< weniger ist mehr >
(m
eno è più)
(L. Mies v. d. Rohe)

 

L' Abitare è un diritto fondamentale

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Nei Paesi civili - e l' Austria,

                         

Karl-Marx-Hof, ca. 1930, Vienna (Arch. Karl Ehn)

 

Svizzera, Germania, Francia, Paesi Bassi e Paesi Scandinavi tali sono, tali sono come sotto certi aspetti fu l' Italia negli anni del Fascismo -, la speculazione edilizia e fondiaria si combattono più o meno diversamente, in ogni caso non vi si convive come in !questaa“ italia..

Da quando è stata per la prima volta affrontata con minuziosa analisi da Friedrich Engels, la <questione abitativa>, a prescindere dalla grande operazione avviata dal Fascismo con il coinvolgimento dei migliori architetti di quella stagione, è servita soltanto ad appagare gli appetiti di immobiliaristi e speculatori.

Un pessima abitazione non solo può uccidere una famiglia, ma rende la società „sprezzante“ (così anche J. W. von Goethe) verso quel che oggi viene chiamato <ordinamento democratico>. E, si, poiché abitare una casa o la città è proprio un diritto fondamentale dell' uomo percepito come „sentimento“ che, poi, non è l' album classico di Andrea Boccelli, bensì uno stato d' animo, una condizione cognitivo-affettiva che in durata va oltre a quella delle emozioni rispetto alle quali è però di minore incisività. Filosoficamente ha la capicità di esprimere la coscienza e la consapevolezza della propria esistenza „come „complesso di moti spirituali e corporei“, la qualcosa nei nostri tempi non è roba da poco. Chi vuol sapere di più vada pure a consultare Cartesio, Pascal, Leibniz o Kant nel riferimento che questi fa alla sua concezione della morale (autonoma), intesa come <rispetto di sé> nel senso conseguenziale dell' azione compiuta in ossequio alla legge morale.

Ritornando all' abitare possiamo affermare che si tratta di un compito fondamentale precipuo della città capace di far sentire l' uomo sicuro dentro le sue mura domestiche, anche se oggi molte cose sono in via di radicali cambiamenti. Com' è noto, la politica non può né affrontare né risolvere tutti i problemi della città, ma può fare tanto se in mani sicure e menti sane e/o almeno contribuire in maniera massiccia all' alleggerimento della pressione economica della società ed uno degli interventi più efficaci può essere una saggia edilizia sovvenzionata (più che convenzionata!) a favore del ceto medio che vive nelle città.

Non poche sono oggi nei Paesi a democrazia compiuta le famiglie che godono die vantaggi dell' edilizia sociale, e di più certamente potrebbero essere (e „temo“ che saranno), se consideriamo le due offerte principali di edilizia sociale „comunale“ (è il caso, forse unico al mondo dell' Austria e di questa della Vienna nella sua tradizione socialdemocratica) e di edilizia sociale „soffenzionata“ dallo Stato, in ispecie allorché i cittadini vengono sostenuti al modo migliore nelle loro situazioni di vita costruendo, p.e., case per nuclei familiari „deboli“ come madri separate con figli e singles.

Se molte città europee emanano un certo charme e ben definito carattere e dall' espressione del loro „viso“ non è possibile riconoscere quanto guadagna Tizio e quanto Sempronio, questo è dovuto a quella che nella sociologia urbana viene intesa come „mescolanza“, grazie proprio al contributo concesso dall' edilizia sociale nella misura in cui il tutto non viene lasciato come pasto al mercato immobiliare dietro il quale si nascondono volentieri avvoltoi e sciacalli che nella malapolitica hanno trovato il loro domicilio ideale.

Quale la soluzione o una delle soluzioni? La prevalenza dell' edilizia sovvenzionata sull' offerta dell' edilizia privata introducendo in maniera giacobina la <teoria del regime dei suoli> ancorata in un ferreo <Ordinamento „nazionale“ sull' uso dei suoli e dei lotti edificabili> che, in uno con una <Legge urbanistica „nazionale“> - e così siamo al „Diritto urbanistico“, totale tabù in „questa“ italia democrOtica e repubblicOna che ha martificato la Legge urbanistica 17 Agosto 1942 (l' Italia era nel pieno del secondo conflitto mondiale!) n. 1150 sostituendola con disoneste leggine urbanistiche regionali, e grazie alla compostezza di seri Piani Particolareggiati, consente la costruzione „logica e razionale (L.B. Alberti) della città.

                          

Edilizia popolare, ca. 1930, Torino

 

Per lo scrivente il punto centrale è, e deve essere, sollecitare lo Stato (quello „socialfascista“ agirebbe“motu proprio“), se c' è, e se non c' è deve essere fondato su solide basi, a mettere le mani sui suoli, dentro e fuori la città, aggiornando di volta in volta i „Regolamenti edilizi regionali“ e gli Statuti urbani“ - e così siamo al „Diritto edilizio pubblico“, anche questo totale tabù nella „stessa“ italia democrOtica e repubblicOna – ravvisando tutti quei rischi e pericoli che pregiudicano una armoniosa convivenza nella città.

 Poiché – tanto per intenderci – l' abitare in maniera civile e „cristiana“ non è che debba essere per forza un privilegio di chi ha denaro, bensì essere un Diritto fondamentale sostenibile e degno di essere vissuto.

 

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