Il Medioevo italiano
Il MEDIOEVO
Con le sue città e borghi, come grande risorsa di Cultura e fonte inesauribile di ricerca, lavoro e innovazione.
Dal Rinascimento all' Illuminismo
Ogni epoca s' è data un' immagine propria del Medioevo. Per gli Illuministi del 18. Secolo è stata è stata un' epoca connotata da superstizioni e crudeltà, a differenza fondamentale dal punto di vista dei Romantici, per i quali s' è trattato di un' epoca contraddistinta da spiritualità e comportamenti cavallerschi.
Naturalmente nessuno sapeva nel Medioevo di vevere nel Medioevo.L' etichetta retroattiva consegnata a tale epoca deve essere ricondotta a quelle generazioni nate a cavallo tra la fine del Basso Medioevo e la fase del Proto-Rinascimento,.i cui eruditi ricorsero al nomignolo Medioevo con una certa aria di superiorità per dividere le loro radici culturali giammai con i loro predecessori medievali, piuttosto con il patriziato dell' antica Roma, donde la tripartizione della storia in <Antichità, Medioevo ed Era moderna> e il ricorso degli Umanisti all' espressione pregna di adulazione "Rinascenza", poi Rinascimento.
Per gli Umanisti i termini Medioevo e Rinascenza si riferivano all' inizio alla mancanza dell' eredità greco-romana negli strati sociali eruditi medievali. Gli eruditi rinascimentali del 14. e del 15. Secolo si dedicarono con intensità all' eredità culturale dell' Antichità, andarono alla ricerca di scritti scomparsi o dispersi, paragonarono il loro modo di scrivere con quello antico e crearono edifici, sculture e pitture in uno stile riconducibile a quello dell' Antichità mettendo, così, in luce i caratteri precipui del Medioevo, e cioè tutto quanto si sviluppò tra l' antica Roma e la loro epoca.
L' umanista fiorentino Leonardo Bruni (ca. 1369-1444) era del convincimento che la letteratura romana avesse raggiunto il suo apice con Cicerone, la sua decadenza con la fine dell' Impero romano e l' invasione dei Goti e il 1° Sacco di Roma del 410 d.C. e, dopo una fase di sedimentazione, per riavere con Francesco Petrarca (1304-74) un rigoglio che finì per "riportare la perduta e morta eleganza del vecchio stile a nuova luce", creando così la sensazione di un conflitto ideologico per incrementare uno stile a scapito dell' altro, in guisa che il termine "Medioevo" venne ad assumere il carattere delle stesse categorie di etichette storiche come "Epoca oscura", "Riforma" e "Illuminismo" che, insieme, conducevano più ad una affermazione o negazione, piuttosto che andare alla ricerca di una analisi o descrizione oggettiva, quanto specifica. E allora non sorprende che ancora intorno al 1900 d.C. soltanto una certa minoranza di eruditi europei curasse ancora interesse per Abelardo o Tommaso d' Aquino.
L' immagine che gli umanisti avevano dei precursori del Medioevo era quella di uomini che disponevano di una insufficiente conoscenza del latino, essendo atratti premitentemente da cavillosità, litigiosità e superstizione, come più tardi accentuò la Riforma protestante luterana, ma antrambi finirono per ammettere che il Medioevo fu anche un' epoca d' oro alimentata più dal Protocristianesimo che dalla cultura greco-romana, ma che alla fine si propose la lotta alla tirannia dei papi , dei vescovi e dei monaci alla quale si voleva porre fine, così come la fanatica venerazione di santi e Reliquie, la fede nel Purgatorio, le prediche per i morti e il rapporto con celibato. Insomma un Medioevo come l' era del papismo e della bigotteria; per i protestanti un mondo di compiaciuti prelati, di sacerdoti celibatari e intriganti geograficamente e per ragioni di tempo localizzabile nell' Europa cattolica e nei trascorsi medievali, senza dimenticare il fanatismo e le crudeltà delle crociate per liberare la Terra Santa dal già consolidato Islam. A tal proposito il liberale francese del 18. Secolo Voltaire rimanda alla ferocia della quarta corciata, allorché l' Occidente venne condotta non soltanto contro i musulmani, ma anche contro i cristiani di Bisanzio.
Può darsi che siano stati gli Umanisti a marcare il Concetto originale di "Medioevo", ma l' immagine che di tale epoca si ha oggi altro non è che creazione dei Romantici e, soprattutto, di un loro rappresentante di primo piano quale fu il poeta tedesco Heinrich Heine (1797-1856) che definì il Romanticismo come "rinascita della poesia medievale, nei modi con cui si espresse nel canto, nella pittura, nell' arte e nell' architettura, ma anche nella vita", in guisa che a partire dal 1809 i Nazareni tedeschi, e dal 1848 i Preraffaelliti inglesi trovarono la loro ispirazione più che nei maestri del tardo Rinascimento, nei pittori del 14. e 15. Secolo e col Neogotico del 19. e 20 Secolo in architettura e scultura si pose fine a quella equiparazione di "gotico" con la quale veniva inteso il "barbarico Medioevo", riconducibile al Sacco di Roma dei Goti nel 410 d.C., donde la cresente popolarità concessa alle incisioni di edifici sacri e l' acquisizione dello stile gotico da parte del mondo moderno, grazie all' ultimazione del Duomo di Colonia, ed agli scritti di A.W.N. Pugin sulla rinascita dell' architettura gotica, il quale in "The True Principles of Pointed or Christian Architecture (1841) definì l' Arco a Sesto acuto come ispirato dalla fede cattolica. Un Neogotigo negli anni Quaranta dell' 800 proposto da Charles Barry per la decorazione e la costruzione della sede del Parlamento come monumento in Stile gotico-vittoriano nel cuore di Londra, mentro nello stesso tempo in Francia l' architetto e restauratore Eugène Emmanuel Viollet-Le Duc (1814-1879) avviava il progetto di ricostruzione della città di Carcassonne.
Enorme fu, pertanto, il ruolo svolto del movimento romantico nel campo della Cultura per innestarsi, così, con le due grandi rivoluzioni, quella politica e l' altra economica e sociale, di quel tempo. Infatti con la Rivoluzione Francese del 1789 venne introdotta un' epoca di radicali trasformazioni politiche nel motto "Libertà, Uguaglianza, Fraternità" nell' Europa occidentale alla quale fecero eco i mutamenti in Economia e Società già avviato dall' industrializzazione della metà del 18. Secolo in Gran Bretagna con l' Italia sino al 1861 ancorata nelle sue contraddizioni e remore di paese trascinato nella miseria da ataviche forme e strutture dominate da agricoltura, pesca, pastorizia e artigianato, questo più artistico che industriale, fino alla breve scossa modernista economica e culturale datale da un Fascismo che poco è servita a de-essenzializzare il significato di dittatura nella ricerca sia nella Russia sovietica che nella Germania nazista.
Il Medioevo italiano, nella sua unicità d' Arte e Architettura, ma anche di Civiltà politico-comunale, sembra essere uscito fuori dal contesto del magnetismo delle onde hertziane del sentimento di noi italiani. Una perdita tensionale ed emotiva che tocchiamo col cuore, con la mente e con le mani nelle balbettanti ipotesi e subdole promesse legate alle mancate ricostruzioni postsismiche. Il Medioevo, in genere, e italiano, in particolare, ci ha consegnato città in contesti stratificati di eccezionale valore che dobbiamo relazionare con un passato tutto da metabolizzare e da riscoprire, in considerazione del fatto che proprio in quell' epoca sono stati realizzati assetti di lunga durata che Hanno costituito il nostro carattere identitario espresso "in e da" un patrimonio storico, culturale e urbatettonico leggibile nei tratti peculiari di città, grandi, medie e piccole, e borghi dell' Italia centro-settentrionale, in primis, la cui salvezza non può essere mai una musealizzazione fine a sé stessa, bensì un intelligente aggancio alle dinamiche del nostro e dei tempi futiri nelle loro cogenti realtà di emergenze ancora irrisolte, come la "questione abitativa", la "questione urbana", la "qualità della vita" e così via.
Occorre trasformare i centri minori italiani in laboratori di applicazione di ricerca edilizia nel segno della industrializzazione, standardizzazione, omologazione di sistemi ed elementi capaci di condurre alla individuazione di nuove tipologie residenzili che, ispirate da lle forme canoniche, quali sono state la casa urbana "a schiera" e la casa "a torre", continuano a dare ai centri minori quella idendità unica al mondo che costituisce materia prima per ricerca, innovazione e sviluppo nel rigore di sani criteri di sostenibilità ed economia.
Piani Particolareggiati e Statuti urbani, più che Piani Regolatori Generali e Regolamenti edilizi - che regolano soltanto caos e speculazione -, ad uso e consumo di dilettanti e saccenti amministratori comunali, liberati dall' ipoteca di un disonesto <indice di cubatura> (vigente soltanto in questa misera italia), causa della più deprecabile speculazione fondiaria ed edilizia, tutto nel grembo e nell' afflato di una democrazia cooperativa, corporativa e partecipativa capace di coinvolgere le forze del lavoro e della produzione, del commercio e delle professioni in uno sforzo sovrumano prima che sia troppo tardi.
Conoscere bene il Medioevo italiano, prima, per scoprirvi i valori autentici di Arte, Cultura e Socialità, per delinera principi e finalità di una
(Urbatettura> (URBAnistica + archiTETTURA) del XXI Secolo ed oltre.
La pianificazione urbana dei centri minori italiani del Trecento e la casa urbana "a schiera" del Medioevo: un' eredità insostituibile.
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Le connotazioni della metamorfosi del nostro tempo, contraddistinte da spinta demografica e mutamenti sociali; nuove attrezzature urbane (parcheggi e supermercati) e interessi finanziari trasversali ed esse legati; carenza d' attrazione pel restauro e il gusto del passato, eventi sismici e assenza della sensibilità delle istituzinoni a tutti i loro livelli, etc., hanno condotto ad uno sconvolgimento delle forme urbane tradizionali in maniera sì contraddittoria da mettere in evidenza cause ed effetti dell' urbanistica selvaggia e il venir meno di puntuali interventi pianificati, al punto da far ritornare alla memoria i versi di Baudelaire: <La forma di una città cambia più velocemente, ahimè! del cuore di un mortale>, e ricordarci che la città non sfugge al movimento della storia, che poi è la vita, sia nel bene che nel male.
Si, proprio la città come fenomeno di lunga durata dove le novità e le trasformazioni agiscono più velocemente nel suo contrapposto, che un tempo era quella campagna che con immobile automatismo oggi continua ad essere chiamato o identificato come <territorio". La campagna (il contado!) dei tempi lontani con i villaggi, i borghi e quelle unità più o meno ripiegate su sé stesse che furono il castello e il monastero.
Città e compagna, pertanto, all' interno della cui dialettica del tempo non possiamo non vedere quel luogo privilegiato della storia e della vita, di uomini, donne, anziani e bambini che è la "casa". Un ambito tematico che mi ricorda le "Case medievali": un numero speciale della rivista "Storia della città", pubblicata dalla C.E. Electa e diretta dal compianto Prof. Enrico Guidoni, autore, tralaltro, de "La città europea", ma anche un, ormai lontano nel tempo, convegno del 1990 tenutosi a Città del Pieve sul tema: "La città e le case. Centri fondati e tipi edilizi nell' Italia comunale (Sec. XII-XV)>, senza tuttavia dimenticare che fu la <Rivista internazionale di storia urbana e territoriale>, della quale conservo geolosamente due vecchi numeri, a porre sul dibattito culturale l' azione urbanizzatrice di centri urbani di grande rilievo nel loro contado, come Gubbio nel XIII Secolo e Verona degli Scaligeri nel Trecento, ed esaltare l' azione e il modello della città e l' habitat del territorio circostante e dipendente sotto l' influsso della Cristianità.
Insomma un fenomeno tutto italiano sovente dimenticato, ma che deve essere ricordato e ranimato nel pieno di una crisi dell' Europa la cui ripresa deve necessariamente essere consolidata dalla sua storia e dalle sue radici greca e romana - prima che giudaica e cristiana - e in tal guisa (ri)trovare nello spirito dell' unificazione e nella spinta del pluralismo l' essenza della sua realizzazione. In sintesi coerente e perfetta, si tratterebbe di attivare in maniera cogente analisi, studi e ricerche sul fenomeno della casa europea e sulla tipologia della casa medievale avvalendosi dei contributi di studiosi del passato, sia che si tratti , p.e., di Pierre Le Muet, Jacques Le Goff, Leonardo Benevolo, Gian Luigi Maffei, Wolfgang Braunfells, sino ai pregevoli, quanto irrinunciabili, apporti di Luigi Piccinato sull' Urbanistica medievale a farci rilevare l' assenza del concetto storico Secondo cui senza lo studio della composizione urbanistica del Medioevo impossibile sarebbe stata la conoscenza delle città ideali del Rinascimento, delle geometrie dei Vasari, Scamozzi e Maggi.
Ad attenderci c' è una consapevole ricostruzione postsismica che possa aver luogo nella consapevolezza di quanto ci ha consegnato l' urbanizzazione volontaria e pianificata del passato per l' ambito della <casa urbana "a schiera">, sperimentata prima nei piccoli centri rurali e articolantesi, via . . . via, in soluzioni sempre più complesse sino a raggiungere un' esatta codificazione nella trattatistica ed essere di conseguenza percepita ed assunta come soluzione ideale per la residenza delle classi artigiane, in contrapposizione con l' evoluzione urbana del "palazzo" e in tal senso poter fare assumere alla storia dell' urbanesimo quella sua autentica dimensione politica e sociale che le è propria, riconsegnare ai centri minori danneggiati o rasi al suolo dagli eventi sismici - ma anche dall' incuria umana - quell' immagine urbana capace di rispecchiare le mutate condizioni di vita dei loro abitanti e della <governance> locale, facendo della risidenza urbana un sereno rifugio della famiglia moderna.
Unico percorso da avviare per poter indicare alle nuove generazioni di architetti che prima del <Rendering> occorre rendersi conto del dato per il quale soltanto col Primo Rinascimento le ricerche di trattatisti come l' Alberti e il Filarete abbiano potuto condurre ad una codificazione architettonica e tipologica della casa urbana "a schiera".