Catania e l’editto del Federale Il gran ritorno del Balilla, che ordina e decide per tutti. Dentro FdI nessuno fiata. L'irritazione degli alleati
Costantino Muscarà
Che fine ha fatto il partito della Meloni, che anche in Sicilia s’era intestata l’obiettivo di costruire nuova classe dirigente e radicarla sul territorio? Che senso ha avuto aver affidato la guida di Fratelli d’Italia a due coordinatori – uno per la Sicilia occidentale, l’altro per quella orientale – se a fare da portavoce, con toni da gerarca, è solo l’ex assessore al Turismo? Perché nessuna voce contraria osa levarsi contro l’arroganza dell’attuale vicecapogruppo alla Camera? Sono spariti tutti: Musumeci, fresco di ricompensa al Ministero del Mare: Pogliese, rinfrancato dall’elezione al Senato; Cannella e la Varchi, assorbiti h24 dalle consegne del sindaco di Palermo; e persino Galvagno, giovane e fresco presidente dell’Ars, che è autorizzato (visto il ruolo) a starsene in disparte e intervenire il meno possibile nelle dinamiche di partito. (continua sul sito)
C O M M E N T O
Un giorno o l' altro a vomitare qualche cazzata sarà il solito petulante parlamentare-architetto, non sappiamo se anche p(i)anificatore urbano come il Lele Fiano del Pd, ora a riposo forzato, Fabio Rampelli, al quale, almeno per costruirsi un' immagine seria da mezzo-fascista, si consiglia di studiare bene, per applicarla in Italia, la Norma DIN 277 tedesca. Cos' è, un mistero? Non vi incuriosisce, allora? DIN 277 è una base di valutazione e calcolo unica per determinare le superfici del pavimento o parti di esse nella costruzione di edifici. È la base per determinare i costi secondo DIN 276 (costi di progetto e costi per architetti e ingegneri HOAI). Lo standard è stato pubblicato per la prima volta nel 1934 come DIN 277. Una separazione è stata preparata nel 1973 ribattezzandola DIN 277-1 e nel 1981 è stata nuovamente unita in una parte quando è stata pubblicata la DIN 277-1. La DIN 277-3 è stata adottata nella DIN 276 nel 2018. La norma DIN 277 stabilisce le regole per il calcolo della superficie e del volume degli edifici. Queste superfici di base e il contenuto dei locali vengono utilizzati principalmente per determinare i costi di costruzione secondo DIN 276, ma a volte vengono anche utilizzati per determinare i prezzi di affitto e acquisto. Anche per confrontare l'usabilità e l'efficienza economica di diversi edifici. Inoltre, viene descritta la classificazione delle aree utilizzabili secondo gruppi di diverse tipologie di utilizzo e vengono forniti esempi per l'assegnazione di locali e aree alle singole tipologie di utilizzo.
Fondamentalmente in Germania attualmente vengono praticati due tipi di calcolo dello spazio abitativo: calcolo secondo la "Ordinanza sullo spazio abitativo (WoFlV)" e calcolo secondo la norma DIN 277. Nel calcolo dello spazio abitativo secondo la VoFlV, che è la prassi corrente, vengono sommate tutte le superfici calpestabili dei locali e le zone effettivamente adibite ad uso abitativo, come ad esempio un balcone. Le parti che possono essere utilizzate solo in misura limitata vengono quindi detratte. Terrazze e balconi possono essere citati come esempi. A seconda delle condizioni meteorologiche, queste aree a volte possono essere più o meno utilizzate e vengono quindi conteggiate solo dal 25 al 50% dello spazio abitativo. Compromessi sono fatti per vani con soffitti inclinati. Poiché questi possono essere utilizzati solo parzialmente, qui è possibile detrarre fino al 100% della superficie sotto il tetto spiovente.In base alla VoFlV, solo le altezze di 2 metri o più contano come spazio abitativo al 100%. Ciò significa che con questo tipo di calcolo dello spazio abitativo, i soffitti inclinati non vengono completamente presi in considerazione. Le aree con un'altezza da 1 a 2 metri vengono aggiunte al 50 percento dello spazio abitativo.
E quì, allora che sorge la questione di cosa deve intendersi per "spazio/superficie di base o del pavimento" e "spazio/superficie abitativo/a" realmente "utilizzabile", cioè a disposizione per abitare in proprietà o in affitto. Il primo si riferisce alla superficie di un vano (è, p.e., il caso di un "monolocale") e/o più vani (è, p.e., il caso di un appartamento o di una casa unifamiliare) accertata "al grezzo" (muri interni non ancora intonacati o rivestiti); il secondo, "spazio/superficie abitativo/a", si riferische allo spazio/superficie abitativo/a realmente a disposizione, cioè al netto di intonaco e rivestimenti interni, donde la detrazione forfettaria per l' intonaco del tre per cento. Cioè, un appartamento di 100 metri quadrati è designato con uno spazio/superficie di 97 metri quadrati secondo il cosiddetto "Fattore 0,97". E allora rimane solo una cosa: una misurazione è la misura più accurata dello spazio/supericie abitativo/a. Per questo sono disponibili due metodi: da un lato, la misura ingombrante e, in caso di dubbio, imprecisa con metro a nastro o righello, per la quale occorrono due persone; dall' altro, la misurazione esatta con <telemetro laser>, consigliato per una misurazione accurata, per la quale occorre una sola persona, trattandosi dell' utilizzo di un buon dispositivo in grado di memorizzare diverse misurazioni, acquistabile per circa 100 euro, che rende il lavoro molto più semplice. Assunto come punto di riferimento le quotazioni immobiliari nel comune di Milano (la città del ministro-cialtrone del MIT, Matteo Salvini) al gennaio 2023, dove per gli immobili residenziali in vendita sono stati richiesti in media 5.185 €/mq*., con un aumento del 5,13 % rispetto a gennaio 2022, e un prezzo medio affitto di 15 €/mq., non resta che far osservare come nel clima politico dominante di liberismo selvaggio e in assenza di mano pubblica (Stato-padre e buona politica), trascinantesi fin dalla nascita di questa repubblica delle banane, più che maturi sono i tempi per alzare la voce (proposta e protesta democratica) e, se necessario, le mani (batosta), e così affrontare in maniera organica e radicale le irrisolte questioni (sociali) <abitativa e urbana>, climatica, energetica e ambientale, oltreché politica e istituzionale.
*Cosa significa l' applicazione del "Fattore 0,97" riferito all' acquisto di un appartamento di 100 mq. x 5.185 €/mq., per un valore di 518.550 €, se non un risparmio di 15.550 € e, nel caso di affitto per 15 €/mq., un risparmio mensile di 45 € e annuale di 540 € (bollo e tassa di circolazione per un' auto di grossa o 2 due di media/piccola cilindrata)?
Dai termovalorizzatori al centro direzionale: sembra la fiera del ridicolo. Ecco l'osservatorio sul trasporto aereo
Enrico Ciuni
Oltre 50 mila giovani hanno lasciato la Sicilia nel 2021. Ma questo dramma sembra non importare a nessuno. Tanto meno alla politica e ai Brancaleoni di Sicilia, che si misurano con altri problemi: dall’aumento delle indennità dei parlamentari (con tutti in gruppi entrati in modalità ‘retromarcia’ per abrogare l’ultimo privilegio da 900 euro) alle tante vanità, inutili, che hanno segnato l’esperienza del governo Musumeci e riempiono le pagine dei giornali anche oggi, sotto la guida irreprensibile di Renato Schifani. Nessun accenno ai 364 mila “Under 39”, che hanno lasciato l’Isola negli ultimi sette anni (la metà del
totale) per misurarsi con altre sfide, certamente più competitive.
(continua)
C O M M E N T O
L' incipit dell' articolo rispecchia il dramma incallito della Sicilia che dovrebbe porre in primo un' analisi spietata sulla "zavorra" che la sedicente regione a statutro tutto speciale continua a foraggiare, a partire dalle diete e privilegi dei suoi, tutti suoi, ma eletti da un popolo volutamente cornuto, parassiti "onorevoli" di seconda taglia per finire ai lauti stipendi e privilegi dalla fauna burocratica che vegeta in assessorati e dipendenze, commessi dell' ARS, naturalmente inclusi.
Sul sedicente "centro direzionale", intanto, si deve denunciare il vergognoso silenzio dei sedicenti ordini provinciali di ingg., archh. e geomm. - questi semplici e laureati (sic) e loro adepti, esperti vari, in ispecie di mobilità e traffico, ecologisti e venditori di fumo, tutti nel ruolo di asini raglianti con in testa quel pachiderma e sindaco di Palermo Lagalla con alle sue terga il super asino ragliante (ordinarius di urbanistica all' unipa) Maurizio Carta(igienica).
E si, poiché come punto dolens dell' ennesimo assalto urbano costituito dal fantomatico progetto pel centro direzionale, mai è stato posto sul dibattito un serio <Piano di sviluppo urbano "Mobilità e Trasporti" > e i danni irreparabili che procurebbe l' immissione di un non mai regolabile flusso automobilistico all' interno della città, a causa della distanza dalle sedi del parlamento (Palazzo dei Normanni) e della presidenza (Palazzo d' Orleans), in ispecie alla luce degli obiettivi concreti imposti in tutto il mondo da una ragionevole transizione della mobilità in termini di strategie e misure tematiche o spaziali con punti di forza su trasporto locale, piano ciclistico e del traffico pedonale o concetto di traffico commerciale integrato con coinvolgimento del <Fondo Europeo di Sviluppo Regionale>, a tutto vantaggio di protezione del clima, sicurezza stradale, mobilità a misura del pedone, aspetti tutti molto più importanti oggi che in passato, nella considerazione evidente del declino del dominio dell' autovettura nel contesto urbano che impone (o dovrebbe imporre) un' anodina reazione nella pianificazione strategica dei trasporti. Ma su quale base per rendere in futuro Palermo più vivibile? E quali gli <indicatori del traffico> da tenere in considerazione in termini di rete ambientale (a piedi e in bici, autobus e metropolitane), se il tutto deve poter avvenire a scapito del trasporto privato motorizzato in quanto soluzione, forse unica, per conseguire gli obiettivi di una saggia politica dei trasporti urbani? Immaginarsi il caos urbano di un traffico automobilistico tra l' area di via Ugo La Malfa, prevista pel sedicente Nuovo Centro Direzionale (NCD), poi cancellata, in occasione delle sedute parlamentari a Sala d' Ercole con sirene a tutto volume e misure di protezione dei preziosi assessori, per il quale quel "vuoto a perdere" Musumè(ci) - ora ministro senza peso, portafoglio e sostanza, ma tant' è, per carità di partito - aveva proposto un fantomatico decentramento in quel di Catania.
Il nostro non è stato un momento di follia allorché, sia pure en passant, abbiamo proposto l' alternativa <Villa Bonanno> come sito dell' NCD, collegato da un tunnel, dotato da un sistema di trasporto a nastro con l' atrium del Palazzo dei Normanni e da quì con ascensori con l' aula parlamentare. Il tutto, s' intende, sulla base di un serio concorso internazionale di progettazione affidato a mani di autentici esperti e nel conforto della vicinanza epidermica con la sede della Legione dei Carabinieri.
Sul tema insisteremo con interventi a grande raggio e respiro nel contesto "generale" di una <Mobilità sostenibile: la strategia dell' Unione Europea (Sustainable and Smart Mobility Strategy)>, base per una vera trasformazione del sistema di trasporto europeo in chiave green e digitale con l' obiettivo di diventare più resiliente alle crisi future, come delineato nell' <European Green Deal>, collegato ad una riduzione del 90% delle emissioni entro il 2050, grazie ad un sistema di trasporto smart, competitivo, sicuro, accessibile ed economico, e "particolare" di una <Città vivibile: la strategia auspicata da cittadini consapevoli e pensanti>, per un futuro possibile.
Nel centro di The Mukaab, una torre a spirale offrirà negozi, ristoranti, ospitalità e strutture di intrattenimento, mentre i suoi piani superiori conterranno appartamenti residenziali. (In dotazione)
https://arab.news/gcr5n
20 febbraio 2023
Aggiornato al 21 febbraio 2023
L'Arabia Saudita spinge i confini del design urbano con il progetto pianificato nel centro di Riyadh chiamato New Murabba
A 400 metri di altezza, larghezza e lunghezza, il Mukaab è visualizzato come il più grande edificio del centro città del mondo
L'Arabia Saudita sta ancora una volta spingendo i confini del design urbano con il lancio della New Murabba Development Company, che mira a costruire il più grande centro moderno del mondo nella capitale del Regno Riyadh.
Il gioiello della corona dello sviluppo pianificato è The Mukaab, che significa cubo in arabo. A 400 metri di altezza, 400 metri di larghezza e 400 metri di lunghezza, gli sviluppatori dicono che la struttura sarà il più grande edificio del centro città del mondo.
All'interno di questo gigantesco cubo, il cui esterno sarà ispirato al tradizionale stile architettonico Najdi della regione, ci sarà la prima destinazione immersiva al mondo, creata attraverso la tecnologia digitale e virtuale con la più recente olografia.
Questa struttura "immersiva esperienziale" ospiterà 2 milioni di metri quadrati di superficie e una destinazione di ospitalità premium che comprende attrazioni commerciali, culturali e turistiche, oltre a unità alberghiere e residenziali, spazi commerciali e strutture ricreative.
"C'è una tendenza tra gli osservatori occidentali e arabi a respingere tali progetti a priori, descrivendoli come atti di follia e il risultato di persone con troppi soldi", ha detto ad Arab News Yasser Elsheshtawy, professore aggiunto di architettura alla Columbia University di New York e membro non residente presso l'Arab Gulf States Institute di Washington.
"Ma se lo guardiamo obiettivamente, è molto più di questo. Essendo stato coinvolto con uno dei team che sono stati invitati a competere per il progetto, posso attestare che c'è una seria riflessione in tali schemi.
"Per prima cosa, fornirà un'esperienza unica e senza precedenti utilizzando gli ultimi progressi tecnologici nella realtà virtuale. I visitatori che entrano nel Mukaab incontreranno proiezioni di paesaggi diversi, che saranno visti anche dagli appartamenti che comprendono una torre a spirale al centro del cubo.
"Inoltre, fornirà a Riyadh un'icona unica che renderà la città immediatamente riconoscibile tra le altre città del mondo", simile alla Torre Eiffel o alla Sydney Opera House, ha aggiunto.
L'annuncio, fatto il 16 febbraio dal Fondo di investimento pubblico del Regno e NMDC, fa parte di una strategia per sviluppare le industrie locali, migliorare il settore privato e fornire nuove piattaforme per contenuti locali, immobili e fonti di reddito non petrolifere.
New Murabba è l'ultimo della lista di mega e giga-progetti del Regno – che includono NEOM, Red Sea Global, Diriyah Gate, Qiddiya, Aseer e Amaala – il cui obiettivo generale è trasformare l'Arabia Saudita in un leader mondiale nel turismo, nella tecnologia e nelle industrie creative.
New Murabba sarà situata all'incrocio tra le strade King Salman e King Khalid nel nord-ovest di Riyadh. Comprenderà un'area di 19 kmq e ospiterà centinaia di migliaia di residenti.
In totale, il progetto offrirà 25 milioni di metri quadrati di superficie, tra cui oltre 104.000 unità residenziali, 9.000 camere d'albergo e oltre 980.000 metri quadrati di spazi commerciali, oltre a 1,4 milioni di metri quadrati di spazi per uffici, 620.000 metri quadrati di beni per il tempo libero e 1,8 milioni di metri quadrati di spazio dedicato alle strutture della comunità.
Secondo l'annuncio PIF, New Murabba offrirà un'esperienza unica di vita, lavoro e intrattenimento entro un raggio di 15 minuti a piedi e avrà un proprio sistema di trasporto interno. L'aeroporto internazionale King Khalid di Riyadh è raggiungibile in circa 20 minuti di auto.
La sostenibilità sarà un principio fondamentale del progetto, un altro aspetto chiave della trasformazione e della rinascita urbana di Riyadh. Sarà caratterizzato da spazi verdi per passeggiate e piste ciclabili per migliorare la qualità della vita, incoraggiare stili di vita sani e attivi e riunire la comunità.
Il progetto includerà anche un museo, un'università di tecnologia e design, oltre 80 luoghi di intrattenimento e culturali e un teatro polivalente.
Se si parte dal presupposto che l'Oriente – cioè il Vicino, Medio ed Estremo Oriente – fornisce immagini, idee, concezioni ed esperienze contrastanti, e quindi proiezioni che incidono sull'Occidente e ne plasmano l'autodefinizione, colpisce il fatto che Il Giappone riceve un'accoglienza quasi costantemente positiva.
Il Giappone è per molti aspetti il paese che più si avvicina a un paradiso sognato che fornisce immagini, idee, concezioni ed esperienze contrastanti, e quindi proiezioni che hanno un impatto sull'Occidente e modellano la sua autodefinizione, quindi è sorprendente che il Giappone abbia riceva dal mondo un'accoglienza indubbiamente positiva.
Sin dai tempi di Marco Polo, il Giappone è sempre stato associato all'idea di un paese che pone enigmi e affascina, le cui tradizioni suscitano ammirazione e i cui sviluppi stupiscono. Questo vale anche e soprattutto per il campo dell'architettura. Dal XIX secolo attraverso il modernismo e il postmodernismo fino ai giorni nostri, l'architettura giapponese continua ad affascinare. Il concetto occidentale di architettura in Giappone non è rimasto lo stesso, ma è cambiato nel tempo, a seconda del rispettivo interesse per la conoscenza e dello stato attuale del discorso architettonico. Tuttavia, la prospettiva non era unilaterale, perché le idee sull'architettura in Occidente sono cambiate anche in Giappone e hanno influenzato l'architettura lì proprio come hanno fatto in Occidente le idee mutevoli su ciò che è tipicamente giapponese.
L'architettura contemporanea in Giappone è il risultato di questi sviluppi tra il familiare e l'estraneo, tra tradizione e modernità, è più eterogenea di quanto a volte si percepisca e racchiude posizioni diverse che si esptimono e documentano nella complessità dell'architettura contemporanea in Giappone.
Occorre aprire un dibattito approfondito e articolato su questo grande Paese e l' occasione deve essere colta nel disagio sismico che affligge Paesi a noi relitavamente vicini e, soprattutto, l' Italia dove superficialità, approssimazione e irresponsabilità continua a fare da padroni. Lo Zen-Buddismo in architettura è spinta, ma anche ricerca su quel „minimalismo“, che non poco ha influenzato la mia attività professionale di architetto in Germania e di recente, proprio sotto l' urto del rischio sismico latente e il sopraggiungere di strozzature nei flussi del denaro da lavoro individuale, nel nostro gruppo di lavoro, PiroUrbatectureStudio, ha sollecitato e felicemente portato a conclusione una ricerca conclusa nella proposta di tipoligie residenziali, vista alla luce dei nuovi standards abitativi al ribasso in alcuni Paesi della Mittel-e Nordeuropa per la casa urbana „schiera“ - connotazione del tessuto edilizio urbano dell' Italia – dal nome „Casa B.E.S.“: Bella, Economica, Sicura.
Una grande città, come scriveva lo scrittore Joseph Roth nel 1926, "ha centri, strade, collegati dal senso di un complesso, ha una storia, e il suo sviluppo controllabile è rassicurante". Ciò che sembrava più impressionante a Joseph Roth in questo senso erano probabilmente gli assi principali: i viali che il barone Haussmann aveva scavato attraverso la città vecchia di Parigi dal 1860, o la magnifica Ringstrasse a Vienna, che diede impulso centrale a un'ulteriore urbanizzazione. Forse aveva anche in mente l'enorme e regolare espansione di Barcellona, che risaliva a Ildefons Cerdà e da cui spiccavano solo poche strade: la grande strada diagonale e quella che collegava la città vecchia con il sobborgo di Gràcia: il Passeig de Gràcia, che presto sarebbe diventata la strada più prestigiosa della città.
Sono ancora le strade radiali, le strade principali, gli assi arteriosi e i viali che dividono le nostre città. Sono tra i più antichi e costanti nella loro posizione e struttura per un lungo periodo di tempo. Modellano l'immagine di una metropoli sia per i residenti che per i visitatori. Collegano i centri urbani con la regione, importanti istituzioni pubbliche e culturali si trovano qui e la maggior parte delle persone vive qui. Sebbene possano essere cambiati più e più volte in funzione e sezione trasversale nel corso del tempo, il loro contributo identitario al carattere specifico delle città non è quasi mai andato perduto. Tuttavia, è inequivocabile che queste strade principali sono state più o meno radicalmente ricostruite e fondamentalmente riproposte, soprattutto negli anni 1950-1970. Passeggiare e fare shopping, vedere ed essere visti non hanno più avuto un ruolo. Da allora, l'attenzione si è concentrata sul traffico automobilistico in movimento e stazionario, sui suoi requisiti tecnici e spaziali. Ciò ha privato le strade radiali della loro multidimensionalità e spesso le ha rese spazi urbani poco attraenti.
A questo punto, è importante iniziare, questo è il campo di battaglia decisivo per rendere le città (più) vivibili di nuovo, per aumentare l'aspetto e la qualità dello spazio urbano: Con questo appello, un nuovo libro curato da Harald Bodenschatz, Aljoscha Hofmann e Cordelia Polinna sul tema "Sviluppo urbano radiale" può essere riassunto. Riferendosi a otto esempi berlinesi, affiancati da oggetti comparativi provenienti da Londra, Parigi o New York, gli autori prevedono una rinascita delle strade radiali: sarà formalmente forzata da una nuova mobilità e da un rapporto più esigente con lo spazio pubblico. Ancora più sorprendente, naturalmente, è il basso peso dell'argomento nel discorso accademico e politico. Solo per questo motivo, stanno rispondendo ai corridoi di trasporto esistenti con analisi e proposte nel senso della città post-fossile. Si riferiscono al fatto che la strada urbana è sempre stata entrambe allo stesso tempo, un luogo di passaggio e un luogo di soggiorno. La sua larghezza era espressione di una funzione speciale, come asse principale di traffico, come strada del mercato, ma anche come spazio di rappresentanza.
Questo è esattamente ciò su cui dobbiamo costruire oggi. Ciò che è necessario è una nuova comprensione che ci deve essere una gerarchia architettonica e di pianificazione nella città. Ciò che era pubblico è stato anche progettato "significativo" - il municipio e la chiesa nella città medievale, l'ufficio postale, la stazione ferroviaria, la scuola o il teatro comunale nella città del 19 ° secolo.
Una gerarchia contribuisce alla comprensibilità dell'architettura e dello spazio urbano perché fornisce orientamento. Questo è particolarmente vero per le strade radiali: si collegano o si separano; sono aree di traffico o habitat; Consentono una città di brevi distanze o promuovono un agglomerato tentacolare di lunghi viaggi in auto. Ciò che serve è un tessuto urbano che rimanga misto, permeabile e versatile, adattabile e "giocabile". In linea di principio, questo è più robusto di una città di sistemi di prestazioni altamente specializzati che si isolano per legge. La lettura contribuisce certamente a decifrare il codice genetico della città.
Una grande città, come scriveva lo scrittore Joseph Roth nel 1926, "ha centri, strade, collegati dal senso di un complesso, ha una storia, e il suo sviluppo controllabile è rassicurante". Ciò che sembrava più impressionante a Joseph Roth in questo senso erano probabilmente gli assi principali: i viali che il barone Haussmann aveva scavato attraverso la città vecchia di Parigi dal 1860, o la magnifica Ringstrasse a Vienna, che diede impulso centrale a un'ulteriore urbanizzazione. Forse aveva anche in mente l'enorme e regolare espansione di Barcellona, che risaliva a Ildefons Cerdà e da cui spiccavano solo poche strade: la grande strada diagonale e quella che collegava la città vecchia con il sobborgo di Gràcia: il Passeig de Gràcia, che presto sarebbe diventata la strada più prestigiosa della città.Sono ancora le strade radiali, le strade principali, gli assi arteriosi e i viali che dividono le nostre città. Sono tra i più antichi e costanti nella loro posizione e struttura per un lungo periodo di tempo. Modellano l'immagine di una metropoli sia per i residenti che per i visitatori. Collegano i centri urbani con la regione, importanti istituzioni pubbliche e culturali si trovano qui e la maggior parte delle persone vive qui. Sebbene possano essere cambiati più e più volte in funzione e sezione trasversale nel corso del tempo, il loro contributo identitario al carattere specifico delle città non è quasi mai andato perduto. Tuttavia, è inequivocabile che queste strade principali sono state più o meno radicalmente ricostruite e fondamentalmente riproposte, soprattutto negli anni 1950-1970. Passeggiare e fare shopping, vedere ed essere visti non hanno più avuto un ruolo. Da allora, l'attenzione si è concentrata sul traffico automobilistico in movimento e stazionario, sui suoi requisiti tecnici e spaziali. Ciò ha privato le strade radiali della loro multidimensionalità e spesso le ha rese spazi urbani poco attraenti.
A questo punto, è importante iniziare, questo è il campo di battaglia decisivo per rendere le città (più) vivibili di nuovo, per aumentare l'aspetto e la qualità dello spazio urbano ricordando il contributato dato alla tematica da Harald Bodenschatz, Aljoscha Hofmann e Cordelia Polinna con il loro saggio del non così lontano nel tempo: Radialer Staedtebau/Urbanistica radiale. Riferendosi a otto esempi berlinesi, affiancati da oggetti comparativi provenienti da Londra, Parigi o New York, gli autori prevedono una rinascita delle strade radiali: sarà formalmente forzata da una nuova mobilità e da un rapporto più esigente con lo spazio pubblico. Ancora più sorprendente, naturalmente, è il basso peso dell'argomento nel discorso accademico e politico. Solo per questo motivo, stanno rispondendo ai corridoi di trasporto esistenti con analisi e proposte nel senso della città post-fossile. Si riferiscono al fatto che la strada urbana è sempre stata entrambe allo stesso tempo, un luogo di passaggio e un luogo di soggiorno. La sua larghezza era espressione di una funzione speciale, come asse principale di traffico, come strada del mercato, ma anche come spazio di rappresentanza.Questo è esattamente ciò su cui dobbiamo costruire oggi. Ciò che è necessario è una nuova comprensione che ci deve essere una gerarchia architettonica e di pianificazione nella città. Ciò che era pubblico è stato anche progettato "significativo" - il municipio e la chiesa nella città medievale, l'ufficio postale, la stazione ferroviaria, la scuola o il teatro comunale nella città del 19 ° secolo.
Una gerarchia contribuisce alla comprensibilità dell'architettura e dello spazio urbano perché fornisce orientamento. Questo è particolarmente vero per le strade radiali: si collegano o si separano; sono aree di traffico o habitat; Consentono una città di brevi distanze o promuovono un agglomerato tentacolare di lunghi viaggi in auto. Ciò che serve è un tessuto urbano che rimanga misto, permeabile e versatile, adattabile e "giocabile". In linea di principio, questo è più robusto di una città di sistemi di prestazioni altamente specializzati che si isolano per legge. La lettura contribuisce certamente a decifrare il codice genetico della città.
L' horror vacui del nuovo gattopardo siculo, Renato Schifani
Cosa intende intraprendere per amputare i tentacoli e azzerare i privilegi della zavorra parlamentare e capitozzare la giungla parassitaria dei 20mila e passa? Non dimentichi di indossare il giubotto più di avvocaticchio che di avvocato e, men che meno di giurista, pertanto che si appresti a togliere dalla circolazione la disonesta legge urbanistica regionale dell' asino ragliante Maurizio Carta, ereditata da quel coglione di Musumè, e quel sedicente regolamento edilizio regionale* sul quale gli asini raglianti, presidenti dei disordini provinciali di archh., ingg., geometri e geometricchi, e quel gran cumulo di cacca, presidente del gran consiglio nazionale degli architetti e bla,bla,bla non hanno aperti bocca di culo.
* Leggasi quel che ha vomitato in proposito quella scimmia al nome di Rino La Mendola, presidente del disordine degli architetti di Agrigento: "È un regolamento importante per uniformare le procedure edilizie sul territorio regionale, scongiurando sperequezioni e contenziosi che finiscono sempre più spesso per rallentare il settore dell' edilizia e attribuire notevoli responsabilità ai liberi professionisti, quando i titoli abitativi vengono acquisiti sulla base di asseverazioni. Condividiamo in modo particolare il testo del regolamento (che io, in Germania, ho davanti ai miei coglioni), nelle parti in cui punta al recupero del patrimonio edilizio esistente, alimentando quei processi di rigenerazione urbana che riteniamo fondamentali per ripopolare i nostri centri storici (ignorante idiota! NdR) e per ridurre il consumo di nuovo suolo (ignorante e idiota! NdR). Riteniamo fondamentale inoltre l' art. 17 (Il "fascicolo del fabbricato. NdR), con il quale il Regolamento disciplina finalmente quel fascicolo fabbricato già introdotto (da quella gran schifezza, NdR) della Legge Regionale 23 (culo! NdR) del 2021, che chiediamo da tempo, quale strumento indispensabile per garantirne la sicurezza. Auspichiamo che l' adozione del nuovo regolamento unico possa produrre possa produrre una notevole accelerazione delle procedure edilizie sul nostro territorio (ignorante e idiota! NdR), offrendo così ai cittadini la possibilità di eseguire gli interventi di miglioramento sismico ("antisismico", oh ignorante e idiota! NdR) e di efficientamento energetico delle proprie costruzioni, fruendo degli incentivi del superbonus, entro le scadenze prescritte dalle norme in vigore".
Roba da far raccapponare la pelle dei coglioni, il vomito dell' ippo(po)damo da Agrigento, Signor Rino La Mendola, al quale raccomando, rappresentivamente per tutti i suoi colleghi d' Italia: a. Un approfondito studio dei caratteri precipui del tessuto edilizio urbano italiano e del misero Mezzogiorno, in particolare, con punto di forza morfologia urbana, tipologie edilizie, tipologie residenziali e i concetti di casa isolata e casa a schiera, case in linea, a blocco, a corte e a torre; b. Un lungo soggiorno di doposcuola in Sudtirolo dove respirare aria pura di pragrammatismo tedesco e, nel caso di rigetto di tali esperienze, c. L' autocastrazione, uno sputo in aria e la ricaduta dello stesso in faccia, andare in giro per le strade al grido: io sono un asino, assieme a quella mezza pugnetta di avvocaticchio, Tòto Cordaro, l' ex assessore al Territorio e all' Ambiente, che nel merito, trlaltro, vomitò: "Il via libera a questo strumento rappresenta un nuovo tassello nel percorso di attuazione delle leggi in materia di edilizia urbanistica (cosa significa, idiota? NdR), che hano caratterizzato positivamente l' attività di questo governo. Il Regolamento è un significativo passo in avanti (e 10 indietro! NdR) nel processo di messa a sistema di tutte le realtà comunali. Si tratta, infatti, di un unico strumento di (mal, NdR)governo dei principi e delle procedure nell' ambito edilizio, così da creare un' omogeneità dei regolamenti di tutti gli enti locali, eliminando definitivamente quella "babele" procedurale che spesso rallenta i percorsi autorizzativi e crea disagi ai cittadini>. A lettura, a suo tempo (21 Apr 2022) di qust' altro vomito, la pelle dei miei coglioni, già v.s. raccopponata, non ha potuto più reagire e allora mi chiedo, se la bestia Cordaro sia stato rieletto (e in quale accozzaglia partitica) e se, da questi vomiti, l' avvocaticchio Schifani trova la capacità di intendere e voler fare quel che i pochi siciliani che pensano, miei conterranei si attendono, considerato quanto non detto dalla neofascista Meloni, coerente con la sua oceanica ignoranza e in assenza di alcuna chiara visione di Stato, nel corso della campagna elettorale sui veri problemi dell' Italia, consegnado un istituendo <Ministero per lo Sviluppo, la Pianificazione urbana e territoriale, Mobilità e Ambiente>, indipendente da un istiduendo <Ministero dei Lavori pubblici> per gli ambiti Infrastrutture, Trasporti e Grandi Lavori, ad un profano e peregrino Matteo Salvini che, ancora oggi, ben vedo e sollecito come responsabile del Ministero degli Interni.
Grigory Revzin su come Corbusier e i suoi seguaci hanno portato l'Europa alla sua forma attuale
Le Corbusier occupa lo stesso posto nella storia dell'utopia di More o Saint-Simon nell'utopia sociale, quindi per un architetto analizzarlo è come esplorare la poetica del primer. Il contenuto qui perde i sentimenti che il fatto stesso di trasmettere la bandiera dell'utopismo dai filosofi agli architetti causLa città radiosa (1930)
Questo testo fa parte del progetto "Giustificazione dell'utopia", in cui Grigory Revzin parla di quali insediamenti utopici le persone hanno inventato nel corso della storia e cosa ne è venuto fuori.
La comunità dei fedeli architetti, orgogliosa di essere a capo del movimento dell'umanità verso la felicità, tende a includere tra le ricette per la costruzione di una società della felicità tutti i prodotti creativi del Profeta, e negli ultimi cento anni sono stati fatti molti argomenti ragionevoli e sinceri a favore di tale inclusione. Ma non sono d'accordo con questo e credo che né Villa Savoy, né il blocco residenziale di Marsiglia, né la cappella di Ronchamp - cioè nessuno dei veri edifici di Corbusier - abbiano nulla a che fare con l'utopia. Il fiore dell'utopia ha aiutato queste cose nel senso di ottenere un ordine, ma niente di più. Possono essere immaginati senza l'accompagnamento dell'utopia, e non hanno nulla da perdere, così come non perdono le cose di Mies van der Rohe o Gerrit Rietveld dal fatto che le utopie non sono imposte sulle utopie.
Ritengo che l'utopia di Corbusier consista in tre progetti: La città moderna di tre milioni di abitanti (1922), Plan voisin (1925) e The Radiant City (1930). Accanto ad essi ci sono tentativi di "atterrare" un'utopia a Buenos Aires (1930), Algeria (1931), Anversa (1932), Mosca (1932) e Rio de Janeiro (1936), oltre ai suoi manifesti, opuscoli e conferenze degli anni 1920 e 1930. Questi progetti differiscono nei dettagli, ma penso che possiamo dire che questo è lo stesso progetto, in fase di evoluzione.
La città assume tre zone: una zona amministrativa (affari e governo), aree residenziali e - nella "Città radiante" - una zona di produzione. Le zone sono costruite da case che Corbusier vede come una sua invenzione. Per la zona amministrativa, questo è un grattacielo di vetro a forma di croce. Per la zona residenziale nella "Città dei tre milioni" e il "Piano Voisin" - "villenblocs", condomini-kare, composto da contenitori di volume residenziale e un giardino (la cosiddetta "casa Citroën", una macchina abitativa proposta da Corbusier per il rilascio alle case automobilistiche). Nella "Radiant City" il loro posto è preso da una "unità residenziale" - un condominio con uno stile di vita socializzato. Sia nelle zone residenziali che amministrative non ci sono strade nel senso tradizionale (Corbusier le chiamava strade di corridoio), le case corrono fuori dalla linea stradale e si trovano al centro del sito su radure verdi. Le strade sono diritte, si intersecano ad angolo retto, e la Città dei Tre Milioni offre due griglie rettangolari sovrapposte l'una sull'altra con un angolo di 45 gradi.
I ricercatori confrontano giustamente questi progetti con Industrial City di Tony Garnier, un progetto pubblicato nel 1917. La giustapposizione si basa sullo spirito industriale che permea il progetto di Corbusier: la città è intesa come una macchina. Sebbene Garnier sia tutt'altro che un'immagine semplice di una città industriale, l'idea di subordinare la città alla produzione industriale è centrale per essa. Vorrei, tuttavia, aggiungere a questo non tanto il contenuto del progetto di Garnier quanto il genere in cui viene eseguito.
"La geometria è il mezzo con cui percepiamo l'ambiente e ci esprimiamo"
Garnier inventò la sua "Città Industriale" nel 1901-1904, a Roma, durante uno stage accademico, che ricevette come laureato all'Accademia delle Arti. Il genere del suo lavoro – il progetto della città o la sua parte – era il programma standard per il Diploma dell'Ecole des Beaux-Arts. Garnier, invece della tradizionale città del potere, degli affari e della cultura, risolta come un unico insieme, ha inventato la città per la fabbrica.
Corbusier ha studiato all'École des Arts di La Chaux-de-Fonds nel cantone di Neuchâtel in Svizzera. Nelle realtà odierne, questa è un'istruzione artistica secondaria nella provincia, non aveva un'istruzione architettonica superiore. Penso che abbia avuto qualche problema con questo. In ogni caso, le sue maledizioni contro l'Accademia delle Arti sono simili alle stesse maledizioni dell'Accademia da utopisti senza istruzione, che parlavano in campo sociale ed economico, come Fourier o Saint-Martin. Tutti combinano un vivido rifiuto della tradizione accademica come sterile e impotente con un'enfasi sulla loro dignità che, in virtù della loro scarsa familiarità con essa, non li ha rovinati, e quindi sono originali.
È impossibile non notare che "City for Three Million" è un ensemble eccellente, dettagliato, splendidamente disegnato nel genere dell'assegnazione del Diploma Ecole des Beaux-Arts, solo con una logica contorta. Invece della diversità - unificazione, invece della composizione complessa - ha influenzato la costruzione elementare, invece di armonizzare il complesso - la replica dell'elementare, invece dell'arredamento - il vuoto. Tutte le case all'interno di una zona sono uguali, tutte le strade sono diritte, tutte le case sono rettangolari, in tutta la città non c'è una sola linea non solo libera, ma anche circolare. Inizia il suo manifesto "Urbanistica" – nota esplicativa del progetto – con la tesi "La città è uno strumento di lavoro", e così lo disegna. Dal progetto non è chiaro dove in città ci sia commercio, ristoranti e caffè, dove ci siano scuole, istituti, dove medicina, dove cultura, tempo libero - lì lavorano e dormono solo. Il lavoro è integrale, convinto, brillante, ma non pensato, in termini accademici - "soffre di una mancanza di contatto con il supervisore".
Ma c'è una circostanza. La "Città dei tre milioni" è una città in generale, e il "Plan voisin" (dal nome di Gabriel Voisin, il pilota, designer e costruttore di aerei che ha sponsorizzato il progetto nel padiglione de L'Esprit Nouveau all'Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi nel 1925) è la collocazione della città sul sito del centro demolito di Parigi, dove sono rimasti solo gli edifici dell'Ile de la Cité. La "città radiante" è una città in generale, e i piani per la ricostruzione di Mosca, Anversa, Buenos Aires sono piani per la loro demolizione con la posizione della "Città Radiante" al loro posto. Solo il Cremlino e il Teatro Bolshoi sono rimasti da Mosca – il resto è stato sognato di essere demolito.
Da un punto di vista pragmatico, questo è incomprensibile. Ha inventato una nuova città - costruirla in un posto libero, demolire quella vecchia è un sacco di lavoro, un sacco di spazzatura, un sacco di fondi per il riciclaggio e proteste di massa dei residenti. In realtà, la città di Corbusier Chandigarh (come dozzine di nuove città costruite sotto la sua influenza) è stata costruita in un campo aperto. Ma in termini simbolici, il piano della nuova città era necessariamente accompagnato da una richiesta di distruggere quella vecchia. È una dichiarazione. La vecchia vita è totalmente falsa, deve essere distrutta, quindi il progetto di tesi è in realtà un manifesto del nuovo mondo.
Corbusier conclude il suo testo "Verso l'architettura" con le parole "O architettura o rivoluzione". Sono spesso citati senza contesto, e questo non è sorprendente perché non c'è contesto. Non seguono dal testo stesso, volano fuori come l'inferno da una scatola, e l'alternativa è infondata. Perché l'architettura o la rivoluzione, cosa pensava della rivoluzione, quali idee rivoluzionarie intendeva?
Nel "Plan voisin" i ricercatori trovano una certa somiglianza con il programma di Saint-Simon - nel centro della città ci sono industriali, industriali, sono lo stato, pianificano, dominano e gestiscono tutto, dalle torri di vetro, e negli insediamenti in periferia - lavoratori. Nella "Città Radiante" non c'è un centro amministrativo, la gerarchia scompare, ci sono solo "unità residenziali". In essi è consuetudine vedere l'influenza delle idee di Fourier, sono come falansteri con uno stile di vita socializzato, anche se senza funzioni di produzione. Ma qual è la ragione del passaggio da Saint-Simon a Fourier, che per gli utopisti delle generazioni precedenti si è trasformato in un dramma esistenziale, è del tutto poco chiaro, soprattutto perché Corbusier non menziona nessuno dei due. Nei testi, non trova alcuna conoscenza delle teorie sociali ed economiche della struttura sociale. Gli studiosi di architettura sovietici cercarono con tutto il cuore tracce dell'influenza di Karl Marx su di lui, ma ahimè e ah. Il massimo che era possibile erano le tracce del resto congiunto di Mikhail Bakunin e Peter Kropotkin nel suo villaggio natale di La Chaux-de-Fonds. Si può presumere che se per qualche motivo parlassero una lingua non russa tra di loro, allora questo potrebbe avere un profondo impatto sulla gente del posto che li ha ascoltati, che corbusier ha tramandato una generazione. L'architetto sovietico Andrei Vladimirovich Ikonnikov prese e suggerì così direttamente, tuttavia, ancora sotto forma di ipotesi. Ma nella migliore delle ipotesi, è l'anarchismo, che non si adatta alla mania di Corbusier per l'ordine, e qualunque cosa tu dica, è ancora offensivamente traballante. Resta da vedere come questa dicotomia sia nata nella testa di Corbusier – o la dittatura del proletariato o l'angolo retto. Ma lei era nata, e in modo tale che lui era interessato appassionatamente agli angoli retti (lo trovò persino in natura, considerando la linea del mare orizzontale e mettendo a tacere la questione della verticalità), e non era affatto interessato alla rivoluzione.
Nel trattare con i politici, ha sempre fallito. Ma offrì i suoi progetti a tutti i regimi, cercando di lavorare con la Terza Repubblica in Francia, con Stalin in URSS, si offrì di costruire la "Città radiante" di Mussolini, rimase nella Parigi occupata, cercando di affascinare il regime di Vichy con le sue idee, dopo la guerra divenne un gollista - il suo principale mecenate era André Malraux - sedusse senza successo l'America con tutte le sue forze, ma alla fine trovò comprensione solo in Jawaharlal Nehru. I fascisti lo accusarono di comunismo, i comunisti del fascismo e i maccartisti di entrambi. È ragionevole supporre che non avesse un ideale di struttura politica e sociale che influenzasse la sua scelta di collaborazione, non gli importava. Che può essere una posizione ragionevole per un architetto nelle circostanze moralmente dubbie del ventesimo secolo, ma un po 'indecente per un utopista.
Qual è l'utopia?
Secondo Corbusier, i suoi contemporanei si sono trovati in un mondo fondamentalmente nuovo, che è interamente creato dall'industria. È una civiltà macchina, ed è fondamentalmente diversa dalla storia precedente dell'umanità. Un'auto, un aereo e una nave: questa è l'immagine di un nuovo universo, la città deve continuare questa serie. Se trasformiamo l'architettura – sia le città che le case – in un'estensione del mondo industriale, allora il mondo diventerà razionale, giusto e frugale – e questo porterà l'umanità alla felicità.
In questa parte, non è originale. Troveremo queste idee in Walter Gropius, in Moses Ginzburg – nella maggior parte degli architetti d'avanguardia. E vale la pena notare, non si tratta nemmeno dell'avanguardia. La costruzione della fine del XIX secolo lascia il potere dell'architetto, la casa inizia a includere molti sistemi di ingegneria - elettricità, approvvigionamento idrico, fognature, riscaldamento, smaltimento dei rifiuti, ventilazione, comunicazioni, la città aggiunge reti di trasporto qui - questo non può essere progettato senza un ingegnere. Inoltre, c'è un'area intermedia: nuove strutture e materiali. La questione della connessione tra la cultura ingegneristica e della macchina e la cultura della progettazione architettonica sta diventando una sfida di civiltà. La soluzione di Corbusier a questa domanda è originale.
"Non abbiamo mai visto così chiaramente forme come un cerchio, un rettangolo, un angolo, un cilindro, una palla, eseguite così chiaramente, con tanta cura e con tanta sicurezza"
"La geometria è l'incarnazione materiale dei simboli che esprimono tutto ciò che è perfetto, sublime. Ci dà grande piacere con la sua precisione matematica. La macchina nasce dalla geometria. Di conseguenza, una persona della nostra epoca deve le sue impressioni artistiche principalmente alla geometria. Dopo un secolo di analisi, l'arte contemporanea e il pensiero moderno si stanno spingendo oltre il casuale, e la geometria li porta all'ordine matematico e all'armonia. Questa tendenza aumenta ogni giorno. <... > Penso che mai prima d'ora abbiamo vissuto in un periodo così geometrico. <... > il macchinismo è particolarmente prezioso perché ci ha mostrato il nostro mondo in una forma completamente nuova, in cui altri secoli non potevano indossare. Anche matematici importanti come Pitagora, Copernico e molti altri, scoprirono solo mentalmente questo mondo – un mondo che possiamo vedere almeno ogni giorno. "
In altre parole, l'architettura sarà un'estensione della moderna civiltà delle macchine se e solo se si rivolgerà a forme geometriche pure. Strade diritte, angoli retti, volumi rettangolari - così il mondo degli edifici e il mondo delle auto saranno combinati in un unico universo. Corbusier per tutta la vita ha mantenuto rapporti commerciali con i produttori di materiali da costruzione, principalmente prodotti da costruzione finiti (dalle strutture alle celle residenziali). Non c'è dubbio che dal punto di vista della produzione, un designer rettangolare senza decorazioni è il più economico. Questa corrispondenza alle esigenze dei produttori ha reso le idee di Corbusier sul rapporto tra geometria e industria un assioma, specialmente nei paesi in cui la città era intesa come strumento di lavoro, piuttosto che come piattaforma di scambio, catalizzatore per il commercio, l'innovazione, l'esperienza sociale, la cultura, ecc. (tutto questo in un mondo rettangolare non si moltiplica). La stessa logica è stata appresa dalla comunità di architetti fedeli.
Considerando questa idea dall'esterno, non si può fare a meno di stupirsi della sua incoerenza. Perché il mondo delle macchine è geometrico? Corbusier si è educato per tutta la vita, quindi è difficile dire fino a che punto la sua conoscenza della matematica si sia estesa, ma nei suoi appelli appassionati alla geometria, non trova conoscenza oltre i confini del liceo. È impossibile non notare che né Pitagora né Copernico potevano costruire un mondo di macchine. Ciò richiede una matematica diversa, non può essere costruita senza calcolo differenziale, senza fisica newtoniana, senza meccanica e dinamica del Nuovo Europa – e tutto questo non è descritto e modellato attraverso i Principia di Euclide. In realtà, l'auto, l'aereo e la nave, che cita come emblemi del nuovo mondo, non hanno affatto angoli retti nel loro contorno. Vedendoli, Pitagora, forse a causa dell'improbabilità della sua mente, capirebbe come funzionano, ma non sarebbe tanto felice quanto sorpreso che il mondo non funzioni come pensava. Non esiste unificazione dell'architettura con la macchina secondo la ricetta di Corbusier, finora i prodotti rettangolari dell'industria delle costruzioni danno l'impressione di una stupidità incredibile nel mondo della tecnologia moderna. L'approvvigionamento idrico è più complicato dell'appartamento in cui si trova. Basta confrontare il progetto di Corbusier, anche un capolavoro – diciamo, un progetto competitivo del Palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra – con lo schema del motore a combustione interna per capire che si tratta di mondi diversi che richiedono diversi livelli di intelligenza, istruzione, base tecnica.
Sarebbe ingenuo, tuttavia, credere che Corbusier non solo abbia deciso di conquistare il mondo armandosi di un libro di testo di geometria per l'ottava elementare, ma abbia anche vinto. La sua ammirazione per la geometria non viene dal liceo, ma da Parigi. La Scuola di Parigi, Cubismo, in particolare Purismo, è un movimento che fondò insieme ad Amédée Ozanfan nel 1918, pubblicando con lui il manifesto "Dopo il cubismo". Questa è una delle tante formazioni d'avanguardia – pisotismo, orfismo, rayonismo, neoplasticismo, astrattismo geometrico, ecc. – che sono state create sulla base del cubismo, principalmente dalla nozione ingenua che l'artista d'avanguardia, che non ha fondato il proprio movimento, è una figura della seconda fila, e qualcosa deve essere fatto. Corbusier nel manifesto dice parole già familiari sull'estetica delle macchine, e Ozanfan - sui classici e l'armonia, che devono essere raggiunti, costruendo il mondo artistico sulla base delle scoperte del cubismo.
Una delle aspirazioni dell'avanguardia è la ricerca delle forme originali, archetipiche da cui è costruito l'universo. Potevano essere acquisiti in luoghi diversi – nell'arte primitiva, nella psicologia della luce e del colore, negli archetipi junghiani o nei complessi freudiani – a chi veniva rivelato. Ozanfan, un conoscitore della scuola classica di pittura e della tradizione accademica (il termine "purismo" stesso è preso dalla famosa enciclopedia del teorico del classicismo del XVIII secolo, segretario dell'Accademia delle Arti Antoine Catrmer-de-Kency), inizialmente immaginò le forme dell'armonia pitagorica - la geometria molto elementare a cui Corbusier in seguito si appellò. Abbiamo una buona idea di questa direzione di ricerca dall'astrazione di Malevich o dalla pittura di Mondrian (anche se si riferisce al neoplasticismo). Quando Corbusier dichiara che la geometria "è l'incarnazione materiale dei simboli che esprimono tutto ciò che è perfetto, sublime", non sta parlando di ingranaggi, ma del mondo di Platone degli eidos. E il fatto che abbia cercato proporzioni perfette per tutta la vita (Modulor), che non può essere spiegato da una passione per l'ingegneria, dove le proporzioni canoniche non hanno senso, è un tentativo di trovare un nuovo "rapporto aureo", un nuovo pitagorismo.
Siegfried Gideon ha la tesi oggi generalmente accettata: la nuova architettura delle avanguardie nasce dal connubio tra ingegneria e arte moderna. Penso che sia nato principalmente dalla comunicazione di Gedeone con Corbusier (era il segretario del Congresso degli Architetti Moderni fondato da Corbusier – CIAM). Per il resto dei padri fondatori dell'architettura moderna, si applica con tratti, ma qui è indubbio. Ma mi sembra che non sia sufficientemente apprezzata proprio dal punto di vista della storia della coscienza utopica.
Se formuliamo brevemente ciò che Corbusier ha fatto nell'utopia, la formula sarà sorprendente. Gli venne l'idea di produrre Platone in una fabbrica – e vivere in quei prodotti. Ha combinato due grandi tradizioni dell'utopismo europeo: l'utopia di Platone di ascesa all'armonia suprema, che ha ispirato l'Europa di Tommaso Moro e Campanella, con il paradiso industriale del diciannovesimo secolo, l'utopia di Owen e Saint-Simon. Le idee utopiche sono come virus: colpiscono popolazioni diverse, muoiono in una e danno lampi luminosi in un'altra. Filosofi, scrittori di narrativa, scienziati hanno giocato a lungo a questi giochi. È comprensibile perché Corbusier non abbia trovato contatti con nessun partito politico - per loro il platonismo e l'industrialismo erano così l'altro ieri che non è mai venuto in mente a nessuno di scrivere una cosa del genere sui loro striscioni. Ma questa grande eredità è passata agli architetti. L'utopia di Corbusier è un primer, ma strati di significati sono cuciti nei primer, anche se ridotti alla lettura da sillabe. Secondo il canto di queste sillabe, gli architetti andarono avanti all'umanità e portarono i luoghi del suo insediamento allo stato attuale.
La polifonia urbana della Vienna di ieri e di oggi
L'economia vera e propria è la continuazione culturale dell'ecologia, almeno così si sostiene nella sensibile Austria della psicoanalisi di Freud. Se l'uomo avesse seguito questa regola in politica e in economia, non ci sarebbe mai stata la catastrofica distruzione dell'ambiente e l'avvelenamento degli habitat che ci minacciano oggi. Restiamo in Austria e di questo piccolo, ma bellissimo Paese, ricordiamo l'"Associazione per l'Ecologia e la Ricerca Ambientale", fondata nel 1984, che non abbandona la strada della cooperazione e avvia o promuove nuove iniziative nei campi della protezione ambientale, dell'etologia, dell'ecologia e dell'informazione delle corrispondenti scoperte scientifiche, poiché qui si tratta della ricerca di problemi ambientali urgenti così come della rivitalizzazione di aree distrutte e del controllo della co-pianificazione degli ecologi nelle misure economiche nel paesaggio. Ma non solo questo. Il concerto musicale del sempre vivace mondo della cultura austriaca ha approfondito, nel rispetto della e coerenza della sua tradizione, anche il campo della "polifonia urbana", sia sulla natura polifonica dello spazio urbano che sulla sua leggibilità polivalente. I progetti e i controprogetti utopici del recente passato per lo spazio urbano e abitativo attuale costituiscono un motivo ricorrente del dibattito scientifico, tecnico e artistico. L' argomento è sempre più attuale, poiché non solo le discipline specifiche, ma soprattutto le arti performative si occupano dello spazio urbano come fonte di ispirazione. La percezione simultanea della città sia come spazio vitale, cioè come spazio immaginativo artistico visto da una prospettiva morfogenetica, sia come spazio vitale, cioè come spazio immaginativo artificiale, è stato trattato sufficientemente in simposi interdisciplinari.
La città di Vienna costituisce sempre un luogo privilegiato e centrale di indagine, in quanto nuove dimensioni dell'immaginario urbano fantasioso, che da un lato rimandano alle aree del sogno, dei desideri, dell'utopia e dell'intagibilità, e dall'altro si richiamano ai concetti di una pragmatica pianificazione tecnica e urbanistica, scuotendo così le posizioni centrali dell'attuale dibattito a livello europeo e non solo. Tuttavia, i contributi degli ultimi anni vanno intesi in termini contrappuntistici: oscillano tra l'intangibile e il tangibile, cioè tra la spinta all'utopia e il malinconico, vedendo da una parte guardare agli spazi urbani svaniti, e dall'altra consegnare la volontà a un futuro orientato alle crescenti esigenze e a una pianificazione che renda giustizia alla complessità delle città, in genere, e die Vienna, in particolare.
Oltre alla tecnocrazia e alla politica, brillano gli ideali di un paesaggio urbano immaginato, che sono più vicini ad ogni cittadino nella loro carica emotiva più di quelli registri funzionali che un'ambiziosa pianificazione urbanistica deve garantire.Questi spostamenti di parallasse, che risultano dal cambio di prospettiva, sono evidenti nella "metafora della polifonia", referenziale di una città le cui voci dal suono simultaneo suggeriscono un corpo sonoro cacofonico e densamente carico di motivi. Il linguaggio quotidiano di oggi tratta generosamente il termine Urbano.
Urbano è sinonimo di modernità, spirito del tempo (zeitgeist), globalità, contemporaneità, giusto stile di vita.I concetti di Cultura urbana e Urbanità stanno vivendo da tempo un boom nel vocabolario urbanistico e politico urbano – e, come si addice ad altre biografie, questa Italia costituisce sempre una pessima eccezione.
Non una pavimentazione di stradale o zona pedonale, non un teatro cittadino o un centro commerciale, non un progetto urbanistico e men che meno un programma di sviluppo economico senza riferimento al fatto che le qualità urbane vengono accresciute o che la cultura urbana viene aiutata ad andare avanti. L' Urbanità sembra diventare la formula compulsivamente ripetuta per giustificare qualsiasi tipo di azione politica urbana, anche se pandemia, repentini e radicali mutamenti sociali e le paure derivanti di una crisi globale hanno smorzato entusiasmi e speranze e, in paesi come questa Italia, accelerato un non sopito clima di povertà che nel Mezzogiorno d' Italia, in genere, e nella città di Palermo, in particolare, si cerca (invano) di lenire col ricorso al sedicente „diritto di cittadinanza“, il tutto a fronte degli sperperi disonesti nella amministrazione regionale, sottratti ad ogni elementare regola di civiltà e di controllo istituzionale, compreso quello dalla magistratura indagante.
Se non vivi, pensi o mangi in città, sei out. La città di Vienna, al contrario di Milano, la città delle mille luci artificiali, ha da tempo riconosciuto questo potenziale, donde l' iniziativa Smart City Vienna. Insomma, Vienna, la città per la vita, rappresenta un concetto di sviluppo olistico i cui attributi sono efficienza, tecnologia, innovazione (non come facciata), sostenibilità, mobilità e forma di società civile creativa, flessibile, socialmente eterogenea e ben collegata.
Nel 2017 la città di Vienna è stata votata per l'ottava volta la città più vivibile del mondo. Un successo che, a parte il contributo dei viennesi, può essere ricondotto al sindaco Michael Häupl, e sollecitando reminiscenze del libro di Georg Simmel, "Die Großstadt und das Geistleben"* (1903), rimandando, così, all'appercezione sensuale delle esperienze urbane. Poiché valori intangibili come l'udito, la vista, il tatto e anche il modo di camminare sollevano questioni sociologiche ed estetiche della percezione („Teoria della percezione“, una disciplina molto presente, come la „Fisiologia abitativa“, negli anni di studio all' Ateneo di Losanna, che portano e contribuiscono a una costruzione processuale dello spazio da un punto di vista storico e caratterizzano l'approccio alla discussione sull' Urbanità con il risultato che, tra l'altro, l' Urbanità diventa una caratterizzazione storicamente specifica della cultura urbana, così come si è formata nella città mitteleuropea, in genere, e italiana, soprattutto.
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Cosa corrisponde, allora, alla realtà viennese, che poi altro non è che lo specchio della città della Mittel-e Nordeuropea, nell' Italia di questi giorni e queste ore del Draghi-jolly al Meeting di Rimini, col suo ridicolo <L' Italia ce la farà con qualsiasi governo. Isolarci non è nel nostro interesse>, dopo essere stata isolata ed emarginata (grazie anche al suo contributo), aggiungiamo noi? Che serietà di capo di Governo è questa? E allora ha ben ragione il sensibile e battagliero collega, Peppe Carpentieri, allorché nell' incipit del suo articolo del 10 agosto 2022 (Il nulla nelle istituzioni politiche), tra l' altro, scrive: „Gli italiani, non avendo cambiato la classe dirigente, voteranno a settembre per rinnovare il Parlamento scegliendo le stesse persone ele stesse forze politiche che hanno contribuito a far regredire ulteriormente il Paese e non sono più accettabili spingendo decina di migliaia di italiani ad emigrare, chi al Sud verso il Nord, e chi dall' Italia verso l' estero. La lista degli impresentabili è lunga, e le previsioni annunciano la facile vittoria della coalizione di centro-destra.
Com' è stato documentato da Tullio De Mauro in ambito de „la cultura degli italiani“: <Il problema dell' Italia sono noi italiani, incivili e regrediti allo stato infantile della teologia capitalista che ci preferisce consumatori passivi, senza identità e cultura. L' Italia fu creata a danno del Sud, dal ceto monarchico meno capace d' Europa, i Savoia, i quali favorirono la nascista del fascismo, e dopo la dittatura l' occupazione americana scelse la famigerata Democrazia Cristiana, mentre la neonata Repubblica rinunciò a fare i conti con se stessa e il fascismo.>
Il fratello Mauro, che conobbe, prima, e sognò, poi, ben altra Italia, donde la sua atroce fine, lo avrebbe certamente redarguito.
Germania) è un fine lavoro di osmosi tra il "giurista"(giammai l' avvocaticchio à la Falcone o à la Cordaro), il sociologo e il pianificatore urbano (quelli italiani sono semplicemente dei "panificatori" . . . urbani, i sigg. Trombino e Carta compresi), che consente all' urbanista di eleborare un serio progetto urbano dal valore di "urbanistica, beh. . . allora non s' è capito un bel nulla o capito che, quel che i vari Miceli e Monaco, rispettivamente vendono ai rincoglioniti architetti italianii e palermitani, e i vari Trombino, Carta et varia vendono come oro colato agli studenti, quel che è soltanto metallo di scarto, A mio debol parere c' è soltanto un modo per superare l' impasse: che gli studenti prendono il destino della città in mano, fischiandoli e pernacchiandoli quando entrano nelle aule universitarie per vomitare soltanto ignoranza e banalità. Cosa il signor Trombino pensa dell nuova legge urbanistica regionale sfoderata dalla mente malata del suo collega Carta è robaccia che interessa i due compari, oltre a dover interessare la magistratura penale e le istanze europee, considerata la latitanza di quelle italiane. Io mi chiedo, e chiedo loro, che senso ha parlar di PNRR di rigenerazione urbana, se non si è capaci di coniugare il concetto di "comparto edificatorio" con le tipologie edilizie di base del tessuto edilizio italiano: la casa urbana "a schiera" ("townhouse" nei Paesi anglosassoni e in Germania), la casa "a torre", latu sensu, e rischio sismico latente o incombente che dovrebbe, in sé, imporre il ricorso ai comparti edificatori, già saggiamente previsti dalle L.U. 1150/'42, nel contesto introduttivo e rivoluzionario, per quella stagione, del Piano Particolareggiato, regolarmente disatteso dalla disonestà della malapolitica e dall' asineria dilgata nelle Scuole di Architettura e Ingegneria italiane. Imposizione che dovrebbe consentire sensibili interventi di ricucitura e sostituzione del tessuto urbano denso esistente, proponendo tematiche di grande attualità - quali possono essere riduzione del consumo di suolo, rigenerazione del tessuto esistente orientato al risparmio energetico e housing sociale edificante-, non disgiunti dall' imperativo categorico di progettare e (ri)costruire case urbane "a schiera" che escludino muri contigui in comune. A voler essere esigenti il discorso sulla pianificazione urbana è da estendere all' ambito della ricostruzione urbana ed alla vergogna insita nel vomito al nome di "regolamento edilizio unico", mentre è in corso d' opera da parte del balbettante malgoverno e da unabulico legislatore, l' iniziativa di proporre un scheme nazionale di regolamento edilizio-tipo (da noi, in Germania, i seri e ordinati Regolamenti edilizi, nel ruolo di volano economico, sono tutti su scala regionale!) al fine di uniformare le procedure negli 8000 Comuni. Cosa dovrebbe sollecitare il sedicente regolamento edilizio unico della Regione a statuto tutto speciale Sicilia, se non il trattamanto a calcioni in culo dal palazzo dei Normanni a Piazza Politeama dei vari Musumè(ci), degli avvocaticchi Falcone e Cordaro, dei Miceli, Monaco e presidenti dei disordini di ingg., archh., geomm. e avv.? Il diritto di gradare dalla Germania loro in faccia, "v e r g o g n a", non me lo può togliere nessuno. Donde, ancora:
Approfondire lo studio dell' urbanistica medievale per salvare dal degrado i centri minori dell' Italia centro-insulare e ridare dignità alla dimora. È un compito difficile, ma non così difficile da affrontare con uno studio articolato che dall' urbanistica, intesa come costruzione della città, si estende alla tipicità delle tipologie residinziali medievali: la casa urbana „a schiera“ e la casa „a torre“ nel loro percorso di realizzazione, da una parte, e nelle loro innnumerevoli reinterpretazioni, dall' altra, per dare una risposta concretamente sociale alla richesta cogente di una casa nella città (come tale intendiamo anche la casa nei centri minori) che sia Bella, Economica e Sicura (la tipologia BES dello Studio PAA-PiroArchitektenAssoziierte, Germania), moderna e funzionale, tale da riscrivere e continuare il racconto meraviglioso che dall' oikos grecae dalla domus romana, le radici autentiche della città europea e connotato l' evolversi della città storica italiana.
L' urbanistica medievale, in uno con la Storia e la Teoria dell' Urbanistica e dell' Architettura, ci dà una mano per comprendere la natura dei nuclei urbani di nuova fondazione e dei loro schemi tipologici, delle trasformazioni territoriali da loro innestate e determinando l' evoluzione delle cità preesistenti.
Con la fine dell'Impero Romano e della "città romana", si concluse anche l'epoca dei "modelli" urbani del sistema regolare ad angolo retto e degli assi di riferimento, cardo e decumano, all' interno della città non più riscontrabili nelle città del Medioevo. La città medievale non è, pertanto, più basata su un unico piano. Piuttosto, si è sviluppato un paesaggio urbano molto omogeneo, che può essere suddiviso in fasi successive o epoche di sviluppo urbano.
Le città perdono le loro tradizionali funzioni amministrative e culturali pagane in termini di saccheggi e distruzioni militari come effetti della migrazione dei popoli, così come l'uso di antiche strutture come ponti di pietra, che trasformarono le metropoli originarie in insignificanti binari di raccordo. I punti di partenza per lo sviluppo della città nell' VIII e IX secolo furono da un lato le corti reali carolinge, che erano disposte lungo le rotte militari e commerciali dalle quali si formarono borghi e palazzi fortificati che servirono come basi per i re in viaggio.
Dobbiamo ricorrere alle varie fasi storiche della nascita dei nuovi insediamenti medievali e rifarci al VI e VII secolo, allorché furono fondate Comacchio e Ferrara per mano dell' Esarcato bizantino, in uno con i centri minori come Voghera dalla struttura a castrum per la difesa del territorio, e, nello stesso tempo mettere in rilievo la rarità del sorgere di centri nell' VIII secolo sotto il dominio longobardo, come Villanova (Modena).
Tra il X e l' XI secolo è per spinta della signoria la nascita dei insediamenti recintati ubicati in posizione sommitale, connotati da un limitato sviluppo dimensionale e regolarità d' impianto finalizzati all' antropizzazione ed al dominio e controllo del territorio, mentre è stato a partire del XII secolo, e marcatamente tra il XIII e il XIV secolo, il sorgere in Europa numerosi centri urbani di colonizzazione, allo scopo di popolare o ripopolare aree poco urbanizzate o emarginate durante i primi secoli dell' Alto medioevo, trattandosi preminentemente di aree di pianura , spesso impaludate di epoca romana esistenti sia fuori dell' Italia che nell' Italia centro-settentrionale.
Esemplari sono stati in Italia i nuovi insediamenti fiorentini dall' impianto a schema ortagonale con cinte murarie, attribuito ad Arnolfo da Cambio, delle terre nove, come Castelfranco, San Giovanni Valdarno (autentica lezione di urbanistica ineluttabilmente da recuperare), Terranuova, Bracciolini, con Firenzuola e Scarperia nel Mugello, a costituire un forte punto di riferimento per gli impianti insediativi dell' immediato fututro.
È in questa fase storica dello sviluppo urbano nel panorama italiano che ha luogo il dipanarsi meraviglioso del rosario di centri di nuova fondazione come Genova, Abenga, Siena, Lucca, Pisa, Volterra, Mantova, Bergamo, Brescia, Cremona, Piacenza, Treviso, Padova, Verona, Bologna, Novara, Vercelli, Asti. Ma in „questa“ italia si dorme o si vivacchia; si vegeta o si dissipano risorse economiche e intellettuali che dovrebbero essere impiegate per avviare un sentito risorgimento cilturale in grado di coinvolgere e trascinare Scuole di Architettura, giovani e opinione pubblica in un impetus mai più conosciuto dai tempi di un certo Fascismo degli Anni Trenta fino al suo tramonto a consegnarci una L.U. d' avanguardia, mortificata a pochi anni dopo il <battesimo del nulla> al credo democratico dall' avvento di disoneste leginne urbanistiche regionali prive di ogni intento culturale, l' ultima delle quali la sverognata <nuova legge urbanistica regionale> della Regione a statuto tutto speciale Sicilia, sottratta da un irresponsabile <ordinario di urbanistica>, ora sedicente assessore alla <Rigenerazione urbana, Sviluppo urbanistico della città policentrica e Mobilità sostenibile> nella Giunta comunale di Palermo, ad ogni senso della ragione e della cultura, il tutto all' interno della débâcle totale dell' istituto regionale e nel contesto di un degrado istituzionale, politico e morale dell' intero Paese, sconosciuto alle realtà delle democrazie occidentali e di Paesi come Cina, Giappone, Corea del Sud, Vietnam, etc.., che, sia pure nello stato cataplettico al quale è stata ridotta la coscienza nazionale, sia capace di esortarci e stimolarci ad avviare una crociata di moralizzazione capace di farci uscire da una paurosa condizione di ansima, liberare, in assenza di nostalgismi di maniera, i più alti sentimenti di orgoglio die quali siamo stati depredati con violenza e inganni.
A certain aesthetic fascination has strongly influenced the reception of fascist architecture since the postwar period. Over the years, filmmakers, photographers, as well as writers, designers, and intellectuals have repeatedly used the strong imaginative and pictorial impact of the white, geometrically cut volumes of fascist architecture to create an impressive amount of film and image material. In these cases, architecture usually serves as a fascinating, abstract and aesthetic backdrop.
Although it remains questionable whether such manipulation can be ethically justified, at this point we are only interested in the question of the impact of these images on Italian society. Particularly interesting in this regard are the studies of British architectural theorist Neil Leach, who in the late 1990s evaluated Walter Benjamin's theory under the conditions of his time. In his book The Anaesthetics of Architecture, Leach starts from the current "hegemony of the image" to assess the effects of "image saturation "21 in architecture.
By the term "image hegemony," the author means a view prevalent in the specialist literature that in the globalized consumerist society of our time everyone is exposed to a continuous and uninterrupted succession of images. In particular, Leach linked the proliferation of glossy architectural images to the loss of an attitude of critical distance to the political and social meanings of architecture, defending this phenomenon as an "intoxication of aesthetics." The key word "intoxication of aesthetics" can also be used to describe the fascination with fascist architecture that has grown in the media from the postwar period to the present.
As early as 1972, Federico Fellini defined the fascist architecture of Rome's EUR district as "a place very suitable for those who have to produce images as a profession "22 and emphasized the timeless and metaphysical atmosphere of the district's buildings. In addition to Fellini, there are numerous directors who have chosen fascist architecture for their films since the 1950s: Rossellini, Monicelli, De Sica, Godard, Antonioni, and Bertolucci, to name the most important. In their works, the architecture lost all political connotations, because-as Pier Paolo Pasolini said in a documentary-there was "nothing fascist in this architecture, except for some external characteristics." The strong presence of fascist architecture in cinema and advertising cannot be understood in itself as the cause of the de-contextualization process, but it undoubtedly fostered the aestheticization of fascist architecture.
Moreover, since the 1990s, it is no longer only cinema that makes use of the aesthetics of fascist architecture, but increasingly another cultural discipline, fashion. As part of a broad social process that Owen Hatherley has called the "colonization of space by the fashion industry," fashion brands have not only used modern architecture as a backdrop for their corporate identity, but at the same time have linked their image to major international architects. As part of their support for the restoration of the country's boundless artistic and cultural heritage, the big names in fashion -- Armani, Fendi, Prada and Zegna, for example -- have shown a special interest in the architecture and art of the Mussolini era. The interest of fashion brands works toward the emergence of an aesthetic of fascist architecture that sees in it the embodiment of a supposed Italian elegance expressed both in national fashion and in the white volumes of 1930s architecture.
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