I bisogni dell' Italia

Written by Nicolò Piro on .

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Oltreché di ordine sociale ed economico sono soprattutto di igiene politica per poter far funzionare l' irruginita macchina dello Stato. Di cosa si tratta in termini reali dopo aver accennato in altra occasione l' irrefrenabile dilagare della ferrea oligarchia delle informi agglomerazioni partitiche che dei caratteri di partiti politici, votati al bene comune, hanno poco nulla?

Democrazia di sostanza, intanto, poiché è con una sentita partecipazione che si può diventare protagonisti di una crescità della comunità grazie al valore e al contributo di esperienza, competenza e impegno. Un discorso, questo, che, pur nei limiti derivanti dall' impianto strutturale del regime totalitario fascista, fu posto in essere dal corporativismo la cui ragion d' essere si radicava nella convizione secondo la quale il sistema demo-liberale in tema di rappresentività, proprio in ragione della sua genetica illuministico-borghese costituiva un intralcio alla connessione organica e responsabile del mondo del lavoro e della produzione nella gestione del potere decisionale: una imperdonabile „disattenzione“, certamente non pagata dal riconoscimento di forma, più che di sostanza, al CNEL, Consiglio Nazionale dell' Economia e del Lavoro, il Volkswirtschaftsrat del 1881 di memoria bismarkiana o Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni del 1930 di memoria fascista, appagato soltanto dalla concessione della semplice funzione consultiva.

Una lacuna che emerge vieppiù, imposta dalla crisi profonda crisi dei partiti e dei sindacati e, soprattutto, dalle stragi quotidiane di lavoratori, aspetti che da tempo avrebbero dovuto imporre un' attiva partecipazione delle forze del lavoro e della produzione ai vertici del potere decisionale a tutto vantaggio sia del sistema rappresentativo che delle riforme istituzionali. E invece il dilagare della partitocrazia a tutti i livelli operativi e scale istituzionali ha impedito, e continua ad impedire, una corroborazione della democrazia nel contesto di un consolidamento dell' impegno di presenza attiva e di miglioramento della qualità gestionale della cosa pubblica, fino alla composizione delle giunte comunali e regional con i membri espressi dalle singole categorie e il risultato di un' azione amministrativa sostenuta da esperienza sul campo, professionalità e, in primis, competenza, di certo non il degrado messo in atto dal presidente della Regione uscente Nello Musumeci o dal sindaco di Castelbuono, Mario Cicero, tanto per restare in ambito delle nostre denunce sui professionisti della politica ai quali il sistema partitocratico, da un lato, e l' abulia dei cittadini, dall' altra, hanno assicurato, lucro, carriera e vita comoda.

Il „sistema“ è fradicio e l' allarmante fenomeno di degrado politico e morale, sociale ed economico e, soprattutto, culturale, altro non può essere scaricato che sulle classi dirigenti che dal secondo dopoguerra si sono succedute fino ad oggi e la loro saccenteria di voler insegnare agli italiani come si governa una nazione, facendo credere a loro che corruzione e immoralità, malcostume e malgoverno, droga, violenza e criminalità comune e organizzata, disfunzioni nella scuola, nella giustizia e nelle strutture istituzionali, dissesto amministrativo e finanziario altro non sono stati che eredità del <deprecato ventennio> (Cazzullo).

<Cosa fare?>, tanto per richiamare alla memoria la teoria dell' organizzazione e la strategia del partito rivuluzionario del proletariato, sostituendovi, oggi, la coscienza di classe del rivoluzionario russo con la drammaticità delle ore che viviamo.

A pochi giorni dal voto dobbiamo ricondurre il discorso agli ambiti tradizionali di democrazia diretta e/o democrazia rappresentativa con la prima che sino a quando nel 1835-40, Alexis de Tocqueville pubblicò il suo <De la démocratie en Ámerique>, per „democrazia“ veniva intesa quasi sempre quella „diretta“, praticata nella polis o la Basilea del XVIII secolo, e con „democrazia e rappresentanza“ considerate forme opposte di governo, nella considerazione che la democrazia diretta sia più democratica di quella rappresentativa, che l' uomo è, e resta, <zoon politikon> e, pertanto, il cittadino comune un' entità intelligente e capace di prendere decisioni sensate, trascurando il suo interesse privato a fronte dell' interesse nazionale, cosciente ed informato sulle questioni che coinvolgono la comunità e nelle condizioni di prendere direttamente le decisioni politiche razionali al posto di delegarle a politic(ant)i professionisti?

 

Il dibattito è aperto. Cerchiamo di approfondirlo nel segno della maturità e della regione, piuttosto che dalla imposizione dello stato di necessità e di dipendenza che paralizzano la coscienza e la volontà di „pensare“.

 

 

 

 

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