grazie all' impianto urbano "a scacchiera" la cui griglia era in uso molti secoli prima di lui.
Ippodamo, pertanto, anticipatore della crisi contemporanea della città post-indistriale e moderna, se in lui è stato individuata la figura dell' urbanista che allo stesso tempo formula proposte costituzionali, allorché prevede una distribuzione dei profitti degli usi del suolo (L' <Ordinamento sull' uso dei suoli e dei Lotti edificabili>, uno dei capisaldi, assieme ad una Legge urbanistica "nazionale, del Diritto urbanistico in Paesi ordinati come Svizzera, Austria e Germania) funzionale all' organizzazione delle classi sociali che colloca nella "griglia" il carattere isonomico della "Polis".

A marcare la rilevanza della Teoria dell' Urbanistica è il Prof. Dr. Ing. Vittorio Magnago Lampugnani, titolare della Cattedra presso la ETH, Eidgenössische Technisce Hochschule di Zurigo, allorché nella sua pregiata "Antologia dell' Urbanistica" (Editore: Gebr. Mann, Berlino 2008, EUR 128,00), assieme a Katia Frey e Eliana Perotti sostiene: la Teoria dell' Urbanistica essere "l' edificio pensato e concluso di argomentazioni per affronatre i molteplici e complessi aspetti del variegato fenomeno urbano" e, aggiungiamo noi, dell' evoluzione degli insediamenti umani e dei loro schemi tipologici durante il Medioevo italiano, in particolare e per quel che contestuslmente ci riguarda.

A3.
La stringente analisi sul costruito nella città storica italiana (città, latu sesnu, comprensiva dei centri minori e, inparticolare, dell' Italia centro-settentrionale) da tempo avrebbe dovuto sollecitare le istituzioni repubblicane ad avviare una sensibile, quanto graduale, <renovatio urbis>, nei suoi riflessi culturali e socio-economici di indiscutibile rilievo. Non è stato così e così non sarà mai, poiche gli ultimi interventi innovativi in ambito di rifondazione e ricostruzione postsismica sono riconducibili a quelli dell' Irpinia e del Volture a seguito del sisma del 23 luglio 1930 di Magnitudo- momento 6,7 (X grado della Scala Mercalli) con epicentro tra Lacedonia e Bisaccia. che coinvolse Basilicata, Campania e Puglia, provocando i suoi massimi effetti distruttivi nell' area appenninica tra le Province di Potenza, Matera, Avellino, Benevento e Foggia.

Analisi accurata, pertanto, dei sistemi costruttivi presenti nei tessuti urbani: della morfologia urbana (nelle sue caratteristiche prevalenti di tipologia urbanistica del tipo "chiuso", connotato dalla presenza costante di cortine edilizie semplici e doppie), alle tipologie edilizie, connotate dalla costante della casa "a schiera urbana", monofamiliare e plurifamiliare, nella prevalenza del dato inconfondibile di muri comuni portanti di unità immobiliari contigue, esigue luci nette negli interni, orizzontamenti costituiti da solai in legno con le travi in legno e/o in ferro (non acciaio!), NP e tavelloni in letarizio, incastrate (sic) in muri contigui di discutibile consistenza e capacità strutturale, assenza assoluta di ventilazione longitudinale negli immobili in cortine edilizie doppie, etc. Senza per questo dimenticare tutte quelle varianti di trasformazioni diacroniche e sincroniche avvenute nel tempo che dovrebbero sollecitare a porre in primo piano vulnerabilità, rischio di danneggiamento e crolli "a catena" degli edifici per cause sismiche e, corrispondentemente, a considerare l' urgenza di proposte di demolizioni, rifusione e plurifamiliarizzazione di case urbane a schiera contigue nel rispetto più assoluto dei caratteri formali e cromatiche della città medievale nell' Italia centro-settentrionale e dei centri minori, in particolare.
Progetto

Piani Particolareggiati e "Statuti urbani", più che Piani Regolatori Generali e Regolamenti edilizi - che regolano soltanto caos, improvvisazione e speculazione -, ad uso e consumo di dilettanti e saccenti amministratori comunali-, liberati dall' ipoteca di un disonesto <indice di cubatura> (vigente soltanto in questa misera italia), causa della più deprecabile speculazione fondiaria ed edilizia nelle democrazie dei Paesi occidentali.
Cosa non possiamo invocare con forza a tal uopo, se non una democrazia cooperativa, corporativa e "partecipativa", capace di coinvolgere cittadini, istituzioni (degne di tale nome), forze del lavoro e della produzione, del commercio e delle professioni in uno sforzo sovrumano prima che sia troppo tardi?

Conoscere bene il Medioevo italiano, prima, per scoprirvi i valori autentici di Arte, Cultura e Socialità e così poter delineare principi e finalità di un' autentica <Urbatettura> (URBAnistica + archiTETTURA) del XXI Secolo ed oltre, ampliando l' orizzonte in direzione di esperienze in Paesi, come Giappone e Cina, che della ricostruzione postsismica in contesti di geografia urbana connotata da un' alta densità abitativa hanno fatto un' antologia di idee e realizzazioni esemplari.

Dalla casa urbana "a schiera" medievale italiana ai modelli di casa urbana "a schiera matura" dei Secoli XVII e XVIII in Europa, alle <Townhouse> della tradizione inglese nelle reinterpretazioni realizzate nella Berlino <riunificata>, sino alle recenti <Small House>, le case unifamiliari giapponesi con le quali hanno avviato il loro percorso progettuale grandi architetti giapponesi come Tadao Ando, Sou Fujimoto, la messe di studio, informazioni ed esperienze è infinita.

Tokio, la città a più alta densità abitativa del mondo industrializzato e, ora, digitalizzato, con 15.000 abitanti/kmq. è un caleidoscopio di soluzioni di unità residenziali monofamiliari di 3-4 piani in lotti minimi di 40 mq. (!) di superficie dove né paini regolatori né piani-master e piani particolareggiati, bensì il concetto del <Sinbiki> , cioè del compattamento dei confini tra una casa e l' altra ridotto a 50-70 cm a causa dell' alto grado di sismicità del Giappone, deliberato dal Parlamento nazionale, regola quel <together> (ingl.: vivere insieme, ma individualmente) in quella limpidezza degli spazi di abitazione che in Europa soltanto nell' architettura contemporanea portoghese abbiamo potuto avere occasione di apprezzare.

(ri)Costruzione

postsismica nei centri minori dell' Italia centrale, pertanto, quantomai urgente . . . non più dilazionabile e vista come emergenza antropologica e sociale, ma anche culturale ed economica in un Paese, "questa" italia, lacerata dall' incuria umana e dal tempo dove tutto crolla per disonestà politica e irresponsabilità morale e istituzionale, ignavia e ignoranza, improvvisazione e saccenteria accademica, Insomma da un tutto nel quale domina l' eco pietosa di un' archistar che si consuma lentamente in un declino narcisista che nessuno avrebbe mai ipotizzato e che ci addolora.

Ricostruzione postisismica rigorosa e subito: cogitata e organizzata, che - senza se e senza ma - deve coinvolgere istituzioni politiche (Amministrazioni comunali e loro Uffici tecnici, in primis), didattica e ricerca nelle Scuole di Architettura e d' Ingegneria e in Istituti tecnici per Geometri, Poli di formazione e aggiornamento professionale, Accademie delle Arti e dei Mestieri per l' Edilizia in uno sforzo sovrumano di rinascita morale, culturale e materiale che deve trovare emulazione negli sforzi sostenuti dal Fascismo sia per la ricostruzione in maniera innovativa dei centri colpiti da eventi sismici che pel recupero urbatettonico delle paludi pontine e la creazione di città di fondazione in Italia e nelle colonie d' oltremare, ancora oggi ammirate in tutto il mondo come esempio di cultura, d' impegno politico e sociale e di laboriosità.
Un ricostruzione postsismica capace di sfidare il tempo e le avversità naturali nel rispetto di cultura e tradizione. E, a nostro debol parere, il percorso da seguire - tenuto conto del prevalente alto grado di sismicità del territorio italiano (Cl.2) - dovrebbe essere meno quello della prevenzione (costoso e non duraturo, tenuto conto della prevalente consistenza muraria del tessuto urbano dei centrii minori che esclude proposte di ingegneria strutturale con l' impiego di lamelle al carbonio et similia), quanto quella di una accurata ricatastazione per comparti urbani omogenei, demolizione e rifusione di immoboli contigui in cortine edilizie semplici e doppie per complessi plurifamiliari, demolizione e ricostruzione di unità immobiliari esistenti a destinazione monofamiliare, nel rispetto della "regola aurea" che prescriva l' adozione di una fuga minima di 25 mm. tra un immobile e il contiguo, l' esclusione più imperativa del ricorso a muri comuni (dalla piastra di fondazione alla sommità consentita), la ricostruzione in gabbia di c.c.a.(piastra di fondazione, muri perimetrali e di controventatura, solai tutti in spessore unico di 25 cm., ev. 20 cm. per i solai) del tipo "Infraleggero" della HeidelbergCement* (Germania), orditura in travi di legno massiccio o lamellare per i tetti coibentati. Per i muri di affaccio sulla via pubblica e con l' elemento portante e strutturale (muro) in c.c.a. sono possibili tutte le tipologie di rivestimenti: dal sistema "a cassetta" con paramento in mattoni a <faccia vista> ad una testa (e retrostante materassino di coibentazione termica, separati da una fuga di 10 mm. per la ventilazione verticale alimentata da feritoie predisposte alla basa ed alla sommità dal paramento), allo stesso paramento rivestito con intonaco civile idroreppellente (o biointonico** caldo termo-deumitificante a celle di colore che isola e protegge dall' umidità) e restrostante coibentazione, sino all' impiego di tavelle di Poroton alveolare, sp. 80-100 mm, con negli alveoli predisposta già la coibentazione termina in lana di rocciia, e intonaco esterno come nel caso precedente.

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Tre le condizioni imprenscindibili per una saggia, sicura ed economica ricostruzione postsismica in tal guisa proposta:

  1. Maestranze con alto livello di formazione; 2. Prescrizione di conglomerati cementizi da trasporto, prodotti e forniti da ditte all' uopo autorizzate che rilascino al reponsabile del cantiere la composizione granulometrica dei conglomerati forniti; 3. Divieto assoluto del ricorso all' impiego di mattoni prodotti da fanghi di depurazione.
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Conclusio

Un malapolitica incallita che sventola il vessillo di un sedicente <decreto-economia> e la consolidata inerfficienza delle istituzioni repubblicane; la sordità e l' ignavia di evanescenti ordini professionali e, dulcis in fundo, il venir meno della presenza stimolante e trainante dell' archistar, senatore della Repubblica e <advisor senior> del ricostruendo Ponte-viadotto "Polcevera" (Genova), Renzo Piano, faranno anche dell' agognata ricostruzione postsismica l' ennesimo <coitus interruptus> della Repubblica Italiana fondata non sul lavoro (come pensata da Amintore Fanfani e sancito all' Art-1 della Costituzione), bensì su caos, corruzione, malapolitica e malaffare.

"Non vi lasceremo soli", ripetè più volte il pdR. Sergio MATTARELLA-BUCCELLATO-RIMI ai terremotati, allogiati in catoi ammuffiti, in occasione delle sue appariziani ad Amatrice.
I risultati sono ancora sotto gli occhi del primo, secondo, terzo e quarto mondo e il refrain non è cambiato. Ma cambiare possono sicurezza e qualità della vita delle famiglie degli italiani, assicurando parimenti una lunga durata nel tempo al patrimonio storico e culturale, espresso in tutta la sua unicità, dalla città storica medievale italiana e dai centri minori dell' Italia centro-settentrionale.

LAVORO nell' ORDINE e RIGORE di un rinnovato ordinamento democratico e istituzionale, corroborato da una ferrea volontà politica ed un rinnovato dialogo tra cultura, arte, artigianato, professioni, il tutto sostenuto da didattica e ricerca e garantito da una fattiva, quanto atavica, vicinanza tra ITALIA e GERMANIA che potremmo riscoprire nel dipinto in olio su tela, "Italia und Germania", 1828, del pittore nazareno tedesco Johann Friedriech Overbeck.

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*Il conglomerato cementizio del tipo "superleggero", prodotto in Germania dalla HeidelbergZement impiega un cemento d' altoforno CEM III/B 32,5 N a sviluppo lento di temperatura da idratazione. Le caratteristiche di basso assorimento idrico e ci conducibilità termica possono essere conseguite con l' impiego di inerti dal ciclico del vetro. La richiesta bassa densità a secco (peso specifico) inferiore a 750 kg./mc. richiede l' impiego di materiale schiumante la matrice del cemento. La resistenza alla pressione dopo 28 gg. di stagionatura è di 6,3 MPa (56 d:8,7 MPa; 90 d: 9,2 MPa) e un Modulo di Elasticità E di ca. GPa. Valore "lamba" di conducibilità termica intorno a 0,15 W(mK); valore U di trasmittanza di ca. 0,2 W/(m²K).

Per la costruzione del <Centro Giovani e Famiglie> a Berlino è stato costruito per la prima volta in Germania un edificio pubblico - Standard "Casapassiva" - la cui coibentazione termica è stata assicurata soltanto dal ricorso a muri esterni monolitici in c.c.a. del tipo "Superleggero" dello spessore di 50 cm. prodotto dalla HeidelbergCement in unacollaborazione tra lo Studio di Architettura Gruber & Popp con lo Studio Internazionale d' Ingegneria del Prof. Dr.- Ing.Mike Schlaich.

** Si tratta di <Biointonaco> termo-deumificante per interni ed esterni a celle di calore, antimuffa e anticondensa a norma EN ISO 13788, ad alta efficienza energetica, a base di calce naturale NHL 3.5, geolegante minerale, pozzolana amorfa naturale e principi attivi naturali. Altamente traspirante e, pertanto, prodotto naturale per bioedilizia. Va ricordato che il biointonaco "Benesserebio" dai laboratori di ricerca <GreenLab Kerakoll> protegge la casa e mantiene nel tempo il suo potere termo-evaporante, isolando termicamente i muri per permettere una più efficiente climatizzazione interna ed un elevato risparmio energetico.

 

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