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eno è più)
(L. Mies v. d. Rohe)

 

Un lungo viaggio nel mistero di Cina e Giappone che non deve essere fermato

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Zheng He diresse le sette spedizioni cinesi verso l' oceano indiano tra il 1405 e il 1433 allorché degli Stati Uniti non esisteva nemmeno la penombra. Le sue navi raggiunsero l' Africa, certamenta non cariche di antigrittocamici velenosi, e forse ne doppiarono il capo meridionale facendone della Cina la maggior potenza navale dell' epoca. A metà del XIX secolo, nel corso delle guerre dell' oppio, la flotta cinese non potè resistere alla difesa delle sue coste dall' arrivo delle navi di quell' Europa che in passato è stata il focolaio di tutte le guerre in tutte le direzioni. Da quella che oggi è la costa vicino a Shangai, salparono per secoli le navi che, attraverso il mar cinese orientale, portarono in Giappone gli elementi caratteristici del mondo cinese come la scrittura, il riso, il bronzo, il confucianesimo, il buddismo e la progettazione urbanistica. Già nelll' XI secolo le grandi imbarcazioni cinesi, già dotate di compartimenti stagni, timone fisso, bussola e svariate vele, che ne facevano dei mezzi sicuri e con una grande capacità di carico, imposero l' egemonia nel mar cinese meridionale da dove , attraverso lo stretto di Malacca, andarono a contendere le preziosissime rotte dell' oceano indiano alle navi arabe, affacciandovisi così per la prima volta con una flotta meglio equipaggiata dell' epoca, creata dalla dinastia Song. Questa è storia che l' Occidente deve conoscere, prima di imporre embarghi tacnologici. Gli interventi nell' ordine globale nn sono una esclusiva soltanti di certi paesi o ideologie occidentali e il fatto che il Presidente Xi assicuri al suo paese potere con legge e ordine, calpestando talvolta i più elementari diritti umani degli Uguri, deve essere riconusciuto come suo diritto e le angherie denunciate nelle sedi opportune. Demonizzare il Presidente Xi senza soffermarsi a lungo sull' assalto di Trump alla democrazia americana atteggiandosi a moralisti è semplicemente provocatorio e pericoloso. La Cina, piuttosto, dovrebbe adoperarsi a mitigare il suo appoggio alla Russia di Putin e rispondere per le giuste rime diplomatiche alle provocazioni della Casa Bianca, finalizzate a <contenere e schiacciare l' ascesa della Cina>. Ma che linguaggio è questo, Mister Biden? Olanda, Corea del Sud e Giappone aderiscono aderiscono all' embargo imposto dagli USA sostenendo le politiche industriali con sussidi statali e mix di aiuti pubblici? Beh, questi sono affari loro . . . ma non tanto. Di più vedo un ruolo della Cina in un contesto ideologico-culturale con al centro la crisi irreversibile del Cristianesimo alla ricerca di convergenze spirituali tra questo, fondato su principi dogmatici e il Buddismo ancorato sulla realtà della vita terrena del quale va richiamata la pratica della "meditazione", capace di rendere più tranquilla e più serena la via di relazione e di lavoro, più contemplativa la vita interiore con il ricorso a "zazen" (meditazione) e "satori" (illuminazionme, risveglio), precipui del buddismo-zen giapponese, e di questo inalare quei sani principi di quel "minimalismo" tutto giapponese che dal designo all' architettura fa del "vuoto puro e essenziale" la scoperta del vivere semplice, sottolineando il valore o il significato di assegnazione degli spazi vuoti. Questo è il messaggio del Buddismo-Zen, che contraddice lo stile di vita consumistico moderno occidentale, vocato a riempire lo spazio all' infinito e, talvolta, di cose inutili. E quì siamo all' estetica giapponese pura, evolutasi intorno al concetto di spazio per favorire, così, l' adesione a uno stile di vita ordinato e pulito. Esiste, pertanto, un <file rouge> che sottende un legame spirituale tra Cina e Giappone turbato da dolorose incomprensioni del passato, ma che può ripreso e vivificato da un Occidente in crisi? E, allora, la domanda: cosa si nasconde dietro la Sala di meditazione vicino a Pechino progettata dall' Atelier Deshaus, il ritiro buddista pensato per creare una perfetta oasi di silenzio, ubicato in una valle laterale della sezione Jinshianling della Grande Muraglia cinese, a circa 120 km a nord-est della capitale Pechino, con il giardino progettato dall' architetto e monaco giapponese e progettista di giardini, Shunmyo Masuno? Quando progetta un giardino, poeta della natura prima medita per stabilire un dialogo con lo spazio, consistente nello svuotamento del sé per "sentire" parlare gli elementi del giardino alla scoperta dell' etica del giardinaggio, "portatrice di gentilezza nel progettista nel costruttore e nei custodi", essendo il giardino insegnamento della "tale", overossia il valore intrinseco di ogni cosa, la connessione, l' armonia, la tranquillità e la sacralità del quotidiano che aiuta a sviluppare un senso di rispetto per tutte le cose e così diventare un essere umano etico rispetto agli altri essere umani che all' ambiente, in generale. Questo è il messaggio che ci perviene dall' Estremo Oriente e che non dobbiamo respingere, se vogliamo sotrarre l' Occidente da una decadenza disatrosa. E, ancora, non siamo alla filosofia tibetana nella quale, sogniamo, di accedere presto. Dalla Germania: nicolo piro | www.facebook.com/profile.php?id=100084991549924.

 

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