Turbolenze bancarie e crisi finanziaria
Dopo i giorni turbolenti nel mondo finanziario con diverse banche in difficoltà negli Stati Uniti e in Europa, c'è incertezza sui mercati. Si profila una nuova crisi finanziaria?
Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank negli Stati Uniti, i giorni turbolenti nel mondo finanziario continuano.
Nel settore finanziario, le turbolenze non si fermano: il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) e il pacchetto di sostegno da un miliardo di euro per il Credit Suisse in difficoltà in Europa sono stati seguiti giovedì da un'iniezione di liquidità da un miliardo di dollari per la banca regionale statunitense First Republic in difficoltà. Non crediamo di troviamo in una situazione simile a quella del 2008.
A quel tempo, la crisi finanziaria si basava sulla scarsa affidabilità creditizia dei prodotti finanziari, che non erano trasparenti. Oggi, invece, è diverso in quanto all' esistenza di maggiore trasparenza e, chissà, di consapevolezza.
Anche la situazione delle grandi banche è complessivamente migliore di allora. Ad esempio, il livello di capitale proprio è più elevato a seguito di una regolamentazione più severa. "Tuttavia, naturalmente, gli effetti del contagio non possono mai essere esclusi". Inoltre, ci sono numerose crisi - dalla crisi energetica alla minaccia della deglobalizzazione all'alto debito.
Rassicuranti, quì in Germania, sono state in proposito le considerazioni del cancelliere Olaf Scholz (SPD) che nel suo Paese, ma anche in Europa, non ha visto una nuova crisi finanziaria incombente in quanto il sistema monetario non è più fragile come lo era prima della crisi finanziaria. Pertanto alcuna conseguenza per i risparmiatori in genere e tedeschi, in particolare. I depositi sono sicuri in quanto al trovarci in un'epoca completamente diversa rispetto alla crisi finanziaria del 2008.
Negli Stati Uniti, undici grandi banche – tra cui i leader del settore JPMorgan Chase, Bank of America, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs e Morgan Stanley – aiuteranno la travagliata First Republic Bank con depositi non assicurati per un totale di 30 miliardi di dollari. A differenza della Silicon Valley Bank in California e della Signature Bank di New York, che sono state chiuse dalle autorità di vigilanza e poste sotto il controllo dello stato nei giorni scorsi, il settore bancario è inizialmente intervenuto da solo. Tuttavia, è probabile che le autorità abbiano esercitato molte pressioni. Per giorni, il governo degli Stati Uniti ha cercato di alleviare la situazione. Dopo il crollo della start-up finanziera Silicon Valley Bank - il più grande crollo di un istituto finanziario statunitense dalla crisi finanziaria del 2008 - il governo degli Stati Uniti aveva provato nel fine settimana con una garanzia di deposito di vasta portata a calmare i nervi dei clienti bancari nel paese. Il crollo della Silicon Valley Bank ricorda il fallimento della banca d'investimento Lehmann Brothers nel 2008. Secondo gli esperti, è improbabile la minaccia di una nuova crisi finanziaria.
Ma nonostante il coraggioso intervento, il nervosismo sui mercati azionari è rimasto alto. Ciò è dovuto anche alla crisi di Credit Suisse, alla quale la Banca nazionale svizzera ha fornito un pacchetto di aiuti sotto forma di prestiti dando così qualche rassicurazione agli azionisti di Credit Suisse e al settore bancario europeo anche se i mercati azionari statunitensi rimangono turbolenti anche per il mastodontico programma per gli armamenti annunciato dai circoli intorno al Presidente Biden, laddove la nuova intesa Cina-Russia ha svolto un ruolo di non poco rilievo che dovrebbe allarmare Paesi europei a debole economia come l' Italia dove l' assenza di progettualità degli Esecutivi di Governo è ormai cronica, se per tale si devono intendere interventi che da una razionalizzazione del dispendioso apparato politico centrale e, soprattutto periferico – se proprio si deve soffermare l' analisi all' immobilismo ormai sistemico nelle Regioni del Mezzogiorno (con qualche eccezione per la Regione Puglia) e, in particolare della Sicilia, eterno pozzo senza fondo nel quale vanno a finire risorse dello Stato (e da debito pubblico) buone soltanto a foraggiare quella che in passato venne eufemisticamente definita „zavorra“.
Sul da farsi continua a dominare una gran confusione che diventa più rischiosa in ragione del persistere di tendenze a favore di gigantomanie come, p.e., il dubbioso, quanto irto di irrisolte (se non irrisolvibili) criticicità obiettive <Ponte sullo Stretto>, al posto di concentrarsi su vasti programmi di lungo respiro, quale potrebbe essere un critico piano nazionale di prevenzione antismica e di ricostruzione postisismica convolgente formazione, ricerca, mobilità, trasporti e, in primis le cogenti crisi enegetica e climatica.