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(L. Mies v. d. Rohe)

 

Italia "altra"

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Aristotele distingue tra i diversi stati in base al tipo di potere statale supremo e all'obiettivo dello stato. Prima di discutere i tipi delle singole forme di Stato o di governo, definisce fondamentalmente cosa sono lo Stato, la polis, la comunità politica e quale deve essere lo scopo principale di tale istituzione, poiché per lui "l'uomo per sua natura è predisposto per vivere in comunità, e, pertanto,è una "creatura comunitaria", zóon politikón.

 

Questa affermazione è fatta da Aristotele in modo del tutto senza pretese e senza alcuna sovrastruttura metafisica o ideologica. Nelle comunità politiche, quindi, le persone cercano la possibilità di vivere insieme, e se possibile, di vivere insieme il più possibile, da un lato per sé stessi privatamente e soggettivamente, dall'altro per l'intera comunità della polis. Inoltre, in situazioni di carenza, le persone si aspettano principalmente un aiuto da e nella comunità politica per vivere o sopravvivere. Di conseguenza, il compito principale dello Stato è quello di fornire condizioni-quadro adeguate affinché gli ndispensabili e innumerevoli bisogni umani fondamentali possano essere soddisfatti, il che corrisponde al principio di sussidiarietà.

 

Aristotele definisce la democrazia nel suo rapporto con l'oligarchia, per cui colpisce che, oltre al punto di vista quantitativo che conosciamo, sottolinei soprattutto un punto di vista qualitativo, contenutistico, probabilmente del tutto inaspettato per noi, ma è sufficiente per poter capire che tutti i cittadini che praticano la democrazia - almeno in linea di principio – riconoscano il potere supremo dello Stato e solo pochi rimarrebbero nell'oligarchia, per confermare che "... c'è oligarchia quando i possessori esercitano il potere supremo, mentre c'è democrazia quando sono i poveri ... ciò che distingue democrazia e oligarchia l'una dall'altra sono povertà e ricchezza, donde dove il potere dello Stato si esercita in forza della ricchezza, che sia una minoranza o una maggioranza, c'è un'oligarchia, ma dove i <poveri di spirito> predominano e predominano, come in questa Italia, lì il caos democratico è la logica e naturale conseguenza. In questo caso si è in presenza di una erosione della democrazia, che richiede nuovi movimenti democratici.

 

Quali le riflessioni, allora? La prima sembra essere quella che evoca l'evidenza del blocco delle formazioni capitaliste avanzate e liberali. Nessuno dei problemi rilevanti che hanno caratterizzato le società capitaliste per diverse centinaia di anni è stato risolto: povertà e disoccupazione, violenza eteronormativa tra i sessi e gli orientamenti sessuali, razzismo e dominio coloniale di molte regioni del mondo da parte di pochi centri privilegiati, la distruzione della natura come condizione della vita umana, le gravi conseguenze del cambiamento climatico, l'erosione del suolo, la desertificazione e la scarsità di acqua potabile pulita, inoltre lo sfruttamento della capacità lavorativa umana e l'enorme aumento della ricchezza sociale che si è concentrata nelle mani di pochi.

 

Questi drammatici problemi richiedono soluzioni politiche e sociali, ma la democrazia, che arebbe dovuto contribuire allo sviluppo dinamico e innovativo di quelle società, è essa stessa in crisi. Ci si chiede, ora, che cosa abbia realizzato, o tentato di fare, la teoria della democrazia, in primis per superare questo stato di cose disastroso e poter uscire dall'impasse. Quella teoria della democrazia, cioè, che guardava al sistema politico della democrazia rappresentativa senza alternative, escludendo che potessero essere possibili altre forme di democrazia, una delle quali, certamente, la democrazia organica, corporativa e partecipativa, che potrebbe essere anche una democrazia radicale, senza per questo essere o diventare autoritaria, come infinite volte quante volte è stato ds noi, indicando come vettore politico un costituendo <Partito Socialista Repubblicano d' Italia> (PSRd'I.).

 

In „questa“ i t a l i a nel pieno, se non oltremisura, di un degrado istituzionale emorale non riscontrabile nelle democrazie europee, i tempi sono più che maturi per andare alla ricerca e individuazione di nuovi canali di rappresentanza, sufficientemente anticipati dal SocialFascismo, imposti dalle evidentissime disfunzioni dell' attuale sistema rappresentativo, saldamente ancorato alla partitocrazia, donde l' esigenza di una iniziativa chiara e coraggiosa in relazione alla partecipazione organica, cioè diretta e responsabile, delle forze del lavoro e della produzioni al potere decisionale, almeno in riferimento specifico alle grandi scelte di politica sociale ed economica, alla programmazione, all' assetto territoriale, al decentramento amministrativi in senso federalistico, senza per questo mettere in discussione il ruolo dello Stato consegnato ad un „primus inter pares“ (v. La Confederazione elvetica) eletto dai cittadini per la durata massima non rinnovale di 5 anni, dotato di ben altre prerogative (nella Confederazione elvetica il Capo dello Stato, eletto con scadenza annuale, è anche ministro dell' Esecutivo di Governo).

 

In altri termini si incomincerebbe a metabolizzare, dopo la fine die partiti politici della prima repubblica, la nascita ed il proliferare di accozzaglie di incogniti eavventurieri che non rappresentano l' aggregazione omogenea degli interessi e delle istanze degli operatori nella reltà sociale ed economica, donde, come conseguenza, l' indisponibilità delle diverse categorie nei partiti, in quanto non più che sufficientemente, „adeguadatamente“ rappresentate in ragione della monopolizzazione del potere decisionale, fino al condizionamento della vita sociale.

 

L' impellente esigenza di andare alla ricerca fruttuosa e istituzionalizzare altri canali di rappresentanza, nel rispetto più assoluto del sano principio del pluralismo ideologico, finirebbe per assumere una dimensione storica, traducendosi nell' esigenza della ristrutturazione della democrazia reale sulla base di una partecipazione organica delle forze del lavoro e della produzione alla gestione del potere decisionale, sia sul piano legislativo che economico.

 

Non vediamo altre alternative per poter uscire da un tunnel 77ennale e liberare l' Italia da uno sciacallaggio predatore che continua, dopo il massacro della dignità e dell' onore della Nazione, a mettere in serio rischio il futuro delle future generazioni.

 

Dalla Germania, su: www.buttanissima.it

 

 

 

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