La polifonia urbana della Vienna di ieri e di oggi

Written by Nicolò Piro on .

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La polifonia urbana della Vienna di ieri e di oggi

 

L'economia vera e propria è la continuazione culturale dell'ecologia, almeno così si sostiene nella sensibile Austria della psicoanalisi di Freud. Se l'uomo avesse seguito questa regola in politica e in economia, non ci sarebbe mai stata la catastrofica distruzione dell'ambiente e l'avvelenamento degli habitat che ci minacciano oggi.
Restiamo in Austria e di questo piccolo, ma bellissimo Paese, ricordiamo l'"Associazione per l'Ecologia e la Ricerca Ambientale", fondata nel 1984, che non abbandona la strada della cooperazione e avvia o promuove nuove iniziative nei campi della protezione ambientale, dell'etologia, dell'ecologia e dell'informazione delle corrispondenti scoperte scientifiche, poiché qui si tratta della ricerca di problemi ambientali urgenti così come della rivitalizzazione di aree distrutte e del controllo della co-pianificazione degli ecologi nelle misure economiche nel paesaggio.
Ma non solo questo. Il concerto musicale del sempre vivace mondo della cultura austriaca ha approfondito, nel rispetto della e coerenza della sua tradizione, anche il campo della "polifonia urbana", sia sulla natura polifonica dello spazio urbano che sulla sua leggibilità polivalente. I progetti e i controprogetti utopici del recente passato per lo spazio urbano e abitativo attuale costituiscono un motivo ricorrente del dibattito scientifico, tecnico e artistico.
L' argomento è sempre più attuale, poiché non solo le discipline specifiche, ma soprattutto le arti performative si occupano dello spazio urbano come fonte di ispirazione. La percezione simultanea della città sia come spazio vitale, cioè come spazio immaginativo artistico visto da una prospettiva morfogenetica, sia come spazio vitale, cioè come spazio immaginativo artificiale, è stato trattato sufficientemente in simposi interdisciplinari.

La città di Vienna costituisce sempre un luogo privilegiato e centrale di indagine, in quanto nuove dimensioni dell'immaginario urbano fantasioso, che da un lato rimandano alle aree del sogno, dei desideri, dell'utopia e dell'intagibilità, e dall'altro si richiamano ai concetti di una pragmatica pianificazione tecnica e urbanistica, scuotendo così le posizioni centrali dell'attuale dibattito a livello europeo e non solo. Tuttavia, i contributi degli ultimi anni vanno intesi in termini contrappuntistici: oscillano tra l'intangibile e il tangibile, cioè tra la spinta all'utopia e il malinconico, vedendo da una parte guardare agli spazi urbani svaniti, e dall'altra consegnare la volontà a un futuro orientato alle crescenti esigenze e a una pianificazione che renda giustizia alla complessità delle città, in genere, e die Vienna, in particolare.

Oltre alla tecnocrazia e alla politica, brillano gli ideali di un paesaggio urbano immaginato, che sono più vicini ad ogni cittadino nella loro carica emotiva più di quelli registri funzionali che un'ambiziosa pianificazione urbanistica deve garantire. Questi spostamenti di parallasse, che risultano dal cambio di prospettiva, sono evidenti nella "metafora della polifonia", referenziale di una città le cui voci dal suono simultaneo suggeriscono un corpo sonoro cacofonico e densamente carico di motivi. Il linguaggio quotidiano di oggi tratta generosamente il termine Urbano.

Urbano è sinonimo di modernità, spirito del tempo (zeitgeist), globalità, contemporaneità, giusto stile di vita. I concetti di Cultura urbana e Urbanità stanno vivendo da tempo un boom nel vocabolario urbanistico e politico urbano – e, come si addice ad altre biografie, questa Italia costituisce sempre una pessima eccezione.

Non una pavimentazione di stradale o zona pedonale, non un teatro cittadino o un centro commerciale, non un progetto urbanistico e men che meno un programma di sviluppo economico senza riferimento al fatto che le qualità urbane vengono accresciute o che la cultura urbana viene aiutata ad andare avanti. L' Urbanità sembra diventare la formula compulsivamente ripetuta per giustificare qualsiasi tipo di azione politica urbana, anche se pandemia, repentini e radicali mutamenti sociali e le paure derivanti di una crisi globale hanno smorzato entusiasmi e speranze e, in paesi come questa Italia, accelerato un non sopito clima di povertà che nel Mezzogiorno d' Italia, in genere, e nella città di Palermo, in particolare, si cerca (invano) di lenire col ricorso al sedicente „diritto di cittadinanza“, il tutto a fronte degli sperperi disonesti nella amministrazione regionale, sottratti ad ogni elementare regola di civiltà e di controllo istituzionale, compreso quello dalla magistratura indagante.

Se non vivi, pensi o mangi in città, sei out. La città di Vienna, al contrario di Milano, la città delle mille luci artificiali, ha da tempo riconosciuto questo potenziale, donde l' iniziativa Smart City Vienna. Insomma, Vienna, la città per la vita, rappresenta un concetto di sviluppo olistico i cui attributi sono efficienza, tecnologia, innovazione (non come facciata), sostenibilità, mobilità e forma di società civile creativa, flessibile, socialmente eterogenea e ben collegata.

Nel 2017 la città di Vienna è stata votata per l'ottava volta la città più vivibile del mondo. Un successo che, a parte il contributo dei viennesi, può essere ricondotto al sindaco Michael Häupl, e sollecitando reminiscenze del libro di Georg Simmel, "Die Großstadt und das Geistleben"* (1903), rimandando, così, all'appercezione sensuale delle esperienze urbane. Poiché valori intangibili come l'udito, la vista, il tatto e anche il modo di camminare sollevano questioni sociologiche ed estetiche della percezione („Teoria della percezione“, una disciplina molto presente, come la „Fisiologia abitativa“, negli anni di studio all' Ateneo di Losanna, che portano e contribuiscono a una costruzione processuale dello spazio da un punto di vista storico e caratterizzano l'approccio alla discussione sull' Urbanità con il risultato che, tra l'altro, l' Urbanità diventa una caratterizzazione storicamente specifica della cultura urbana, così come si è formata nella città mitteleuropea, in genere, e italiana, soprattutto.

 

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Cosa corrisponde, allora, alla realtà viennese, che poi altro non è che lo specchio della città della Mittel-e Nordeuropea, nell' Italia di questi giorni e queste ore del Draghi-jolly al Meeting di Rimini, col suo ridicolo <L' Italia ce la farà con qualsiasi governo. Isolarci non è nel nostro interesse>, dopo essere stata isolata ed emarginata (grazie anche al suo contributo), aggiungiamo noi? Che serietà di capo di Governo è questa? E allora ha ben ragione il sensibile e battagliero collega, Peppe Carpentieri, allorché nell' incipit del suo articolo del 10 agosto 2022 (Il nulla nelle istituzioni politiche), tra l' altro, scrive: „Gli italiani, non avendo cambiato la classe dirigente, voteranno a settembre per rinnovare il Parlamento scegliendo le stesse persone ele stesse forze politiche che hanno contribuito a far regredire ulteriormente il Paese e non sono più accettabili spingendo decina di migliaia di italiani ad emigrare, chi al Sud verso il Nord, e chi dall' Italia verso l' estero. La lista degli impresentabili è lunga, e le previsioni annunciano la facile vittoria della coalizione di centro-destra.

 

Com' è stato documentato da Tullio De Mauro in ambito de „la cultura degli italiani“: <Il problema dell' Italia sono noi italiani, incivili e regrediti allo stato infantile della teologia capitalista che ci preferisce consumatori passivi, senza identità e cultura. L' Italia fu creata a danno del Sud, dal ceto monarchico meno capace d' Europa, i Savoia, i quali favorirono la nascista del fascismo, e dopo la dittatura l' occupazione americana scelse la famigerata Democrazia Cristiana, mentre la neonata Repubblica rinunciò a fare i conti con se stessa e il fascismo.>

 

Il fratello Mauro, che conobbe, prima, e sognò, poi, ben altra Italia, donde la sua atroce fine, lo avrebbe certamente redarguito.

 

 

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