Filosofia, Diritto dello Stato e Urbatettura

Written by Nicolò Piro on .

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POLITICA

Huffingtonpost 16/01/2022 18:41 CET

Il Parlamento sventola bandiera bianca

Cinque scenari per il Colle, ma nessuno che contempli un parlamentare. Eppure sono 945, gli eletti...

By Ugo Magri



Indovinello sul Quirinale: che cos’hanno in comune le varie ipotesi di cui più si parla? Mettiamole in fila. La prima è l’incoronazione di Mario Draghi, il quale vince la scommessa col suo barista diventando presidente e Maresciallo d’Italia. Il secondo pronostico consiste nella clamorosa rivincita del Cav, alla faccia di chi pensava di averlo liquidato per via giudiziaria. La terza eventualità è che si richiami in servizio Giuliano Amato, dai tempi di Bettino Craxi eterna “réserve de la République”. La quarta possibilità si declina tutta al femminile, tanto che si tratti di Letizia Moratti quanto di Marta Cartabia. L’ultima via d’uscita, la più disperata, fa leva su Sergio Mattarella e sul suo senso di responsabilità, ma solo se rischieremo il collasso delle istituzioni.

Cinque scenari molto diversi, con un minimo comune multiplo: nessuno di questi personaggi è deputato o senatore. Sono tutti fuori del Parlamento. Draghi vi ha messo piede solo da premier, prima frequentava i santuari della finanza; Berlusconi venne cacciato da Palazzo Madama nel 2013 a seguito della condanna per frode fiscale; Amato da otto anni è giudice della Consulta, a fine mese dovrebbe diventarne il nuovo presidente; Cartabia (e Moratti prima di lei) è diventata ministro direttamente, senza fare gavetta; quanto a Mattarella lui senatore tra poco lo diventerà, ma “di diritto” in qualità di ex.

Insomma, ecco la risposta all’indovinello: i principali candidati sono tutti esterni alle Camere, in qualche caso zombie, in altri dinosauri, in altri ancora alieni. Gli unici membri del Parlamento che, sulla carta, avrebbero qualche chance sono Elisabetta Casellati e Pier Ferdinando Casini. Però la prima non viene mai presa in considerazione; quanto a Pier Furby (grande esperienza da vero professionista) circola insistente voce che Draghi non rimarrebbe a Palazzo Chigi un giorno di più se gli facessero il torto di piazzare sul Colle qualcuno non all’altezza della sua statura; dunque il cerchio si stringe alle figure elencate sopra. E ciò, in fondo, potrebbe apparire ovvio, banale, anzi scontato visto che gli “onorevoli” sono da tempo la categoria sociale meno onorata, semmai quella maggiormente disprezzata, incarnazione della Casta, quintessenza del vero o supposto privilegio.

Leader di spessore nel Parlamento non ve ne sono; quasi esclusivamente comprimari, figure talvolta anonime e senza storia; sarebbe interessante scoprirne il perché. Forse la politica non ha più attrattiva. Magari ha suscitato disgusto, cosicché la gente perbene se ne tiene alla larga. Oppure, semplicemente, quelli in gamba non hanno alcuna possibilità di arrivare in alto. Il sistema elettorale ci ha messo del suo creando masse di “nominati”, di raccomandati dai capi, di “paracadutati” in collegi dove nessuno ce li ha mai visti, dunque di traditori e di “voltagabbana” (ben 276 i cambi di casacca in 5 soli anni). Tra l’altro le Camere si sono auto-sputtanate varando nel 2019 una riforma della Costituzione che tratta gli eletti dal popolo quali costi da abbattere, cioè spese di cui si può fare tranquillamente a meno in ossequio alle visioni tecnocratiche, piazzaiole, neo-fasciste, populiste, grilline che vanno per la maggiore.

Adesso siamo alla desolazione finale. Nel momento in cui c’è da scegliere il nuovo vertice delle istituzioni, il Parlamento rinuncia a esprimere candidati propri. Sull’onda dell’anti-politica riconosce che di 945 eletti non ce n’è uno (o una) in grado di rappresentarci a certi livelli, con uno standing adeguato alle funzioni presidenziali. Si prepara a un’umiliazione perfino peggiore di nove anni fa, quando le forze politiche si inginocchiarono davanti a “Re” Giorgio Napolitano supplicandolo di concedere il “bis” e lui accettò prendendole a male parole. Allora perlomeno un paio di personaggi erano scesi in campo, salvo venire massacrati (Franco Marini e Romano Prodi); stavolta, a quanto pare, nemmeno quello. Una resa non priva di conseguenze. Si stanno gettando le basi, politiche e psicologiche, per qualche cambio di sistema. Un Parlamento masochista, privo di orgoglio, incapace di reagire, che prova addirittura imbarazzo di sé, non può pretendere di restare l’ombelico del mondo. Inchinandosi davanti al “Papa straniero” perderà ogni residuo credito agli occhi dei cittadini e darà più forza alle ragioni di chi cerca salvezza nel presidenzialismo: visto che i rappresentanti del popolo non si reputano essi stessi all’altezza, preso atto che alzano bandiera bianca senza nemmeno combattere, anzi già sarebbe tanto se salvassero le apparenze, tanto vale che in futuro si saltino le inutili mediazioni e si dia voce direttamente alla gente perché scelga da chi farsi buggerare. Forse, a questo punto, non sarebbe nemmeno tanto sbagliato.

C O M M E N T O

Filosofia, Diritto dello Stato e Urbatettura

 

Ippodamo da Mileto (498 - 408 a.C.) è stato un architetto, urbanista, medico, matematico, meteorologo e filosofo greco antico, noto come "il padre della città", il padre della pianificazione europea. Ippodamo nacque a Mileto e visse nel V secolo a.C. a.C., considerata la sorgente dell'antica epoca classica greca. Suo padre era Eurifone. Dopo Aristotele, Ippodamo fu il primo autore che scrisse sulla teoria del governo senza conoscere le questioni pratiche. I suoi piani delle città greche erano caratterizzati da ordine e regolarità in contrasto con la complessità e la confusione delle città comuni dell'epoca, anche Atene.

 

È considerato l'ideatore dell' idea-teoria secondo la quale il piano della città formalmente dovrebbe incarnare e chiarire un ordine sociale razionale. Nelle opere di Aristotele, Stobäus, Strabone, Esichio, Fozio e Theano viene ricordato come un pedante osservatore e nel Trattato Sulla Virtù, Theano (apparentemente con riferimento alla moglie di Pitagora) scrisse di un tal Ippodamo di Thurium (presumibilmente quello stesso uomo) che nelle sue opere introdusse la dottrina della Media aurea.

 

Secondo Aristotele (in Politica ii.8), Ippodamo fu un pioniere dell'urbanistica e progettò una città ideale per essere abitata da 10.000 uomini (cittadini maschi liberi), mentre la popolazione totale (compresi donne, bambini e schiavi) arriverebbe a 50.000. Ha studiato i problemi funzionali delle città e li ha collegati al sistema dell'amministrazione statale. Di conseguenza, divise i cittadini in tre classi (soldati, artigiani e "mariti"); divideva anche il paese in tre (sacro, pubblico e privato). Aristotele ha criticato il monopolio delle armi da parte di una singola classe negli scritti di Ippodamo sullo "Stato migliore", sostenendo che ciò avrebbe portato all'oppressione dei "contadini" e dei "lavoratori" da parte della classe armata. Il concetto di Aristotele prevedeva una grande classe media in cui ogni cittadino svolgeva tutte e tre le funzioni di autolegislatore, detentore delle armi e lavoratore".

 

Secondo Aristotele („Politica“), fu il primo urbanista a prestare attenzione alla corretta disposizione di una città ideale per essere abitata da 10.000 abitanti (cittadini maschi liberi), mentre la popolazione totale (compresi donne, bambini e schiavi) sarebbe dovuto arivare a 50.000 abitanti con i problemi funzionali collegati al sistema dell' amministrazione statale. Di conseguenza divise i cittadini in tre classi (soladati, artigiani e „mariti“) e il territorio della città in <sacro, pubblico e privato>, criticandone fortemente il monopolio delle armi da parte di una singola classe, sostenendo che ciò avrebbe portato all'oppressione dei "contadini" e dei "lavoratori" da parte della classe armata”, ma anche la personalità eccentrica “con i suoi capelli lunghi, ornamenti costosi e gli stessi vestiti caldi a buon mercato indossati inverno ed estate". Nel Trattato sulla virtù, Theano (apparentemente la moglie di Pitagora) disse a un certo Ippodamo di Thurium (presumibilmente quello stesso uomo) che la sua opera contiene la dottrina della media aurea. Il concetto di cortesia di Aristotele includeva una grande classe media in cui ogni cittadino svolgeva tutte e tre le funzioni di autolegislazione, deposito di armi e lavoro".

 

Per il Pireo (il porto di Atene) di Pericle, Ippodamo progettò un' ampia strada che si irradiava dall'agorà centrale, comunemente chiamata Hippodameia (in suo onore), e costruì la città rifondata di Rodi a forma di un teatro. Nel 440 a.C. andò tra i coloni ateniesi e progettò la nuova città di Thurium (poi Thurii nella Magna Grecia), con strade che si incrociavano ad angolo retto; di conseguenza, a volte viene indicato come l'Ippodamo di Thurium.

 

I suoi principi furono in seguito utilizzati in molte città importanti, come Alicarnasso, Alessandria e Antiochia. Per la pianta della nuova città di Rodi concepita da Ippodamo nel 408 a.C., Strabone elaborò il layout; tuttavia, poiché Ippodamo morì nel 479 a.C, se fosse stato coinvolto nell'assistenza alla ricostruzione di Mileto nel 300 a.C., sarebbe stato molto anziano quando ha avuto luogo questo progetto. La pianta della griglia a lui attribuita consisteva in una serie di strade larghe e diritte che si intersecavano ad angolo retto. A Mileto troviamo il prototipo del piano di Ippodamo. Di grande rilievo nel suo piano era un'area centrale più ampia che, secondo la sua previsione urbana su macroscala, è stata tenuta nel limbo, sviluppandosi più tardi nel tempo con lo sviluppo dell' Agorà, il centro urbano e nello stesso tempo sociale

 

Lo studio urbanistico per il Pireo (451 aC), formulò gli standards urbanistici di quell'epoca e fu utilizzato in molte città dell'epoca classica. Secondo questo studio, sono stati costruiti quartieri di circa 2.400 m2 con isolati di case a 2 piani. Le case erano allineate con muri contigui che le separavano (un sistema ripreso nell' urbs romana e più tradi nella civitas medievale, fino ai giorni nostri) mentre le facciate principali erano rivolte a sud. Lo stesso studio utilizza formule polinomiali per la costruzione di di infrastrutture di pompaggio dell' acqua. fil

 

Da Ippodamo giunsero le prime nozioni di diritto dei brevetti. Ippodamo ha suggerì che la società dovrebbe premiare quegli individui che creano cose utili alla società. Aristotele ha criticò l'approccio utilitaristico di Ippodamo mettendo in rilievo la tensione insita nel premiare singoli individui pel bene che arrecano alla società, nel senso che, premiando gli individui viene dimenticato lo Stato che è quello che deve provvedere al bene collettivo, quasi a ricordarci il pensiero di Giovanni Gentile secondo il quale „lo stato è tutto, l' individuo nulla“. Insomma, secondo Aristotele, lo Stato potrebbe effettivamente soffrire a causa dell'attrattiva delle ricompense individuali, poiché gli individui possono proporre concetti che lo indebolirebbero.

 

In sostanza, Aristotele prevedeva la tensione intrinseca tra le ricompense private per il servizio sociale, la potenziale biforcazione tra interessi individuali e sociali. La più grande critica di Aristotele a Ippodamo, tuttavia, è se gli individui gratificati“cosa che suona allettante, effettivamente scoprono qualcosa di benefico per la città... „.. Infatti, mentre l'innovazione è di grande beneficio per le arti e le scienze, "il cambiamento in un'arte non è come il cambiamento nel diritto; in quanto il diritto non ha forza rispetto all'obbedienza fuori dall'abitudine, e questa non si crea se non nel tempo.

Quindi il facile modificare delle leggi esistenti a favore di nuove e diverse leggi indebolisce la forza stessa del Diritto.

 

Un rispecchiare, questo, la situazione caotica nell' Italia odierna con in primo piano la crisi dello Stato (e delle sue Istituzioni) che viviamo nella scelta del suo rappresentante istituzionale e che ci fa accopponare la pelle al pensare Silvio Berlusconi, Capo dello Stato italiano e presidente del Consiglio Superiore della magistratura. Insomma, roba(ccia) da Lega e fratellini d' italy o da Salvini, Meloni et varia.

 

Che vergogna!

 

 

 

 

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